ROMA La sesta sezione della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catanzaro che aveva scarcerato Salvatore Grande Aracri, 35 anni, accusato di associazione mafiosa in seno all’inchiesta Farmabusiness. Il figlio di una degli elementi di vertice della consorteria di Cutro, Antonio Grande Aracri, viene considerato dagli inquirenti un elemento attivo all’interno della cosca, destinato in particolare a occuparsi della «lavorazione di legnami e trasporto cippato, impegnandosi a destinare parte dei proventi inerenti tale attività nella bacinella della consorteria, anche perii tramite di false operazioni contabili». Ma il 35enne è anche uno dei promotori dell’affare della distribuzione dei farmaci, oggetto dell’inchiesta della Dda di Catanzaro. Nel corso di un summit all’interno della tavernetta di Nicolino Grande Aracri (all’epoca detenuto) il 7 giugno 2014, Salvatore Grande Aracri si mostra parecchio attivo. È lui ha spingere, insieme ai maggiorenti dell’affare, affinché fosse lo zio Mimmo, fratello di Nicolino Grande Aracri «ad esigere il pagamento dei guadagni, anche mediante false fatturazioni da emettere nei confronti della società per inesistenti operazioni di consulenza». Lo scorso gennaio il Tribunale del Riesame di Catanzaro (presiedente Giuseppe Valea, Giuseppe De Salvatore, Sara Mazzotta a latere) ha annullato l’ordinanza di carcerazione. Brevi e sintetiche le motivazioni dei giudici, secondo i quali le indagini non forniscono «un tranquillante quadro di gravità indiziaria» della partecipazione di Salvatore Grande Aracri – difeso dall’avvocato Luigi Colacino – alla consorteria criminale. Di diverso avviso la Suprema Corte che rinvia a un nuovo giudizio da parte del Riesame di Catanzaro, con diversa composizione collegiale.
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