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Omicidio Barbara Corvi, Roberto Lo Giudice torna in libertà. I legali: «Il cerchio non è chiuso»

Decisione del Tribunale del Riesame di Perugia. I legali: «Mancano gravi indizi, demolite le accuse»

Pubblicato il: 22/04/2021 – 11:00
di Giorgio Curcio
Omicidio Barbara Corvi,  Roberto Lo Giudice torna in libertà. I legali: «Il cerchio non è chiuso»

PERUGIA Torna in libertà Roberto Lo Giudice, il 49enne originario di Reggio Calabria, finito in carcere lo scorso 30 marzo 2021, dopo l’arresto eseguito dai Carabinieri di Terni su ordine della Procura.  Il Tribunale del Riesame di Perugia, presieduto da Giuseppe Narducci, ha infatti annullato l’ordinanza cautelare emessa dal gip del Tribunale di Terni e ha così disposto «l’immediata liberazione dell’indagato», riservandosi di depositare le motivazione entro il termine di 45 giorni. 

Il caso Barbara Corvi

Roberto Lo Giudice era stato arrestato perché accusato dell’omicidio della moglie, Barbara Corvi, avvenuto nell’ottobre 2009, da quando della donna si sono perse le tracce. Il corpo, infatti, non è mai stato trovato.  Il caso Corvi era stato archiviato il 20 maggio del 2015, ma era stato riaperto l’11 aprile del 2019 in seguito ad alcune importanti dichiarazioni rese agli investigatori dal collaboratore di giustizia, Nino Lo Giudice, fratello di Roberto e Maurizio, quest’ultimo indagato nell’inchiesta. 

L’inchiesta

Secondo le risultanze investigative, e così abbiamo ampiamente riportato nelle scorse settimane, dietro all’omicidio di Barbara Corvi ci sarebbe una possibile relazione extraconiugale “lavata con il sangue” dal marito, Roberto, con la complicità del fratello Maurizio. Un episodio da inquadrarsi e da contestualizzare nel presunto ambiente criminale della famiglia Lo Giudice. Una “mentalità mafiosa” emersa da Indizi e sospetti sui quali la magistratura continuerà ad indagare ma, nel frattempo, Roberto Lo Giudice è tornato in libertà.

«Mancano gravi indizi»

«Gli elementi vecchi e nuovi raccolti dagli inquirenti non chiudono il cerchio», ha detto all’ANSA l’avvocato Cristiano Conte. Il legale ha quindi ricordato che sulla scomparsa di Barbara Corvi ci fu una prima indagine a carico di ignoti archiviata nel 2015.
«C’è stato poi un secondo blocco – ha aggiunto – dopo le rivelazioni di Antonino Lo Giudice, pentito di ‘ndrangheta e uno degli 11 fratelli del nostro assistito che però da anni non ha rapporti con la famiglia. Questi ha sostenuto di avere chiesto, dieci anni prima, al fratello se ci entrasse con la scomparsa della moglie e questo gli avrebbe fatto capire di si con un cenno del capo. Ma Antonino Lo Giudice venne sentito dall’allora procuratore di Reggio Calabria un anno dopo la scomparsa della donna e disse di non sapere nulla. Con la nostra memoria riteniamo di avere demolito le accuse di Antonino Lo Giudice e quanto riferito agli inquirenti da altri due collaboratori di giustizia». (redazione@corrierecal.it)

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