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Rinascita, Mantella: «Pittelli in una loggia paramafiosa. Così “aggiustava” i processi»

Il pentito: «Fu Razionale a consigliarmi l’avvocato di Catanzaro. Pagai 70mila euro per essere scarcerato e mandato in ospedale»

Pubblicato il: 28/04/2021 – 7:27
Rinascita, Mantella: «Pittelli in una loggia paramafiosa. Così “aggiustava” i processi»

LAMEZIA TERME «Un massone deviato ha le stesse funzioni di un mafioso». Parole di Andrea Mantella, 49 anni, collaboratore di giustizia dal maggio 2016, ex capocosca del gruppo da lui fondato e ancora prima factotum della cosca Lo Bianco-Barba attiva sulla città di Vibo Valentia. Massoneria deviata e ‘ndrangheta sono argomenti che Mantella – interrogato dal sostituto procuratore Antonio De Bernardo – tratta spesso nel corso dei propri esami.

«Giamborino ‘ndranghetista che faceva il paladino dell’Antimafia»

«Pietro Giamborino era uno ‘ndranghetista poi si è voluto buttare in politica a fare il paladino dell’Antimafia», esordisce Mantella. La carrellata dei personaggi che Mantella incontra nel corso dell’esame davanti al Tribunale di Vibo Valentia, va da Giuseppe D’Amico – imprenditore di recente implicato nell’inchiesta “Petrolmafie” – che il collaboratore descrive come «figlio di un benzinaio era intraneo con Saverio Razionale. Si mise a disposizione sia degli Alvaro che dei Bonavota.  Andavo anche da lui quando avevo bisogno di gasolio».

«Pittelli massone di una loggia paramafiosa»

Tornando alla massoneria deviata Mantella afferma che “Pittelli era un massone di una loggia clandestina paramafiosa”. Il collaboratore si riferisce all’avvocato Giancarlo Pittelli che è imputato nel processo Rinascita-Scott con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Detenuto in carcere a Cosenza insieme Domenico Macrì, detto “Micuccio”, il pentito apprende che in una loggia segreta «può darsi che baci un magistrato che ti ha fatto arrestare, non sai chi c’è dietro il cappuccio». Mantella non ricorda con esattezza il nome della loggia massonica paramafiosa. «Era qualcosa tipo “Fratelli del Sud”». È convinto, Mantella, che tutto ciò che sta raccontando «tra qualche mese verrà fuori».

I processi «aggiustati» dal legale

Mantella racconta del processo aggiustato a Francesco Patania, alias Ciccio Bello, che se la sarebbe cavata grazie a una grossa somma pagata all’avvocato Pittelli anche se aveva dovuto pagare moltissimi soldi per ammorbidire il magistrato di Catanzaro che lo aveva scarcerato.
A beneficiare dei servigi del “sistema” sarebbe stato, a detta di Mantella, anche Giuseppe Barba, detto “Pino Presa”, anche lui difeso da Pittelli in un processo di secondo grado nel quale il giudice sarebbe stato Marco Petrini. «Pino Barba ottenne i domiciliari e ottenne anche di poter andare in spiaggia dove aveva una casa di legno. Per Barba furono pagati non meno di 50mila euro».

«Razionale mi consigliò di nominare Pittelli»

Lo stesso Mantella racconta di avere pagato «70mila euro per essere scarcerato e messo nell’ospedale di Vibo». Lui Pittelli lo ha nominato, racconta, per ottenere «il permesso». All’epoca stava cercando di raggiungere i suoi scopi tramite Pittelli, l’avvocato Anselmo Torchia e l’avvocato Salvatore Staiano. «Loro – dice – mi scrivevano tramite telegrammi». «Staiano mi scrisse di avere pazienza che mi avrebbero mandato ai domiciliari in una clinica psichiatrica. E sono andato a Villa Verde». Fu Saverio Razionale, invece, che «mi consigliò di nominare Pittelli alla fine degli anni ‘90 quando io ero in carcere a Paola. Razionale mi disse che Pittelli aveva in mano la situazione a Catanzaro perché era in rapporti ed era un massone mafioso. Anselmo Torchia (l’avvocato lametino non è indagato né imputato in alcun procedimento, ndr) ha entrature in Cassazione ed è nipote di un massone». (ale. tru.)

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