Gli incentivi fiscali messi in campo durante la pandemia costituiscono un‘importante opportunità per la riqualificazione edilizia del Paese e dei nostri territori.
In particolare, grazie al Superbonus al 110%, chi esegue lavori di ristrutturazione fino al 30 giugno 2022, ottiene una detrazione del 110% delle spese sostenute per gli interventi che migliorano l’efficienza energetica e riducono il rischio sismico dei singoli edifici e dei condomini. Un’ottima manovra ridistribuiva per imprese, aziende e famiglie ma che, tuttavia, ha mostrato sin dalla sua nascita alcune lacune che rischiano di allargare ulteriormente il divario tra Nord e Sud del Paese e che possiamo così sintetizzare:
1. Il fenomeno dell’abusivismo edilizio, favorito spesso da connivenze politiche e burocratiche, è un atavico tratto storico del Mezzogiorno. Presente in maniera maggiore rispetto al resto del Paese. È proprio in virtù di ciò che occorrerebbe un condono, tale da sanare gli abusi presenti sui fabbricati, per creare le condizioni di un intervento concreto anche dalle nostre latitudini.
2. Le regole del settore sono state fino ad oggi molto complesse e oggetto di ripetute modifiche, il che ha reso più arduo lo sforzo dei tecnici e dei progettisti, costretti a rivedere più volte lo stesso progetto, e dei cittadini, spesso alle prese con complicati adempimenti burocratici. Occorrerebbe, dunque, un decreto legge definitivo, accompagnato da esemplificazioni amministrative e burocratiche.
3. Proprio in virtù di un ipotetico condono, sarebbe auspicabile prolungare la data di fine lavori, prevista ad oggi per il 2022, affinché cittadini e imprese possano essere messi nelle condizioni di agire su un mercato molto più vasto di quello percorribile finora.
Quella che per l’Italia del Meridione è stata fin da subito una battaglia per correggerne gli squilibri, oggi finalmente diventa tema centrale anche per il Governo. Tant’è che nella bozza definitiva del Recovery Plan, attesa per il prossimo 30 aprile, è prevista la proroga del Superbonus. Una manovra per la quale i numeri purtroppo cambiano decisamente da regione a regione, se si analizza il presente: Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna detengono il primato di pratiche portate a compimento, mentre le regioni a rischio sismico, molte delle quali al Sud (tra le quali la Calabria), sono pochi gli interventi realizzati.
Sono questi i punti sui quali da mesi facciamo sentire le nostre opinioni e quelle dei cittadini, denunciando il silenzio assordante dei parlamentari eletti nelle circoscrizioni meridionali che, per essere benevoli, non solo stanno dimostrando poca conoscenza delle criticità del territorio ma, a volerla dire tutta, continuano ad essere piegati alle logiche dei partiti centralisti rivolte solo ad una parte dell’Italia.
Occorre rendere questa manovra, nata indubbiamente con buoni propositi, meno nordista e più a misura di Paese.
*Segretario federale Italia del Meridione
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