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“Cavalli di ritorno” ed estorsioni nel Vibonese, Falvo: «I cittadini non sono più omertosi» – INTERVISTA E NOMI

I dettagli del blitz dei carabinieri nella conferenza stampa del procuratore di Vibo. E l’appello: «Denunciate anche gli usurai»

Pubblicato il: 28/04/2021 – 12:17
di Giorgio Curcio
“Cavalli di ritorno” ed estorsioni nel Vibonese, Falvo: «I cittadini non sono più omertosi» – INTERVISTA E NOMI

VIBO VALENTIA «Quella di oggi è un’operazione importante per due motivi: la denuncia della vittima e poi la solerzia dei militari che, come in questo caso, raccolgono con scrupolo ogni segnalazione dei cittadini». A dirlo è il procuratore di Vibo Valentia, Camillo Falvo, che, in conferenza stampa, ha raccontato i dettagli dell’operazione “Trailer Fee” che ha portato all’arresto di 5 persone e all’emissione di due misure alternative per altrettante persone.

I nomi

In carcere è finito Pietro Giuseppe Bellocco, classe ’83 di Gioia Tauro. Ai domiciliari Rocco Restuccia, classe ’87 di Cinquefrondi, Giovanni Sesini, classe ’90 di Polistena, Angelo “u bombolo” Bartone, classe ’75 di Mileto e un altro indagato però deceduto. Obbligo di dimora, invece, per Antonio Cacciola, classe ’81 di Cinquefrondi e Domenico Bartone, classe ’68 di Mileto.

L’emergenza Covid e l’infiltrazione criminale

«Veniamo da un periodo di pandemia durissimo – ha detto ancora Camillo Falvo – e che ha messo alle corde l’economia. E poiché la criminalità ha grosse disponibilità economiche, abbiamo una serie di dati che ci fanno capire come si siano già adoperati per mettere in circolo denaro illecito e impossessarsi delle aziende».  «C’è una grande attività di usura, sotto traccia, posta in essere dalla criminalità e quindi volevo dire a tutti i soggetti avvicinati da persone poco affidabili che devono immediatamente a denunciare in Procura o alle forze dell’ordine. È questo il momento giusto, bisogna stare attenti. Molti lo fanno già ma bisogna fidarsi perché noi interveniamo e anche tempestivamente».

Il “Cavallo di ritorno”

L’operazione di oggi ne è l’esempio: a maggio 2020 la vittima, stanca delle continue richieste di denaro dopo aver subito il furto di un rimorchio dal valore di poco meno di 10mila euro, denuncia tutto ai carabinieri, dando inizio all’attività investigativa che mette in luce sin da subito i contorni del noto “Cavallo di ritorno”, sebbene con diverse particolarità.

L’intervista del procuratore Falvo

Le richieste continue (e inutili) di denaro

«Si tratta – spiega Camillo Falvo – di un’attività portata avanti da soggetti al limite tra criminalità organizzata e comune, tra la provincia di Reggio e quella di Vibo, sebbene non sia stato contestato il reato di associazione mafiosa. Tra loro c’è anche Pietro Bellocco, familiare dell’omonima cosca di ‘ndrangheta». Dopo il furto, così come ricostruito, la vittima di origini campane paga come richiesto una prima tranche di mille euro, sperando invano di riottenere il rimorchio. All’uomo vengono richieste altre 2mila euro, poi altre 1.500. A quel punto, esausto dalle continue richieste di soldi, la vittima decide di denunciare tutto ai carabinieri. Dalle indagini sono emersi i ruoli di collaborava, di chi addirittura accompagnava la vittima al bancomat o si fingeva “amico”, anticipando la somma alla vittima, salvo poi chiederne la restituzione con tassi usurari. «In un incontro organizzato con Bellocco – racconta Falvo – uno degli appartenenti al gruppo fingendo di aver paura del suo “potere criminale”, racconta alla vittima di essersi portato lui stesso una pistola».

Indagini su altri furti

«L’operazione è importante – sottolinea ancora Falvo- perché riteniamo che questi soggetti, già gravati, avessero posto in essere alcune rapine al confine con la provincia di Reggio Calabria, sui quali stiamo ancora indagando». È importante, spiega poi Falvo, che «i cittadini capiscano quanto sia importante denunciare e che si possono fidare. Pezzo dopo pezzo, in un anno e mezzo, siamo riusciti a far ripartire la macchina. È certo che la criminalità voglia rialzare la testa dopo gli ultimi due anni».

«La soglia di tolleranza dei cittadini si è abbassata»

«Questo sforzo investigativo – commenta poi il colonello Bruno Capece – è una grande soddisfazione per l’apprezzamento del procuratore ma anche dei cittadini. È importante la fiducia della gente: non è più vero che la gente non denuncia, non è più vero che Vibo sia omertosa. Con l’ausilio dei nostri comandi superiori ci stiamo sforzando di potenziare le forze di investigative, con una decina di uomini in più, dalle scuole, senza depotenziare il territorio. Questi risultati arrivano solo perché siamo più vicini al territorio. La soglia di tolleranza dei cittadini, grazie alla presenza delle forze dell’ordine, si è bassata». (redazione@corrierecal.it)

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