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Il processo

Sicurezza in locali del Comasco, per gup non c’è la ‘ndrangheta

Cade l’accusa associativa. Non è stato riscontrato che gli imputati abbiano ricostituito la locale di Seregno e Giussano

Pubblicato il: 18/04/2021 – 19:56
Sicurezza in locali del Comasco, per gup non c’è la ‘ndrangheta

MILANO Non ci sono prove concordanti e sufficienti per ritenere che la ‘ndrangheta abbia allungato i propri tentacoli sul servizio della sicurezza dei locali notturni del Comasco, come il Modà di Erba, e della Brianza. Lo sostiene il gup di Milano Sofia Fioretta nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso marzo nel condannare 16 imputati, tra cui i cugini Umberto e Carmelo Cristello, a pene che vanno dai 14 anni e 2 mese ai 2 anni di carcere, ha ritenuto di non riconoscere il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso.
Il processo che si è celebrato con rito abbreviato e, quindi, “allo stato degli atti” dell’indagine della dda milanese che nel giugno dell’anno scorso aveva portato a una ventina di arresti, ha riguardato, secondo l’ipotesi del pm Cecilia Vassena e Sara Ombra, non solo i legami con la famiglia vibonese Cristello (tra le protagoniste nell’inchiesta “Infinito” del 2010) ma anche la gestione da parte della cosca della sicurezza nei bar e discoteche e la scelta delle postazioni per venditori ambulanti e la risoluzione di eventuali “controversie”, oltre allo spaccio di droga, all’usura e al recupero crediti. Attività, secondo la Procura, che avrebbe consentito alla ‘ndrina di mantenere le sue radici nelle province di Monza e Brianza e di Como mentre per il gup, invece, non è stato riscontrato, tra gli imputati, «un nuovo e rinnovato vincolo associativo criminoso diretto alla ricostituzione della locale di Seregno e Giussano», centrale nelle indagini.
Secondo il giudice che lo scorso 3 marzo ha comunque inflitto pene pesanti riconoscendo l’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico e altri reati come l’estorsione, non è stato riscontrato che gli imputati abbiano ricostituito la locale di Seregno e Giussano, come invece hanno ipotizzato i pm. Ricostituzione che, per Umberto Cristello (ha preso 14 anni) si «è esaurita nel 2012» con il suo precedente arresto. Inoltre non è stato ravvisato alcun tentativo «dei cugini Cristello di rivendicare la presenza egemonica della loro famiglia su quel territorio», in relazione anche all’attività di «recupero crediti». E, poi, riguardo a Carmelo Cristello (14 anni e 2 mesi) non solo non ci sono «sufficienti elementi di prova» di un suo ruolo nel ridare vita alla stessa locale ma anche del fatto che si «sia avvalso della forza di intimidazione (…), della condizione di assoggettamento e di omertà» tipica della criminalità organizzata «per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri». Tra le condanne in abbreviato ci sono anche i 14 anni per Igor Caldirola e i 10 anni e 8 mesi per Luca Vacca.

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