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Omofobia e insulti, l’incubo di Davide. «Guardati le spalle»

Prima i messaggi sui social, poi il lancio di sassi e gli sputi. La storia di un 25enne vessato da quasi un anno, nonostante le denunce

Pubblicato il: 23/04/2021 – 21:43
di Giorgio Curcio
Omofobia e insulti, l’incubo di Davide. «Guardati le spalle»

CATANZARO Ha denunciato tutto ai Carabinieri e ha anche presentato un esposto in Procura, dopo aver subito minacce continue sui social ma anche diversi tentativi di aggressione. Siamo a Catanzaro e il protagonista è un giovane di 25 anni, Davide Sgrò. Nella vita fa il parrucchiere ma non ho mai abbandonato la propria vocazione artistica. «Per anni – racconta al Corriere della Calabria – ho lavorato in diversi locali come intrattenitore ma anche come cantante». Una vita “normale” quella di Davide, tra lavoro e divertimento, una storia simile a quella di tanti suoi coetanei ma che ben presto inizia ad essere offuscata da minacce e violenze verbali, insulti e anche tentativi di aggressione fisica. 

I messaggi, gli insulti e le minacce

«Il tutto è iniziato il 25 giugno del 2020 – ci racconta Davide – quando su Instagram un ragazzo di cui ignoravo l’esistenza, inizia ad offendermi». «Commenta i miei contenuti pubblicati sui social, video e foto, e mi scrive che ingiurie tipo “fai schifo”, “vergognati” e “sei strano forte”». Ad attirare le antipatie e i pesanti commenti omofobi del giovane sono, dunque, i post social di Davide ma, soprattutto, il suo orientamento sessuale. «Ho scoperto la mia omosessualità quando avevo 13 anni e da quel momento nulla è stato semplice. Negli anni sono stati bullizzato dai miei compagni di scuola alle superiori, ora sono più grande, più maturo e quindi riesco a gestire meglio le situazioni, ma fa sempre male».  Intanto messaggi si fanno più frequenti, sempre intrisi e carichi di insulti espliciti e violenti, fino a definire lo stesso Davide come “l’insulto della razza dei gay”. «Sì perché secondo questo individuo – spiega Davide –  gli omosessuali sarebbero anche una razza». Dopo gli insulti, tra i quali anche “f**cio” e “ri***ione di me*da”, arrivano anche le minacce, pesanti, sia scritte che attraverso inquietanti messaggi vocali su Instagram con i quali l’uomo invita Davide a non avere paura ma solo a “guardarsi le spalle”. E poi: «Mi fai talmente schifo che quando ti vedo ti prendo dai capelli e ti sbatto la testa al muro» è solo uno di quelli che Davide riceve da quello che, nel frattempo, si è trasformato in un vero persecutore, costringendolo a cambiare anche abitudini. 

L’incubo senza fine

«L’estate scorsa – ci racconta – per non avere problemi ho scelto di non frequentare più Catanzaro e Catanzaro Lido, scegliendo invece Crotone o Lamezia». A settembre, però, ritorna l’incubo: «Il 22 settembre, sotto casa, ho ritrovato la mia auto con le gomme tagliate. Certo, non sono sicuro che sia stato lui ma non avendo inimicizie e attriti con altre persone, l’accostamento è inevitabile». A febbraio Davide incontra casualmente il suo persecutore. «Era in auto, nei pressi di Giovino. Prima gli insulti dal finestrino, poi mi ha lanciato contro un sasso senza per fortuna centrarmi». «Qualche giorno dopo – siamo arrivati a marzo nel frattempo – l’ho rincontrato, mi ha anche sputato addosso gridandomi “ri**ione mi denunciasti ah!”». 

Le denunce e la paura

Una vera e propria persecuzione quella che il 25enne sta ormai subendo da diversi mesi, senza che qualcuno lo ascolti. «A giugno ho presentato la prima denuncia querela insieme ai miei avvocati Francesco Mancuso ed Elisabetta Sacco – alla quale abbiamo aggiunto altre tre integrazioni querela in questi mesi, ma nessuno finora mi ha ascoltato. Forse aspettano che succeda qualcosa? È un po’ come quando le donne denunciano le violenze domestiche e nessuno interviene fin quando poi non succedono le tragedie». Davide Sgrò non ha paura, continua a vivere la propria esistenza tra lavoro, vita sociale ridotta come tutti per via delle restrizioni legate al Covid-19, ma ammette di essere stanco. «Sono mesi che aspetto qualcuno che mi ascolti. Non posso sapere cosa passa per la testa di questa persona. Non so se da una pietra lanciata, dagli insulti e da uno sputo possa passare ad atti ben più gravi. Non so dunque cosa aspettarmi». 

Il dibattito e le necessità della legge Zan

Quella di Davide è un’esperienza drammatica, simile a tante storie che quasi quotidianamente si ripetono nel nostro Paese. Quello dell’omofobia, delle violenze di genere e del cyber-bullismo sono tematiche di strettissima attualità e che, probabilmente, non saranno mai approfondite a sufficienza. La cronaca quotidiana, nel frattempo, si scontra con quello che è il dibattito (spesso fine a sé stesso) e lo scontro politico. Esempio lampante in questo senso è il tanto discusso “Ddl Zan”, disegno di legge bloccato da settimane in Senato tra calendarizzazioni mancate, modifiche, proposte e il probabile rinvio alla Camera per un nuovo voto. L’ultimo rinvio è quello del presidente della commissione Giustizia, Andrea Ostellari, in quota Lega, appoggiato da Fratelli d’Italia e Forza Italia, che si è già appellato ad una «spaccatura fra i rappresentanti di maggioranza», riferendosi all’apertura di Italia Viva in merito ad alcune modifiche del testo che in realtà non sono state neanche presentate per via del blocco. Insomma, un’ostruzione che rischia di far naufragare una proposta di legge che, nonostante i limiti, ha come obiettivo quello di portare importanti modifiche alle legge Mancino del 1993 che prevede il carcere per chi «in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi», estendendo ai «reati di violenza fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sull’abilismo». Il dibattito è ancora rovente e i tempi molto lunghi. Nel frattempo tante vittime chiedono solo giustizia e di essere tutelate. (redazione@corrierecal.it)

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