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«Vax day. Viaggio nel Polo vaccinale di Serra San Bruno»

Nel giorno del primo vax day regionale, file in macchina, lamentele e un sano pizzico di disorganizzazione sono gli elementi per una mattinata perfetta

Pubblicato il: 24/04/2021 – 16:05
di Domenico Lo Duca
«Vax day. Viaggio nel Polo vaccinale di Serra San Bruno»

Serra San Bruno, 24 aprile 2021. La Regione Calabria mette il piede sull’acceleratore della macchina vaccinale. Ultima in tutte le classifiche, manca solo l’ufficialità per quella dei film comici, si cerca di porre rimedio ai ritardi e alle brutte figure ormai ampiamente certificate. Caso vuole che nel primo giorno del vax day debba accompagnare mio padre per la vaccinazione (prenotazione avvenuta prima dell’istituzione delle due giornate di vaccinazione di massa, che poi di massa non sono). Sulla prenotazione c’è l’invito a presentarsi alle ore 10:50 per evitare assembramenti e code, ma il sesto senso mi dice che l’obiettivo da raggiungere è invece proprio quello. Ore 10:15 ci mettiamo in macchina e ci dirigiamo alla volta del palazzetto dello sport di Serra San Bruno. Deviando una buca qui e una la, si purtroppo è risaputo che la viabilità è un altro nostro punto forte, giungiamo sul luogo indicato e qui la prima sorpresa. Tante belle macchine che ordinatamente attendono di entrare nell’area del palazzetto. Consci del fatto che i tempi di attesa sarebbero stati lunghi, ci mettiamo in fila in attesa. Chiedo ad una signora a che ora avesse la prenotazione e mi risponde alle 9:30. Sono le 11 va tutto bene. Dopo quasi un’ora, passiamo i cancelli della struttura e visto il protrarsi dell’attesa chiedo ad un volontario della croce rossa se fosse tutto apposto. Mi risponde che è tutto nella norma molte persone si sono presentate senza compilare i moduli, scaricabili al momento della prenotazione, e di conseguenza ciò provoca un rallentamento nelle operazioni di accettazione. Ringraziandolo per l’informazione continuiamo ad attendere.


Ore 12:30 finalmente entriamo nel palazzetto. Se fuori le macchine procedevano in ordine progressivo dentro la situazione è ben diversa. Qui i volontari ci forniscono un numero e ci chiedono di attendere il nostro turno. Ma come si sa il termine “turno” è alquanto poco digerito da molte persone. Complice anche il fatto che nessuno chiami questi famigerati numeri, o vengano proiettati su qualche schermo, ma sei tu a dover capire quale persona ha il numero che ti precede, mi metto a chiedere e trovata la persona prima di noi attendiamo. Ovviamente nessun distanziatore o ordine. Tutto avviene in autogestione. Ore 13:00 È il momento di fare l’accettazione. Il funzionario dalla “gentilezza” innata, tra un mugugno e un altro, ci registra e ci dice di accomodarci al prossimo step l’anamnesi medica. Come in giochi senza frontiere superato il livello ci accingiamo ad affrontare il prossimo. Qui tra poveri ottantenni in evidente difficoltà, persone con patologie o in carrozzina, e ovviamente i furbetti del mestiere (si ci sono) otteniamo il via definitivo da parte del medico. Papà si vaccina. Ore 13:30 Contenti si torna a casa. Tutto sommato non ci abbiamo messo tanto, sarà stato il vax day che ha fatto spostare tutti sul palasport di Vibo Valentia o la tutto sommato buona organizzazione? Nella mente tante immagini di volti stanchi di aspettare, il pensiero che tutto potrebbe essere molto più semplice di come è, e sempre la stessa domanda come un tarlo in testa: ma perché non affidare ai comuni la somministrazione dei vaccini? È proprio necessario far spostare centinaia di persone dal proprio paese di residenza per ricevere la dose? Soprattutto per gli anziani e i soggetti in difficoltà, non c’è davvero altra soluzione a quella di costringerli a lunghe file in macchina o sotto la pioggia. Ai posteri l’ardua sentenza.

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