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«Non si può parlare di “green economy” senza una strategia per le aree interne»

Il consigliere regionale Pd, Bevacqua: «Diseguaglianze infrastrutturali si traducono in diseguaglianze economiche, sociali e civili »

Pubblicato il: 02/05/2021 – 16:12
«Non si può parlare di “green economy” senza una strategia per le aree interne»


COSENZA «Da uno studio condotto dall’Unical, emerge chiaramente il ritardo accumulato dalle aree pilota calabresi individuate nella Strategia Nazionale delle Aree Interne: attualmente, è stato firmato solo uno dei 4 accordi di programma e questo determina il costante rinvio delle operazioni e degli investimenti effettivi». È quanto dichiara il Capogruppo PD in Consiglio regionale, Mimmo Bevacqua, che aggiunge: «Le aree interne rappresentano in Calabria la stragrande maggioranza dei territori e il punto sul quale fare leva per impostare una ripresa autentica. Il Recovery nazionale è centrato sulla transizione ecologica e sull’economia sostenibile, ma sarà impossibile calarlo nelle nostre realtà finché non ci saranno infrastrutture e servizi adeguati per queste aree. Quando presentai le mie proposte di legge “Progetto TerraFerma” e “Piccoli Comuni”, intendevo perseguire proprio questa direzione: non più soluzioni tampone ma decisioni strutturali che si autosostengono nel tempo e producono risultati concreti e quel reddito necessario a consentire la prosecuzione del presidio umano, a cominciare proprio da quelle aree a rischio concreto e tangibile di desertificazione antropica».
«Oggi – continua Bevacqua – pare che la sensibilità sul tema sia notevolmente cresciuta, insieme alla consapevolezza che il modello urbano-centrico non funziona e meno che mai può funzionare in Calabria: la forza della nostra terra è proprio nella straordinaria diversità di mondi contenuti in un’unica regione. Ma questi mondi devono essere messi in grado di comunicare e di fare rete. Ecco perché le diseguaglianze infrastrutturali si traducono in diseguaglianze economiche, sociali e civili: finché si priveranno questi centri dei presidi primari essenziali (scuola, posta e carabinieri) e si dovranno percorrere chilometri di strade impossibili per raggiungere il primo presidio ospedaliero utile, sarà perfettamente inutile parlare di sviluppo e di green economy»

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