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la sentenza

“Via col vento”, condannati a 11 anni i boss di Limbadi e Filadelfia

Pantaleone Mancuso, Rocco Anello e Romeo Ielapi ritenuti colpevoli nel processo sugli affari della ‘ndrangheta nell’eolico

Pubblicato il: 20/04/2021 – 19:13
di Alessia Truzzolillo
“Via col vento”, condannati a 11 anni i boss di Limbadi e Filadelfia

CATANZARO Quattro condanne e un’assoluzione sono state decise dal Tribunale collegiale di Catanzaro nell’ambito del processo nato dall’inchiesta della Dda di Catanzaro “Via col vento” che verte sull’ingerenza delle cosche nell’affare dell’eolico.
Condannati a 11 anni di reclusione ciascuno Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, boss di Limbadi; Rocco Anello, boss di Filadelfia e Romeo Ielapi, di Filadelfia. Sette anni di reclusione sono stati comminati a Riccardo Di Palma di Guardaregia (Cb) mentre è stato assolto Mario Scognamiglio, di Napoli.

Le mani sull’eolico

L’indagine parte dalla Dda di di Reggio Calabria, guidata da Giovanni Bombardieri, denominata “Via col vento” che ha messo in luce l’ingerenza delle cosche nell’eolico. Per competenza territoriale, essendo coinvolte persone appartenenti a diverse province calabresi, i fascicoli con le posizioni degli indagati sono state inviate ai tribunali competenti. Il fascicolo con le posizioni della cellula catanzarese è quindi passato nelle mani del sostituto procuratore Antonio De Bernardo, oggi alla Dda di Catanzaro, che aveva seguito l’inchiesta dai suoi esordi, quando era pm a Reggio Calabria. I carabinieri hanno dato inizio all’inchiesta nel 2012. Secondo quanto emerso, in quattro province su cinque – Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia – i clan Paviglianiti di San Lorenzo, nel reggino, Mancuso di Limbadi e Anello di Filadelfia, entrambi nel Vibonese, e Trapasso di Cutro, nel Crotonese, avrebbero di fatto gestito la costruzione dei parchi eolici. Un’ingerenza resa possibile grazie alla connivenza di amministratori e imprenditori.
Ogni settore legato all’eolico – sostiene l’accusa – era controllato dai clan: dagli hotel al trasporto materiali, dal montaggio delle turbine alla costruzione di strade, dalle forniture alla vigilanza sui cantieri. Quando non poteva gestire gli affari direttamente, la criminalità guadagnava subappalti. Senza contare le estorsioni imposte attraverso il sistema delle sovrafatturazioni e dei pagamenti di indennità. E i colossi dell’energia si piegavano.

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