REGGIO CALABRIA «Un anno fa, durante il primo lockdown, eravamo convinti che sarebbe andato tutto bene, lo cantavamo dai balconi e nessuno si immaginava che questa storia, oggi, continuasse a durare e durerà purtroppo, per molto tempo». Questo è il realismo del neo commissario dell’Asp di Reggio Calabria, Gianluigi Scaffidi, intervenuto in diretta nella trasmissione DueUnoUno, collaborazione tra L’Altro Corriere Tv e Strill.
Scaffidi tocca diversi aspetti di questa emergenza, dallo stallo della campagna vaccinale fino al “buco” contabile dell’azienda sanitaria. Difficoltà affrontate in sinergia con il commissario straordinario del Gom, Jole Fantozzi, «a differenza di chi mi aveva preceduto che, invece, ha alzato un muro d’acciaio».
«Non c’era alcuna comunicazione – sottolinea Scaffidi – e io sono stato il protagonista di questa contrapposizione sino a un mese fa». Motivo che lo ha spinto a «collaborare gratuitamente con il Commissario Fantozzi» e a tentare un approccio alla triade commissariale, ricevendo in cambio «porte in faccia». «L’Asp era gestita come un dopolavoro: venivano il martedì e giovedì e poi nulla».
«Attualmente, in ospedale ci sono 106 posti di degenza in area Covid e 14, 16 posti in terapia intensiva. Questa mattina sono stati inviati alcuni pazienti a Gioia Tauro con una bassa intensità di cura. Il problema è che i posti al Gom stanno per finire e se devo mandare un cittadino di Locri in terapia intensiva o in reparto Covid oggi, lo dovrei ricoverare a Palermo. Abbiamo ricevuto 10, 14 pazienti da Cosenza e, nonostante sia passato un anno, in 4 giorni aprirò io a Locri quattro stanze perché di fronte a cittadini che rischiano di morire e per essere curati devono andare a Palermo, non mi tiro indietro. Avremmo potuto fare di meglio e se si fosse messo all’opera chi mi ha preceduto, sicuramente non saremmo così oggi ma non possiamo piangere sul latte versato. Bisogna darsi da fare ed entro mercoledì, dopo i sopralluoghi fatti con il dottor Domenico Minniti visto che a Polistena non è possibile strutturalmente fare un punto Covid con posti letto e percorsi idonei per pazienti positivi, ci siamo orientati su Locri e Melito. L’Asp decide la creazione dei punti Covid nel rispetto delle comunità locali, mentre il Commissario alla sanità regionale ha il ruolo di trovare altri posti letto da attivare cosa che sto facendo».
Scaffidi ricorda poi il decreto dell’ex presidente regionale Jole Santelli datato 11 marzo 2020 che poneva l’obbligo di realizzare 100 posti letto tra Melito, Locri e Gioia Tauro «ed, ovviamente, ciò era di competenza dell’Asp».
Ma nella gestione precedente «non è successo nulla. A Gioia Tauro siamo riusciti a fare 40 posti letto per l’insistenza del Gom e grazie all’opera del Prefetto che ha convinto la Commissione prefettizia ad aprire questi 40 posti – afferma il Commissario dell’Asp -. Però, sono 40 posti a bassa intensità di cure: sono, come le chiamo io, “dimissioni protette”, ossia gente che sta tre o quattro giorni e può andare a casa perché il tampone si negativizza. Ma ci manca la struttura per i pazienti malati di Covid di primo impatto e per questo se ne deve occupare l’Asp. C’è da dire che qualcuno della Commissione prefettizia ha fatto carriera ed è stato nominato pure prefetto. Ma queste sono le cose strane del nostro Paese. Sicuramente, tra le tante cose che farò, sarà mia premura chiedere al Commissario ad acta a Roma, l’assunzione di personale perché siamo ancora incastrati nel Piano di rientro e dobbiamo investire per salvare le vite. Per anni e anni, ci hanno illuso che avevamo un grande servizio nazionale e non hanno fatto altro i Governi, soprattutto quello di Renzi, di tagliare. Ora, non abbiamo personale sufficiente. Al Gom abbiamo fronteggiato l’emergenza impiegando medici di tutte le specialità e intendo, nefrologi, ematologi, dermatologi, tutti sono andati a contribuire per combattere il Covid. Sto lavorando per creare all’ospedale di Melito 20, 30 posti di degenza per una sub-intensiva perché c’è necessità assoluta di dare una mano al Gom. E se servirà abbatterò le resistenze registrate a Locri».
«Tutto deve passare nella piattaforma regionale e dall’inizio della prossima settimana, partiranno squadre per andare a domicilio a fare la vaccinazione ai pazienti più fragili. Si andrà con le Usca agli indirizzi che ci comunicherà la piattaforma e si vaccineranno i soggetti più a rischio».
Le persone continuano per il 30% a rifiutare il siero AstraZeneca «e le dosi non utilizzate le teniamo in frigo. Però, le dosi hanno una scadenza e sarebbe un peccato usarle questa estate come abbronzanti – ci scherza su il commissario -. Io ribadisco che in medicina il rischio zero non esiste e capisco bene che Astrazeneca ha avuto qualche problemino in più rispetto agli altri vaccini, oltre che una pessima comunicazione. Però, in questi due giorni di Vax day è andato bene e ho registrato una buona affluenza. Certo, parlano di lentezza per la somministrazione dei vaccini ma non dobbiamo sottovalutare un dato importante: il numero di vaccini che ci vengono consegnati. Le regole del distanziamento, l’igienizzazione delle mani e la mascherina sono fondamentali nonostante sia stato fatto il vaccino».
Secondo Scaffidi «la sanità privata è un qualcosa di integrativo alla sanità pubblica. Io non sono contro la sanità privata ma bisogna perseguire e far pagare chi ha ridotto così la sanità pubblica perché si vede che aveva qualche interesse nel privato».
«Il cittadino ha il diritto di sapere chi gestisce la sua salute, che faccia ha, come la pensa e cosa dice e i media hanno il diritto-dovere di dire le cose come stanno. Abbiamo bisogno di una buona politica che lavori insieme, al di là degli steccati di partito. La Calabria da anni, è sotto finanziata rispetto ai diritti che ha e a questo sottofinanziamento dobbiamo aggiungere 320 milioni che, oggi, vanno al Nord perché la gente pensa di non potersi curare qui e si rivolge ad altri ospedali. Continuare a pensare che si debba ancora tagliare, vuol dire condannare i calabresi a un sistema sanitario ridotto. Il mio impegno è totale, come lo è il mio amore per la città».
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