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Primo Maggio

«La Calabria deve poter ripartire»

Santo Biondo (Uil): «Ultima fra le ultime, non era ancora uscita dalla crisi del 2008 e gli effetti nefasti del Coronavirus, sulla società e sull’economia, ne ha ingigantito le piaghe»

Pubblicato il: 01/05/2021 – 7:30
di Santo Biondo*
«La Calabria deve poter ripartire»

Il Primo Maggio quest’anno sarà da dopoguerra. Davanti ai danni provocati dalla pandemia da Covid-19 c’è poco da festeggiare. I dati ci raccontano un’Italia in difficoltà, un Mezzogiorno schiacciato da una crisi occupazionale senza precedenti e, in questo contesto, una Calabria fortemente provata, da una crisi sanitaria che a marzo dello scorso anno ha investito una regione che già viveva da diverso tempo una condizione di crisi sociale ed economica.
La Calabria ultima fra le ultime, non era ancora uscita dalla crisi del 2008 e gli effetti nefasti del Coronavirus, sulla società e sull’economia, ne ha ingigantito le piaghe, proiettando all’esterno l’immagine di una terra senza speranza.
Eppure, non per essere forzatamente ottimisti davanti a quanto di brutto e negativo sta lasciando sul terreno questo virus sconosciuto e mortale, siamo convinti che questa durissima fase che stiamo attraversando senza condottieri capaci, in ultimo possa rappresentare un’occasione – forse l’ultima occasione – per cambiare rotta, per salire sul treno della ripartenza senza agganciarcisi come ultimo vagone.
Anche in Calabria l’opportunità rappresentata dalla cospicua dote finanziaria messa a disposizione dall’Europa va colta dalle forze politiche, sociali e culturali, questo è il senso della piattaforma che abbiamo inteso lanciare.

Noi, in questo senso, abbiamo le idee molto chiare e abbiamo scelto di metterle nero su bianco dentro una piattaforma di proposte, che lanceremo proprio oggi Primo Maggio, sulle quali intendiamo confrontarci con le istituzioni competenti e tutti gli attori sociali operanti in questa regione che ritengano di essere pronti ad avviare una rivoluzione economica, sociale e culturale.
Il messaggio che ci arriva da Bruxelles è chiaro e non può essere inascoltato o, peggio, disatteso. L’Europa, che si è ridestata solidale dopo gli anni di austerità, ha messo sul piatto una grande dote economica e finanziaria, molti dei quali destinati a ricostruire il Mezzogiorno d’Italia ferito nei sui gangli vitali da questa crisi senza fine.

Fondi che vanno ad intersecarsi con quelli già messi a disposizione da Bruxelles, e ancora parzialmente non spesi, e con quelli programmati dal Governo nazionale che, in queste ore, ha messo nero su bianco un documento – quello sul Piano nazionale di ripresa e resilienza – che non ci convince appieno sugli impegni presi per il rilancio del Mezzogiorno e, soprattutto, della Calabria. Riteniamo, infatti, la dote economica messa a disposizione del Sud Italia assai poco cospicua rispetto a quella che l’Europa aveva scelto di assegnare. Rimanendo in attesa di conoscere concretamente quali siano gli indirizzi del cosiddetto Fondo complementare non possiamo che esprimere un giudizio non proprio lusinghiero nei confronti di chi sta gestendo questa partita, nella consapevolezza che per rimettere in moto la Calabria sia necessaria una possente iniezione di investimenti pubblici e privati.
Investimenti che, nelle nostre idee, si dovrebbero tradurre in infrastrutture materiali: quali – solo per fare qualche esempio – una concreta e immediatamente tangibile opera di potenziamento e velocizzazione della tratta ferrata calabrese, in un ammodernamento della Strada statale 106 che preveda il suo snodo oltre i confini calabresi ed un rinnovamento funzionale della tratta ferrata ionica, ma anche immateriali: quali può essere il livellamento del digital divide fra la Calabria e le altre regioni del centro e nord Italia.
È di fondamentale importanza, poi, collegare il Porto di Gioia Tauro alle grandi vie di comunicazione stradali e ferroviarie e completarne l’infrastrutturazione perché sia riferimento e snodo per tutta l’area del Mediterraneo. Attualmente ciò che impedisce al porto di fare logistica nel futuro sono gli investimenti nell’infrastruttura ferroviaria. Per far viaggiare i treni da 750 metri con dimensioni di sagomatura dei container europei, infatti, bisogna fare interventi sulle gallerie ed eliminare alcuni colli di bottiglia, interventi già previsti dalla “cura del ferro” programmata dal governo Gentiloni, come quelli esistenti sulla tratta Melito Porto Salvo-Villa San Giovanni; sulla tratta Paola-Cosenza; sulla Paola-Sibari; sulla Sibari-Rocca Imperiale o sulla Catanzaro e Sibari.
Ma non solo. Strettamente correlato allo sviluppo del Porto di Gioia Tauro vi è il destino della Zes. Le potenzialità della Zes, infatti, potrebbero essere amplificate da un progetto di revamping delle zone industriali abbandonate per candidarsi ad un ruolo di primo piano in una politica di reshoring finalizzata a richiamare in Patria le aziende che hanno scelto negli anni di delocalizzare le proprie produzioni.

