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la ricorrenza

Cosenza, cinquant’anni fa il decreto che portò alla prima Università della regione

“Federazione Riformista” fa il bilancio dei benefici derivati. Ma sottolinea: «Visione d’insieme deve prevalere su interessi del singolo»

Pubblicato il: 17/04/2021 – 16:54

RENDE «Il 16 Aprile 2021 ricorrono i cinquant’anni dall’emanazione del Decreto a firma dell’allora Presidente Giuseppe Saragat che assegnava a Cosenza il diritto di avere nella sua area territoriale, la prima università. L’area fu individuata a nord della città capoluogo, alla fine di un percorso che vide protagoniste “propulsive” le amministrazioni comunali rendesi guidati dai socialisti Francesco Principe, Sandro Principe e Umberto Bernaudo». Lo ricorda in un comunicato “Federazione Riformista” che ricorda l’importanza di quell’atto e la ricaduta che dal punto di vista della crescita economica e dei progressi sociali ha determinato.
«Lo scorso Novembre, al Parco Acquatico, su iniziativa promossa dalla Commissione Cultura Ordine degli Architetti, nel ricordare il 50° Concorso Internazionale alla progettazione della nascente Università della Calabria, vi è stata una prima occasione di discussione sull’impatto che la realizzazione del progetto ha avuto negli anni sul territorio e sulle interazioni tra il campus universitario e l’intero contesto urbano, sul rapporto tra università e città di Rende. Basta ricordare oggi alcuni parametri come il reddito medio pro capite dei cittadini rendesi rispetto alla media della nostra regione, oppure l’indice di sviluppo urbano, o ancora lo sviluppo demografico, per capire gli effetti benefici che quell’Atto ha avuto per Rende. Ma tutto questo è stato possibile non solo per la scelta fatta dall’allora Governo, ma anche per come quella scelta è stata “sapientemente gestita” dalle classi dirigenti sul posto, che hanno avuto tra i tanti meriti, la capacità di “dare ordine”. La classe dirigente rendese, inoltre, ha reso possibile l’esproprio di ben 250 ettari di terreno per realizzare l’Unical, mantenendo la pace e la tranquillità sociale. Sorge spontanea una domanda: in quale altro comune ciò sarebbe stato possibile? Peraltro, il comune di Rende ha dovuto dare servizio per circa 80mila utenti ricevendo però dallo Stato trasferimenti finanziari per 35mia abitanti».
Tuttavia, sostiene il movimento politico, «non mancano nella nostra regione gli esempi di come l’aggressione del territorio, senza una preventiva programmazione urbana, ha provocato scempi oggi non recuperabili, basta osservare le riviere costiere. Il primo piano regolatore del 1968 e le importanti correzioni in corso d’opera intervenute nei successivi anni 80, hanno permesso a Rende di crescere con il senso dell’ordine, con una visione urbana definita, che permette, ancora oggi, alti standard in termini di qualità della vita.
Rinviamo ad altre sedi i motivi per i quali tutto questo oggi ha subito un notevole rallentamento, determinato, ad esempio, dalla mancata integrazione in questo disegno di crescita e sviluppo, di importanti opere quali il Parco Acquatico.
Il momento celebrativo può essere, invece, l’occasione giusta per ribadire, come Federazione Riformista, quali pericoli può subire una comunità quando alla visione di insieme si sostituisce l’interesse del singolo. E le attuali decisioni sul Psc (laddove se passa la linea Manna, solo sul Viale Parco si realizzeranno circa mille appartamenti in più), Ospedale Privato, privatizzazione del cimitero, strutture sportive, gestione del patrimonio comunale mettono in allarme».

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