CATANZARO È stato destinato ad altro incarico il carabiniere Alberto Marafioti, 56 anni, il militare che nel primo pomeriggio di oggi ha aggredito la giornalista del Corriere della Calabria, e corrispondente dell’Ansa, Alessia Truzzolillo nel corso dell’udienza del processo Rinascita-Scott. La decisione è stata presa dal Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, una volta appresa la notizia di quanto accaduto. Decisione sulla quale la Dda di Catanzaro si è trovata d’accordo con i militari di Reggio.
La giornalista, esercitando il proprio diritto di cronaca, si era avvicinata al banco dell’accusa dove il sostituto procuratore Antonio De Bernardo stava interrogando il collaboratore di giustizia Andrea Mantella per scattare una foto al pm. Poco dopo la cronista è stata chiamata dall’uomo, che le ha intimato bruscamente di cancellare le riprese che aveva fatto. Inutili le proteste della cronista che affermava di avere ogni diritto ad effettuare foto e video riprese. Marafioti l’ha spinta e costretta ad andare in un corridoio laterale all’aula bunker dove è stata trattenuta per oltre mezz’ora, costretta a cancellare le foto e si è vista prendere il cellulare dalle mani dal carabiniere per verificare che non vi fossero altre foto. Solo in seguito la cronista ha capito che l’uomo era il capo scorta del pm De Bernardo, apprendendone il nome da altre persone.
Nel corso di una pausa dell’udienza lo stesso magistrato è andato a manifestare solidarietà alla giornalista. Solidarietà espressa nell’immediato anche dagli altri esponenti delle forze dell’ordine presenti e dagli avvocati che hanno sollevato quanto accaduto davanti al Tribunale.
Dal canto suo, il presidente del Tribunale di Vibo Valentia, Brigida Cavasino, ha ribadito che le fotografie e le audio riprese sono consentite. Da parte presidente dell’ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri è giunto lo sprone a fare chiarezza su tutta la vicenda. Sostegno alla cronista è stato espresso anche dall’Unci Calabria.
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