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Condanne anche a Crotone per i boss che investivano sull’eolico

Otto anni e mezzo ciascuno per Giovanni Trapasso e Pantaleone Mancuso. L’inchiesta “Via col vento” ha svelato gli appetiti dei clan sul settore

Pubblicato il: 28/04/2021 – 9:50
Condanne anche a Crotone per i boss che investivano sull’eolico

CROTONE Sono stati condannati a otto anni e mezzo di reclusione ciascuno i boss
Pantaleone “Luni” Mancuso e Giovanni Trapasso, capi delle cosche di Limbadi e San Leonardo di Cutro. La sentenza è stata emessa martedì dal Tribunale di Crotone. Per i due, l’accusa, rappresentata dal pm della Dda di Catanzaro Pasquale Mandolfino, aveva chiesto condanne a 12 anni (per Trapasso) e 10 (per Mancuso). Ne dà notizia il Quotidiano del Sud. Sono stati, inoltre, condannati a 5 anni e 3 mesi ciascuno Riccardo Di Palma, 49 anni, di San Lupo (in provincia di Benevento), per il quale il pm aveva chiesto 9 anni, e Giuseppe Errico, di 67 anni, per il quale il pm aveva chiesto 9 anni e sei mesi.

Le mani sull’eolico

L’indagine parte dalla Dda di di Reggio Calabria, guidata da Giovanni Bombardieri, denominata “Via col vento” che ha messo in luce l’ingerenza delle cosche nell’eolico. Per competenza territoriale, essendo coinvolte persone appartenenti a diverse province calabresi, i fascicoli con le posizioni degli indagati sono state inviate ai tribunali competenti. Secondo quanto emerso, in quattro province su cinque – Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia – i clan Paviglianiti di San Lorenzo, nel reggino, Mancuso di Limbadi e Anello di Filadelfia, entrambi nel Vibonese, e Trapasso di Cutro, nel Crotonese, avrebbero di fatto gestito la costruzione dei parchi eolici. Un’ingerenza resa possibile grazie alla connivenza di amministratori e imprenditori.
Ogni settore legato all’eolico – sostiene l’accusa – era controllato dai clan: dagli hotel al trasporto materiali, dal montaggio delle turbine alla costruzione di strade, dalle forniture alla vigilanza sui cantieri. Quando non poteva gestire gli affari direttamente, la criminalità guadagnava subappalti. Senza contare le estorsioni imposte attraverso il sistema delle sovrafatturazioni e dei pagamenti di indennità. E i colossi dell’energia si piegavano.

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