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Sant’Anna, Parentela: «La Lamorgese intervenga sui commissari dell’Asp di Catanzaro»

Il parlamentare del Movimento 5 Stelle chiede che il ministro dell’Interno sblocchi il braccio di ferro tra azienda e clinica

Pubblicato il: 24/04/2021 – 12:27
Sant’Anna, Parentela: «La Lamorgese intervenga sui commissari dell’Asp di Catanzaro»

CATANZARO «Per risolvere il conflitto tra l’Asp di Catanzaro e la clinica Sant’Anna Hospital, come parlamentari del Movimento 5 Stelle, insieme alla sempre partecipe sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, Dalila Nesci, chiediamo al ministro dell’Interno di intervenire subito sulla commissione straordinaria della stessa Azienda sanitaria, al fine di tutelare al meglio il diritto alla salute dei calabresi». Lo afferma, in una nota, il deputato del M5S Paolo Parentela, a seguito dell’incontro dello scorso venerdì 23 aprile con il commissario del governo alla Sanità regionale, Guido Longo. «Il Sant’Anna Hospital – spiega l’esponente del M5S – è inserito nella rete dell’assistenza e possiede i requisiti di legge per proseguire l’attività cardiochirurgica, come confermato dal commissario Longo. L’attuale braccio di ferro tra l’Asp di Catanzaro e la stessa clinica non può pertanto continuare, perché, soprattutto con la pandemia in atto, crea un evidente problema rispetto alla tutela obbligatoria del diritto alla salute. Più di tutti, il Movimento 5 Stelle – ricorda il parlamentare – si è sempre battuto in proposito, perciò non ci tireremo indietro proprio adesso, peraltro consapevoli della necessità di cambiare la legge, in modo che le aziende sanitarie commissariate per infiltrazioni mafiose siano gestite da esperti di sanità, visto che i funzionari prefettizi hanno un altro, specifico bagaglio professionale». «Si tratta, in particolare, di affidare la gestione di questi enti commissariati a tecnici della sanità, anche in considerazione delle carenze di personale che si registrano nell’Asp di Catanzaro, per cui – conclude Parentela – urge una migliore definizione del relativo fabbisogno, così da consentire una più adeguata copertura dei posti vacanti per via dei pensionamenti».

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