COSENZA L’impoverimento e il divario sociale galoppano nella provincia brutia grazie alla pandemia e stando ai dati sulla disoccupazione giovanile degli ultimi mesi si rischia «l’estinzione lavorativa e l’esasperazione della disparità sociale che già era presente prima dell’emergenza Covid». L’allarme lanciato da Umberto Calabrone, segretario generale Cgil Cosenza, vuole essere un avvertimento per quello che bisogna aspettarsi nella provincia di Cosenza una volta superata l’attuale crisi. «Gli strumenti a disposizione oggi non sono sufficienti a contrastare il fenomeno dell’esclusione sociale – afferma la Cgil – e l’unica misura riconosciuta come efficace al momento sembra essere il reddito di cittadinanza».
«Sta dando dando un minimo di dignità economica alle persone il reddito di cittadinanza, ma ci segnala che la classe di età dei percettori pone un serio problema in termini di politiche attive del lavoro. Infatti – evidenzia il sindacato – il 29% dei beneficiari del Reddito di cittadinanza sono giovani di età compresa tra i 18 e 29 anni, ovvero la fascia di età dei cosiddetti neet, ovvero i giovani che non studiano, non lavorano e non risultano impegnati in percorsi formativi di alcun tipo ed ai quali va riservata grande attenzione nelle politiche del lavoro che dovranno essere messe in campo e finalizzate a sostenere l’occupazione e togliere i giovani da un sistema di sola assistenza». «A peggiorare la situazione è il numero di coloro che per lavorare si spostano fuori dalla nostra provincia, infatti su 44.445 avviamenti al lavoro nel 2020, 6.285 sono fuori regione e di questi il 28% ha una laurea, il 46% il diploma di scuola superiore e il 26% fino alla scuola elementare, a dimostrazione che formiamo bene i nostri giovani senza essere in grado di offrire loro alcuna chance lavorativa». «L’incidenza maggiore dei redditi di cittadinanza – sottolinea la Cgil – nella nostra regione si riscontra nell’area di Cosenza, ben 12.491 sono i beneficiari, pari al 11.5% dell’intera Calabria».
«A questi dati, che già da soli dovrebbero allarmare – comunica il sindacato – si devono aggiungere quelli dei pagamenti effettuati dall’Inps per cig e fis causa covid nel 2020 e che ammontano ad oltre 300mila, per dire che, se non sarà prorogato il blocco dei licenziamenti, a luglio ci troveremo in una tempesta perfetta». «Questa fotografia mostra un tessuto fragilissimo del territorio di Cosenza -continua la denuncia – che rischia di non rialzarsi neanche con l’arrivo delle risorse del Piano nazionale ripresa e resilienza. Per evitare la catastrofe sociale e occupazionale bisogna mettere in campo azioni che mirino ad individuare una strategia finalizzata a formare le professionalità necessarie attraverso una collaborazione fra Unical, Anpal, centri per l’impiego, enti locali e forze sociali, ripensando anche uno strumento come Garanzia giovani che deve servire a creare occupazione e non a chiudersi nell’alveo della formazione con impatti irrisori nel nostro mercato del lavoro».
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