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«La mafia segna un punto contro i magistrati italiani»

Wanda Ferro (Fratelli d’Italia): «Dobbiamo distinguere tra una persona accusata di frode e un’altra che ha sciolto un bambino nell’acido»

Pubblicato il: 26/04/2021 – 9:39
«La mafia segna un punto contro i magistrati italiani»

Nicolino Grande Aracri, uno dei boss più importanti della ‘Ndrangheta, la mafia calabrese, si è pentito. Avrebbe iniziato a confidarsi con la giustizia lo scorso marzo. Le sue parole fornirebbero una migliore comprensione del funzionamento di una delle organizzazioni criminali più pericolose al mondo e dei legami che ha con imprenditori e politici. Questo tipo di collaborazione con le forze dell’ordine è l’unico modo concesso ai mafiosi per evitare l’ergastolo senza possibilità di remissione della pena o di alcun beneficio per buona condotta. Tuttavia, questo strumento di persuasione, considerato dai magistrati essenziale nella lotta alla criminalità organizzata, è incostituzionale.

La Corte Suprema ha stabilito a metà aprile questa misura incompatibile con due articoli della Costituzione italiana e con l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Si è pronunciata dopo aver esaminato le questioni di legittimità riguardanti questo regime applicato ai detenuti condannati all’ergastolo per crimini di mafia o in un contesto mafioso che rifiutano di collaborare con la giustizia e chiedono l’accesso alla libertà condizionale. In altre parole, i giudici dell’alta corte suggeriscono che tradire il proprio clan non può essere l’unico modo in cui i criminali potranno mai uscire di prigione. Hanno concesso ai parlamentari un anno per modificare la legislazione prima di rendere nulli gli articoli in questione nel maggio 2022. Ma prima di trovare un terreno comune, i parlamentari vogliono prima conoscere le ragioni, ancora sconosciute, che hanno spinto la Corte costituzionale a prendere una decisione oggi così discussa. Per il momento Wanda Ferro non riesce a vedere altro che la «resa dello Stato» di fronte alla mafia. Questo severo regime di ergastolo è “uno dei pilastri del nostro ordinamento giudiziario e una delle poche certezze nell’efficacia della lotta alle organizzazioni criminali», ammonisce il parlamentare calabrese per Fratelli d’Italia, partito di destra, e membro della commissione parlamentare antimafia. «Non si possono così eliminare trent’anni di lotta iniziata dai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e che è costata tanto». Si riferisce qui agli attentati che uccisero i due magistrati nel 1992. Qualche anno prima avevano si erano battuti per pene più severe contro i mafiosi. Wanda Ferro insiste nel mantenere pene differenziate per i criminali associati a diverse mafie. «Dobbiamo distinguere tra una persona accusata di frode e un’altra che ha sciolto un bambino nell’acido», dice.

Dal quotidiano svizzero in lingua francese Le Temps

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