CROTONE La Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso della Procura della Repubblica di Catanzaro contro l’assoluzione dell’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole, che nel 2013 venne arrestata per voto di scambio e turbativa d’asta: secondo la Dda catanzarese era scesa a patti con la cosca Arena per farsi eleggere. Oggi è arrivato il verdetto definitivo che scagiona da ogni accusa l’ex primo cittadino.
Era stata la Guardia di finanza di Crotone, con l’inchiesta “Insula”, a indagare sull’allora sindaco il cui arresto fece scalpore in quanto Carolina Girasole era indicata a livello nazionale come simbolo dell’antimafia per essersi messa contro la cosca Arena iniziando con il Comune e Libera l’attività di gestione dei terreni confiscati. Carolina Girasole, difesa dall’avvocato Marcello Bombardiere, era stata assolto in primo e secondo grado, ma la Procura aveva presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza di appello del 27 maggio 2019. Ricorso ritenuto inammissibile insieme a quello presentato contro l’assoluzione del marito, Francesco Pugliese.
La Cassazione ha rigettato anche i ricorsi di Nicola Arena, Antonio Guarino e Antonio De Meco per i quali diventa definitiva la condanna in appello a 3 anni e sei mesi di reclusione per turbativa d’asta. Annullata la condanna a 4 anni per estorsione comminata a Francesco Ponissa.
«Dopo 7 anni e 5 mesi – afferma Carolina Girasole commentando l’assoluzione definitiva – il calvario è finito. Sono però ancora perplessa, esterrefatta, sconvolta per quanto è accaduto. Dopo questo tempo ancora mi chiedo i perché di questo delirio che è accaduto. Tralasciamo gli errori, le intercettazioni sbagliate, quelle inesistenti, la realtà travisata, ma c’erano atti chiari e determinati della mia amministrazione che contrastavano contro le accuse che mi sono state mosse. Ringrazio il mio avvocato che essendo all’epoca assessore conosceva la storia e grazie a lui abbiamo ricostruito ogni passaggio dimostrando che queste accuse erano basate sul nulla».
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