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«Fatti guardare che non ti faccio niente!». Dalle avances al palpeggiamento: le accuse al sindaco di Petilia Policastro

Nicolazzi è finito ai domiciliari per concussione sessuale. Avrebbe preteso prestazioni da una donna che cercava solo un impiego per il figlio

Pubblicato il: 16/04/2021 – 11:53
di Giorgio Curcio
«Fatti guardare che non ti faccio niente!». Dalle avances al palpeggiamento: le accuse al sindaco di Petilia Policastro

CROTONE Avrebbe abusato della sua autorità da sindaco di Petilia Policastro, prima attraverso minacce, poi con una repentina violenza, «violando la sfera sessuale di una donna che si era rivolta al primo cittadino, Amedeo Nicolazzi, nella speranza di trovare un impiego per il figlio». 

L’indagine

Lo scrivono nero su bianco gli inquirenti nell’ordinanza firmata dal gip Michele Ciociola e che, questa mattina, ha portato agli arresti domiciliari proprio il sindaco del piccolo centro della provincia Crotonese. Amedeo Nicolazzi, oltre a ricoprire la posizione di sindaco è anche un facoltoso imprenditore con attività che, scrivono gli inquirenti, «potrebbero consentirgli assunzioni o, comunque, la possibilità di perorare presso terzi (con la sua persona in rapporti d’affari) analoghe possibilità». Una posizione di forza, dunque, che come è emerso dalle indagini, il primo cittadino cercherà di sfruttare, anche con la violenza.

La richiesta di un impiego per il figlio

I primi contatti tra il sindaco Nicolazzi e la donna avvengono il 25 luglio 2018, quando la donna chiama il sindaco «per informarlo della della sua presenza in Comune». In quell’occasione, così ricostruito dagli inquirenti, avviene la consegna al primo cittadino del curriculum del figlio che, quel giorno, aveva accompagnato la madre. Poi il secondo incontro, ancora in Comune, ma questa volta da sola, il 27 luglio 2018. Prima parlano di politica, delle elezioni, di vicende personali, poi arrivano le promesse che si trasformeranno in ricatti e violenza sessuale. Nicolazzi, così come ricostruito dagli inquirenti, contatta un imprenditore tramite Messenger, chiedendogli un incontro in serata. Nicolazzi poi chiude la porta, suscitando i primi timori nella donna: «Mi sposto che se apre qualcuno chissà cosa si pensa! (…) all’infuori non si apre?» «No! Non c’è maniglia! Non ce ne è maniglia (…) premo io un bottone per aprirla» risponde Nicolazzi che poi contatta un tale Vincenzo, chiedendogli un incontro: «Senti un poco… quando è che ti posso parlare che ti devo chiedere una gentilezza! Eh! Dove ci vediamo e quando mi devi dire! … ah! Sei a Cropani? Io sono a Botricello sono! E allora sai che faccio? Adesso che scendo ti richiamo e ci vediamo». 

I palpeggiamenti e la violenza

L’incontro tra i due, pochi minuti dopo, assume, secondo gli inquirenti, i contorni di una vera violenza sessuale, il tutto documentato peraltro “in diretta”  grazie alle captazioni informatiche avviate proprio dagli inquirenti. Quel pomeriggio, dalle 16:02 in poi, alla richiesta della donna di aiutare il figlio, il sindaco Nicolazzi «palesava la sua sensibilità e disponibilità subordinate al soddisfacimento dei suoi appetiti». Il primo cittadino, scrivono gli inquirenti, nel corso dell’intero dialogo «cercava in tutti i modi di aggirare la vittima con pluralità di allusioni, promesse, minacce e pretese» fino a sferrare il suo attacco, «palpeggiando la donna, sfiorandole anche la labbra con un bacio repentino». 

«E girati che non ti faccio niente!»

«Pure io ti voglio dire una cosa» dice il sindaco alla donna, che risponde: «Speriamo che non mi prendete in giro, se ci tenete veramente a me come mi avete scritto..». E ancora Nicolazzi: «e girati! …e girati che non ti faccio niente, no..». La donna, imbarazzata, risponde: «Si, si …. se ci tenete veramente a me mi dovete aiutare». «Ti aiuto se tu ci tieni pure a me», risponde ancora il primo cittadino. «Ascoltatemi … se ci tenete veramente a me … mi dovete aiutare per mio figlio» «tu fai… io ti aiuto… sii gentile però per favore (…) non scappare però! (…) Ok … non facciamo niente di quello che pensi! Fatti guardare, solo guardare».  Nel corso della conversazione captata dagli inquirenti, è emerso come le richieste del sindaco ad un certo punto si fossero fatte più insistenti e mirate. «Solo il seno voglio guardarti (…) un attimo solo …ti chiedo questa cosa io… la prossima volta poi staremo un po’ insieme». La donna, evidentemente imbarazzata, non sa come rispondere e fronteggiare le richieste dell’uomo, che la incalza: «Non mi fai guardare il seno? Scusa se vai a mare come vai? (…) Neanche tu una carezza a me? Io a te, no! … ma tu a me?». «La prossima volta, mò mi mettete troppo in imbarazzo …però» risponde la donna. 

Il racconto ai carabinieri

«Mi sono rivolta a lui perché Sindaco e grosso imprenditore, così da poter offrire una qualsiasi attività lavorativa a mio figlio; chi meglio di lui poteva aiutarmi nel trovare un’occupazione a mio figlio appena diplomato. Inoltre, in giro avevo sentito dire che altre persone si erano rivolte al Sindaco per un lavoro». È quanto racconterà poi la donna, interrogata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Crotone. «Non mi era mai capitata una cosa del genere. Lui mi disse con fare disinvolto che gli piacevano le donne che come me avevano un seno prosperoso e che si accontentava solo di quello purché io mi mostrassi. Ero imbarazzatissima e non sapevo che fare. Lui però insisteva nel volermi toccare e mi afferrava il seno cercando dapprima di farlo dal di sotto della maglietta per poi farlo su di essa a seguito della mia ferma opposizione nell’alzarla», racconta ancora. E alla domanda dei carabinieri circa qualcos’altro da aggiungere, la vittima risponde: «Volevo precisare che avrei voluto denunciare l’episodio perché ritengo sia grave ma che non l’ho fatto per timore che possa venire a saperlo mio figlio. È l’unica ragione della mia vita e non voglia che soffra». Dopo quell’incontro in Comune, non ci sarebbero stati più incontri dal vivo, a dimostrazione dei timori di nuove molestie. Un fugace incontro sarebbe avvenuto solamente durante le festività natalizie. 

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