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Pandemia e statistica

Covid nelle scuole, Gandini: «Incide per l’1% dei contagi totali» – VIDEO

La celebre scienziata, intervenuta nel corso del talk de L’altro Corriere Tv ha dimostrato che «nelle scuole calabresi non si corrono rischi maggiori»

Pubblicato il: 24/04/2021 – 15:19
di Luca Latella
Covid nelle scuole, Gandini: «Incide per l’1% dei contagi totali» – VIDEO

CORIGLIANO ROSSANO L’ambiente scuola non incide nella curva pandemica sui territori. È questa la conclusione a cui giunge Sonia Gandini, scienziata milanese, epidemiologa esperta di biostatistica. Una laurea a pieni voti in Statistica all’Università degli Studi di Bologna, master in Biometria presso l’Università di Reading (Regno Unito), un dottorato di ricerca in Epidemiologia all’Università di Birmingham, è direttrice (Group leader) dell’unità “Molecular and Pharmaco-Epidemiology” del dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, docente dell’European School of Molecular Medicine di Milano, professoressa di statistica medica all’Università Statale di Milano e autrice di oltre di 200 pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali. È anche fra le “Top Italian Women Scientists”, le scienziate più apprezzate in Italia e all’Estero.

«La positività nelle scuole incide nell’1% del totale»

Intervenuta nel corso dell’ultima puntata del talk “Un eco dallo Jonio”, andato in onda venerdì sera su L’Altro Corriere Tv, Sonia Gandini ha esordito spiegando che la positività nelle scuole incide nell’1% del totale. «Si tratta di un dato rassicurante – ha detto – perché da una parte dimostra che il virus è meno suscettibile nei giovani, dall’altro che i protocolli funzionano e permettono di individuare i positivi più facilmente». Le scuole, quindi, «sono fra i luoghi più sicuri e rispetto ad altri i dati statistici indicano che possiamo stare abbastanza tranquilli».
Il problema aumenta quando «i ragazzi escono per cercare quella socialità che non hanno ed è in quei luoghi che si contagiano maggiormente rispetto all’ambiente scolastico dove devono rispettare delle regole».

«La chiusura delle scuole influisce in patologie come la depressione»

La scienziata milanese ha dimostrato anche come la chiusura delle scuole abbia influito nella diffusione di patologie come la depressioni fra giovani. «Uno studio effettuato in Inghilterra ha evidenziato anche che con la chiusura delle scuole sono aumentati i casi di suicidio fra i ragazzi. È, quindi, importante, quando si attuano politiche restrittive, considerare i rischi del virus e quelli che derivano dalle misure di contenimento».

«Le scuole non modificano l’andamento della curva pandemica sul territorio»

Il Sars-Cov-2, ancora, non sembra avere una maggiore incidenza nelle infezioni che potrebbero derivare dai trasporti. «Abbiamo messo a confronto – ha spiegato ancora l’epidemiologa di fama internazionale – i dati sulla apertura e chiusura delle scuole e la diffusione del virus nelle varie regioni e città con densità di popolazione simili. Abbiamo verificato che nelle città in cui le scuole hanno aperto dieci giorni prima delle altre, non vi è stata un innalzamento anticipato dei contagi, comnsiderando il famoso indice Rt ed altri indicatori statistici. Non abbiamo trovato alcuna associazione né con l’apertura né con la chiusura delle scuole. Che fossero aperte o chiuse, insomma, non hanno modificato l’andamento della curva pandemica sul territorio».

«L’Oms ha stabilito che le scuole devono essere chiuse come estrema ratio»

E se sia la mancanza di socializzazione fra i giovani o l’infezione del virus, a creare maggiori problemi fra i giovani, «è difficile stabilirlo». Entrambi potrebbero scatenare patologie differenti, «molto importanti. Farei sempre un bilancio rischi-benefici – ha suggerito – su ogni misura da adottare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità recentemente ha rivisto tutta la letteratura scientifica internazionale e sostenuto che le scuole devono essere chiuse solo quando non ci sono altre misure da adottare, proprio perché la chiusura comporta dei rischi elevati nel benessere fisico, nel rapporto giovani-depressione e nell’aumento significativo della dispersione scolastica. Sono moltissimi i ragazzi che dall’inizio della pandemia hanno abbandonato la scuola».

«La campagna funziona, i vaccini sono molto sicuri»

La “cura” inglese, peraltro, «ha dimostrato che la campagna vaccinale funziona. Dobbiamo tranquillizzare la popolazione perché i vaccini funzionano ed i rischi sugli effetti collaterali sono bassissimi. In generale per gli anziani i vaccini attuali sono molto sicuri e ci permetteranno di tornare a “vivere”».

«Basta un metro di distanza»

Il Regno Unito, ancora, «ha provato che effettuare screening a tappeto non offre un contributo fondamentale nella ricerca del virus; meglio puntare sui protocolli del tracciamento. Alcuni studi effettuati dal celebre immunologo statunitense Anthony Fauci, hanno contribuito a cambiare le linee guida del Cdc (Centers for Disease Control and Prevention americano, ndr) secondo cui basta un metro di distanza, e non due, anche nelle scuole».

«Nelle scuole calabresi non si corrono rischi maggiori rispetto alle altre»

In Calabria, infine, i dati non sembrano andare in controtendenza e le scuole non incidono – secondo la statistica applicata alle epidemie – nell’aumento dei casi positivi al virus Sars-Cov-2.
«Per ora i dati che abbiamo raccolto non mostrano una situazione più drammatica nelle scuole calabresi: non si sono distinte per essere luoghi di contagio maggiori. Le incognite maggiore derivano dal numero delle quarantene perché vanno messe in campo forze maggiori nel tracciamento. In Calabria – conclude Sara Gandini – è vero, abbiamo riscontrato un numero più alto di isolamenti domiciliari, ma non ci sono pericoli maggiori rispetto alle altre regioni».

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