Ma non solo. Per cogliere questa opportunità bisogna implementare numericamente e professionalmente la macchina burocratica regionale che, in questi anni, è stata quasi azzerata dal blocco del turnover ed ha visto la crescita sconsiderata di quel precariato legalizzato cui deve essere data una stabilizzazione. Per fare questo è necessario avviare una nuova stagione di concorsi pubblici, finalizzati a selezionare le migliori risorse presenti sul territorio o emigrate in altre parti del Paese o addirittura all’estero per trovare la propria soddisfazione professionale.
Va colta, senza tentennamenti, l’occasione messa in campo dal Governo con l’assunzione di 2.800 giovani professionalità che, dopo anni, riconosce la nostra idea che migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione sia determinante per il miglioramento dei servizi e delle prestazioni offerte ai cittadini calabresi.

Ancora, vanno spese bene le risorse del Por Calabria, sia quelle riferite alla vecchia programmazione, sia quelle riferibili alla nuova. Una programmazione che va intesa segnando un tratto di discontinuità rispetto al passato, trascurando logica della parcellizzazione delle risorse per privilegiare la loro concentrazione sulla realizzazione di progetti e missioni mirate. Così come deve essere ripreso il confronto sul Patto per la Calabria e promossa una sua pratica applicabilità sul territorio regionale, mettendo in primo piano la cura del territorio e la sua protezione dal dissesto idrogeologico.

Poi, è determinante mantenere e ampliare la struttura degli ammortizzatori sociali, perché ciò di cui l’Italia non ha bisogno è il rischio di mettere l’uno contro l’altro lavoratori più o meno garantiti, di amplificare il disagio sociale. Parimenti deve essere data concreta applicazione alle norme per il sostengo alla non autosufficienza e studiate le migliori soluzioni per ridare peso istituzionale al sistema di stato sociale della Calabria in ogni sua rappresentazione.
La massima attenzione deve essere posta alla progettazione e all’applicazione di riforme istituzionali compiute, a partire dal mettere ordine al mondo della partecipate pubbliche regionali.

Dal ragionamento, naturalmente, non può sfuggire la programmazione di un’azione di risanamento del Servizio sanitario regionale. L’emergenza Coronavirus ha messo in risalto i ritardi strutturali della nostra sanità ed evidenziato le inadempienze e gli errori di chi ha gestito il sistema sino ad oggi che sono stati ingigantiti dall’emergenza pandemica che ci ha colti impreparati. Oggi più che mai, però, è necessario raggiungere la garanzia dei Livelli essenziali di assistenza per i cittadini e  ricercare la massima riduzione dell’emigrazione sanitaria.
Non più rinviabile, poi, pare l’informatizzazione del Servizio sanitario regionale. Mettere in rete il Servizio informativo sanitario regionale significherebbe rendere più agevole il lavoro di chi lotta contro il Coronavirus e di chi prova a fare argine contro lo strapotere del malaffare e degli interessi criminali.
Così come diventa determinante ristrutturare la rete ospedaliera, puntare al potenziamento della medicina del territorio dando corso alla realizzazione delle case della salute e degli ospedali di comunità – veri e propri presidi salvavita nelle aree interne della nostra regione – assecondando la realizzazione rapida dei quattro nuovi ospedali e procedendo ad un irrobustimento della dotazione professionale della componente sanitaria e assistenziale della nostra sanità.
Oggi più che mai, quindi, appare di vitale importanza spendere bene le risorse del Pnrr, riservando al Sud la fetta maggiore così come chiede l’Europa, collegandole con le altre risorse comunitarie e nazionali, sviluppando soprattutto al Sud le sei missioni del Piano. Tutte queste risorse devono andare ad irrobustire il Piano per il Sud 2030.
Per fare questo, ancora, è fondamentale avviare una stagione di concertazione sul piano locale e nazionale ed avviare una nuova stagione concorsuale finalizzata a rimpolpare la pubblica amministrazione, in questi anni depauperata in quantità e competenza per via del turnover, attraverso l’assunzione dei giovani talenti di cui il Paese, il Mezzogiorno e la Calabria hanno bisogno.

Per fare questo, infine, è necessario riaprire a dare sostanza al dialogo sociale. Solo mettendo a confronto tutte le idee di sviluppo del territorio sarà possibile studiare la strategia migliore per vincere il virus, ricucire lo strappo con il resto del Paese e ridare speranza ai calabresi. Tutto questo, però, non può essere discusso fra pochi intimi come è avvenuto in questi anni e come sta avvenendo con questo governo regionale, questa grande opportunità per diventare tangibile va riportata all’interno della discussione del partenariato economico e sociale.
Questo Primo Maggio, come dicevamo in premessa, è da dopoguerra ma deve essere vissuto con gli stessi sentimenti che hanno consentito all’Italia di ripartire, di ritrovarsi più forte di prima, dopo gli anni drammatici del conflitto mondiale. Ma questa volta il Paese dovrà ripartire curandosi di non lasciare nessun territorio indietro, compresa la Calabria.

                                                                          *segretario generale Uil Calabria

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