CATANZARO La Corte d’Appello di Catanzaro – presidente Grabriella Reillo, consigliere Francesca Garofalo – ha confermato la sentenza di assoluzione, emessa dal gup di Catanzaro a ottobre 2019, nei confronti di Bruno Gagliardi, accusato dell’omicidio di Salvatore Belfiore avvenuto il 24 maggio 1995. Secondo l’accusa, Gagliardi, difeso dall’avvocato Antonio Larussa, avrebbe partecipato all’omicidio ordito da Gennaro Pulice, classe 1917 (ora defunto), nonno del collaboratore di giustizia Gennaro Pulice, classe 1978. Il mandante, ritenendo Belfiore complice dell’omicidio del figlio Antonio Pulice, aveva istigato il nipote ancora minorenne a vendicarne la morte. L’attuale collaboratore di giustizia si è autoaccusato dell’omicidio raccontando di avere studiato, con la complicità di Gagliardi, le abitudini di Belfiore che era solito frequentare spesso lo stesso circolo di biliardo. Il 24 maggio 1995, alla stessa data della morte di Antonio Pulice, Gagliardi si mette alla guida di un Piaggio Si, portando dietro Gennaro Pulice ’78. I due si paizzano a 20 metri da casa di Belfiore che dal circolo poco prima di mezzanotte. Pulice gli spara contro due colpi con un fucile a canne mozze. Lo prende in piena faccia deturpandogli il viso e la calotta cranica. Poi Pulice – stando al capo di imputazione – è risalito sul motorino guidato da Gagliardi e i due si sono dileguati facendo rotta verso la Panda di Gagliardi dopo essersi sbarazzati di motorino, vestiti e fucile. Il killer reo confesso Gennaro Pulice ’78 è stato condannato a 9 anni e 4 mesi per l’omicidio Belfiore. Ma la versione sulla presenza e il ruolo del complice non ha retto al vaglio dei giudici né in primo né in secondo grado. (ale.tru.)
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