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Autobomba a Limbadi, udienza rinviata: salta la testimonianza del pentito Loielo

Uno degli imputati, Vito Barbara, è affetto da Covid. Walter Loielo era chiamato a deporre davanti ai giudici di Catanzaro

Pubblicato il: 27/04/2021 – 12:49
di Giorgio Curcio
Autobomba a Limbadi, udienza rinviata: salta la testimonianza del pentito Loielo

CATANZARO È stata rinviata al prossimo 22 giugno l’udienza in Corte d’Assise relativa al processo per l’omicidio di Matteo Vinci, il biologo 42enne, ucciso il 9 aprile 2018 con un’autobomba a Limbadi e che ha causato anche il ferimento del padre Francesco. 

Imputato affetto da Covid-19

Già perché uno degli imputati, Vito Barbara, ristretto nel carcere di Bari, è in isolamento sanitario perché affetto da Covid-19 e, certificata l’impossibilità a partecipare al collegamento in videoconferenza, il collegio presieduto da Alessandro Bravin ha deciso di rinviare l’udienza «per ragioni di forza maggiore certificate», così come avevano chiesto anche gli avvocati difensori, Fabrizio Costarella e Giovanni Vecchio. Vito Barbara, 28 anni, genero di Rosaria Mancuso, 64 anni, anche lei a processo insieme al marito Domenico Di Grillo, 72 anni, e la figlia Lucia, 30 anni, è detenuto perché considerato il mandante del terribile agguato che è costato la vita a Matteo Vinci. Per tutti gli imputati il reato contestato è di omicidio aggravato dalle modalità mafiose di Matteo Vinci e anche il tentato omicidio del padre Francesco.

Il nuovo pentito

L’udienza di oggi, però, era molto attesa per via della deposizione del neo pentito Walter Loielo, il 26enne di Gerocarne, deciso a collaborare già dal 28 settembre 2020. In un verbale reso il 20 marzo scorso, infatti, Loielo aveva parlato con i magistrati della Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, di circostanze relative alla posizione di Antonio Criniti e Filippo De Marco (indagati in un separato procedimento denominato “Demetra 2”), accusati di essere gli esecutori materiali dell’omicidio di Vinci. Il pentito avrebbe riferito circostanze relative a un attentato con un ordigno esplosivo che Loielo avrebbe collegato proprio all’agguato a Matteo Vinci. 

«Cinquemila euro per uccidere un vecchietto»

Walter Loielo racconta di avere ricevuto un’imbasciata da Antonio Criniti e dal cognato Filippo che si erano recati a casa sua offrendogli, da parte dei Mancuso (senza specificare quali Mancuso) una somma di denaro per uccidere un vecchietto. Un lavoro facile: «La cosa sarebbe stata facile, in quanto si trattava di uccidere un vecchietto in campagna», racconta il collaboratore. «… mi davano – racconta Loielo – 5.000 euro per uccidere un vecchietto in campagna a Limbadi. lo non ho accettalo perché 5.000 erano pochi e perché già sapevano tutti quello che avrei dovuto fare. Non so dire il nome di questo vecchietto perché non me lo hanno detto, non avendo accettato l’incarico. Successivamente parlai di questa cosa con Giuseppe Salvatore Mancuso (figlio di Pantaleone “l’Ingegnere” e fratello del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, ndr) quando era latitante, nel 2019: io gli dissi che sicuramente la persona che volevano che io uccidessi era il vecchietto avevano già hanno messo la bomba e Giuseppe Mancuso mi disse che sicuramente era stato il cognato di questi suoi parenti a voler fare tutto di nascosto…». Alla base del fatto di sangue ci sarebbe la contesa di un terreno che faceva gola ai vicini Di Grillo-Mancuso, oggi imputati nel processo dell’autobomba, ovvero Domenico Di Grillo, la moglie Rosaria Mancuso (detta ‘Mbrogghia), il genero Vito Barbara e la figlia Lucia Di Grillo. (redazione@corrierecal.it)

Walter Loielo
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