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l’arresto

Alibante, ai domiciliari anche l’avvocato Maria Rita Bagalà. È la figlia del presunto boss Carmelo

La 52enne, secondo il gip, era l’intestataria dei beni patrimoniali e delle quote societarie della consorteria

Pubblicato il: 03/05/2021 – 17:23
Alibante, ai domiciliari anche l’avvocato Maria Rita Bagalà. È la figlia del presunto boss Carmelo

AOSTA C’è anche l’avvocato di Aosta Maria Rita Bagalà, 52 anni, tra i 19 arrestati dell’operazione Alibante, coordinata dalla procura distrettuale di Catanzaro. L’avvocato, finita agli arresti domiciliari, sotto la regia del padre Carmelo Bagalà, «partecipava alla cosca, garantendo l’amministrazione dei diversi affari illeciti». Lo scrive il gip di Catanzaro, Matteo Ferrante, nell’ordinanza di custodia cautelare sottolineando che il legale, oltre a essere la «mente legale del clan», curava gli interessi economici e finanzieri del sodalizio. Non solo, aveva assunto anche il ruolo di prestanome della società ‘Sole srl’ ed era l’intestataria dei beni patrimoniali e delle quote societarie della consorteria «costituenti il provento  illecito della varie attività delittuose del clan». Per gli inquirenti, il marito Andrea Giunti, indagato anche lui nell’ambito della stessa inchiesta, non solo era a conoscenza dei fatti, ma amministrativa in prima persona e in maniera occulta, assieme a lei e al suocero, le attività della ‘CalabriaTurismo srl’, società interdetta per mafia nel 2016. Per l’accusa, i due coniugi erano riusciti a ottenere, indebitamente, un finanziamento pubblico di quasi 600 mila euro proprio attraverso la società ‘Calabria Turismo srl’. Soldi che avrebbero utilizzato per la ristrutturazione dell’Hotel dei Fiori a Falerna. Proprio a seguito dell’interdittiva antimafia, il finanziamento pubblico era stato revocato. Nelle 432 pagine di ordinanza cautelare, il gip scrive anche come la Bagalà ”unitamente al padre e al marito si sia impegnata nel reperimento di altre risorse economiche di dubbia provenienza, finalizzate a perseguire il programma criminoso della cosca”. Dalle indagini, su Andrea Giunti è emerso che avrebbe organizzato ”operazioni di riciclaggio di denaro”. Non solo, avrebbe anche utilizzato proventi per acquistare una discoteca a Courmayeur. Anche per Giunti, la procura di Catanzaro aveva chiesto la misura cautelare, respinta dal gip che non ha ritenuto ”raggiunta la soglia della gravità indiziaria” nei suoi confronti. 

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