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Fondi bloccati, standard non raggiunti e mancata integrazione. Tutti i nodi dell’atto aziendale dell’Asp di Cosenza

Un focus sul «contestato» documento del commissario La Regina. Il mancato acquisto di macchinari, la riforma sanitaria non conclusa e i pochi riferimenti al Covid

Pubblicato il: 23/04/2021 – 16:00
di Fabio Benincasa
Fondi bloccati, standard non raggiunti e mancata integrazione. Tutti i nodi dell’atto aziendale dell’Asp di Cosenza

COSENZA L’atto aziendale presentato dal commissario dell’Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina, continua ad alimentare polemiche: molti ne contestano l’efficacia e l’assenza di una incisiva vision. «Il documento quasi non presenta riferimenti al Covid, come se tutto quanto accaduto nell’ultimo anno in realtà non fosse mai successo», dice il dottore Eugenio Corcioni – presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza – intervenuto nel corso di un webinar dedicato all’analisi dell’atto aziendale. L’incontro sulla piattaforma Zoom ha visto la partecipazione – tra gli altri – del dottore Rubens Curia, portavoce di Comunità competente. «Non c’è stata quella riforma della sanità tanto auspicata – sottolinea Curia – l’integrazione dei presidi sanitari presenti sul territorio provinciale, ma anche quella tra Asp e Ao non sono minimamente prese in considerazione nel documento». Cosa comporta la mancata integrazione? A questa domanda, Curia risponde snocciolando dati e numeri che certificano la fragilità del sistema sanitario calabrese, la disorganizzazione di alcuni servizi e l’assoluta difficoltà nel rispettare i Lea (livelli essenziali di assistenza).

Chirurgia senologica e frattura del femore

Leggendo con attenzione i dati riferiti agli interventi di chirurgia senologica (il cui valore soglia è pari a 135 interventi l’anno), i presidi cosentini palesano tutte le difficoltà nel raggiungere gli standard previsti. L’ospedale dell’Annunziata realizza 115 interventi, la casa di cura “Villa del Sole” 43, l’ospedale di Castrovillari appena 16, il nosocomio di Rossano 7 e il presidio sanitario di Cetraro registra solo un intervento. «Su questo – aggiunge Curia – l’atto aziendale deve necessariamente intervenire». Altro caso evidenziato dal portavoce di Comunità competente riguarda i tempi di intervento per ridurre la frattura al collo femore nei pazienti over 65. In questo caso, il valore da prendere in considerazione è quello delle 48 ore per operare la riduzione del 60% della frattura. In provincia di Cosenza i numeri sono assai lontani dalla soglia minima richiesta. «All’Annunziata – sostiene Curia – su 10 pazienti solo in 6 ricevono le cure necessarie nei tempi previsti mentre ad altri 4 viene chiesto di aspettare il proprio turno. A Castrovillari, il 36,11% dei pazienti ottiene una risposta nei tempi richiesti, a Paola il 32%, a Rossano il 19%». Su questo punto, ad essere onesti, si registra un timido tentativo di fornire risposte adeguate attraverso la «specializzazione dei reparti di ortopedia a Castrovillari, Paola e Rossano».

L’atto aziendale e i fondi non spesi

Le problematiche non riguardano ovviamente solo tempi e modi con cui viene garantito il diritto alla salute dei pazienti, ma soprattutto l’aspetto legato alla gestione economica dell’azienda. «L’Asp – dice Curia – ha a disposizione alcuni fondi che non vengono spesi», nel primo Decreto Calabria erano stati stanziati denari per l’acquisto delle attrezzature «ma non c’è nessun riferimento nel nuovo atto aziendale promosso dal commissario La Regina». Quei soldi avrebbero garantito l’acquisto di 3 Tac, 3 macchine per la risonanze magnetiche, 11 mammografi e 2 angiografi.

Rubens-Curia
Rubens Curia – Comunità Competente

La rete dell’emergenza «assente» nell’atto aziendale

Ancora più emblematica, l’assenza – nell’atto aziendale – di un riferimento doveroso e costante all’emergenza. A denunciare il vulnus nel documento firmato dal commissario La Regina è Francesco Febbraio, medico della centrale operativa del 118. «Dopo un anno di pandemia – dice – ci si sarebbe aspettato un intervento massiccio ad esempio in materia di prevenzione, di ridefinizione della rete ospedaliera, della medicina di prossimità, dell’assistenza domiciliare integrata, il capitolo Covid viene solo sfiorato». «Pochi – sottolinea Febbraio – i riferimenti nell’atto al sistema del 118, della prevenzione, delle Usca e delle Cot (Centrale operativa territoriale). Come se non bastasse continuiamo a lavorare con l’atavica carenza di mezzi, personale e con i medici a tempo determinato che lavorano sulle autoambulanze da dieci anni e in regime di convenzione». Febbraio pone l’accento «sull’esodo di personale medico dal 118 che aggrava una situazione già drammatica e addirittura non pare ci sia l’intenzione di rafforzare il servizio». La chiosa, il medico del 118 la dedica alle foto scattate nel piazzale antistante l’ingresso del pronto soccorso dell’Annunziata che ritraggono medici e personale sanitario completamente stremati dalla fatica ed una lunga fila di ambulanze. «Confermo la morte di un paziente avvenuta in ambulanza» – precisa Febbraio, circostanza che invece era stata smentita dal direttore sanitaria dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, Barbato. «Mi dispiace smentirlo – continua Febbraio – ma il decesso purtroppo c’è stato. In quell’ambulanza erano presenti dei volontari, tutti i medici invece erano impegnati in altri interventi».

Ambulanze-Pronto-soccorso-Cosenza

Disabilità, riabilitazione e contenziosi

«Un atto aziendale burocratico». Il commento della dottoressa Adriana De Luca suona quasi come una sentenza. Da sempre, De Luca è impegnata con la sua associazione di volontariato “Gli altri siamo noi”, nella cura e nell’assistenza a persone affette da ritardi e disturbi nell’apprendimento. «La riabilitazione è un elemento di nessuno interesse per l’azienda sanitaria di Cosenza – aggiunge – nell’atto noto solo una disseminazione delle competenze senza un necessario coordinamento, mentre bisognerebbe prevedere un dipartimento di riabilitazione». Alle riflessioni della De Luca si aggiungono quelle decisamente più dure del dottore Eugenio Corcioni, presidente dell’ordine dei medici di Cosenza. «Nell’atto sono presenti alcune forzature, ad esempio la presenza di dipartimenti con poche unità operative complesse». L’attenzione di Corcioni poi si sposta sui contenziosi: «Non si può tollerare che venga abolito l’ufficio legale. Come se la mala gestio non fosse una delle cause principali del disastro economico dell’Asp di Cosenza». Una decisione che per il dottore è «quasi penalmente perseguibile». Tutte le riflessioni e le considerazioni dovranno essere raccolte in un documento, questa la proposta della dottoressa Maria Francesca Amendola, dirigente psicologo e psicoterapeuta dell’Asp bruzia e componente della commissione sanità dell’ordine degli psicologi di Cosenza. «Non “semplici proposte” – sottolinea la dottoressa – ma un vero e proprio piano operativo per integrare l’atto aziendale».

Eugenio-Corcioni
Eugenio Corcioni – Presidente dell’ordine dei medici di Cosenza
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