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l’inchiesta

Estorsioni e imposizioni: le mani del boss Bagalà sulla ristrutturazione dell’Hotel dei Fiori di Falerna

Gli interessi della cosca attraverso la “Calabria Turismo”, con l’appoggio dell’amministrazione comunale

Pubblicato il: 03/05/2021 – 15:20
di Giorgio Curcio
Estorsioni e imposizioni: le mani del boss Bagalà sulla ristrutturazione dell’Hotel dei Fiori di Falerna

LAMEZIA TERME «Un controllo capillare del territorio, intervenendo soprattutto sul settore turistico». È il tratto essenziale dell’inchiesta “Alibante”, condotta questa mattina dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Lamezia Terme, che hanno eseguito l’ordinanza del gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta dalla Dda. Un controllo operato da Carmelo Bagalà, considerato il capo storico dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, strettamente legata con i Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, operante nei territori costieri dalla Calabria tirrenica tra i comuni di Falerna, Nocera, fino anche a Campora San Giovanni e Scalea, attraverso quella che è considerata la sua società più importante, grazie alla quale era riuscito ad ottenere anche un cospicuo finanziamento pubblico, seppur revocato, per la ristrutturazione del plesso alberghiero “Hotel dei Fiori”, sul litorale tirrenico di Falerna.  

Calabria Turismo

La “Calabria Turismo”, la cui riconducibilità al boss era già emersa dall’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Catanzaro, è stata costituita il 25 gennaio 2006 dalla figlia di Carmelo, Francesca Bagalà, tra gli indagati, insieme a Umberto Gedeone, Alessandro Rubino e Antonio Gedeone, fratello di Umberto, tutti e tre indagati. A luglio dello stesso anno il 20% delle quote passano in mano alla “Cardamone Group srl”, fino al 2017 quando anche questa società verrà raggiunta da un’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Cosenza. 

La ristrutturazione dell’Hotel dei Fiori

La società a luglio del 2006 inizia a muoversi per la ristrutturazione del rudere del plesso alberghiero “Hotel dei Fiori”, acquistando il terreno per 250mila euro. Nel frattempo la “Sole srl”, gestita dalla figlia di Carmelo Bagalà, Maria Rita, acquista altri terreni limitrofi. I lavori di ristrutturazione subiranno il primo stop nel 2011 a causa di un sequestro penale della struttura per alcune irregolarità edilizie. I lavori riprendono nel 2014, mediante la presentazione di una SCIA da parte della “Calabria Turismo”, con l’appoggio dell’amministrazione comunale di Falerna, all’epoca guidata dal sindaco Giovanni Costanzo, finito ai domiciliari. Nello stesso anno l’azienda ottiene inoltre un finanziamento regionale per quasi 1,5 milioni di euro, ottenendo al contempo una convenzione con il comune di Falerna relativa ai lavori di demolizione, rifacimento e gestione di un campo da tennis a Falerna, in località Cartolano, portando avanti un progetto di convenzione con lo stesso Ente, per la contestuale cessione gratuita, da parte della Calabria Turismo, in favore del Comune. 

La denuncia del consigliere

L’iter amministrativo che ha condotto all’approvazione da parte del Consiglio comunale di Falerna, era però contrassegnato da diverse anomalie, denunciate all’autorità giudiziaria da un consigliere comunale, Sergio Ibisco, il 17 ottobre 2015, proprio in sede di Consiglio. Da un lato, infatti lo schema di delibera prevedeva che il rilascio del permesso di costruire a cui «erano subordinate le opere edilizie fosse condizionato alla previa approvazione della convenzione stessa, quando, per contro, era noto che i lavori fossero stati giù in precedenza avviati già dal mese di gennaio del 2014». Dall’altro, la società beneficiaria era noto che fosse nella disponibilità del boss Bagalà. Una situazione riscontrata anche dai Carabinieri che, nel corso di un controllo, hanno anche accertato la presenza di Bagalà nel cantiere. Nonostante tutto, il Consiglio comunale approva lo schema di convenzione. 

I controlli 

È il 12 dicembre 2015 quando il personale della Commissione di vigilanza della Regione Calabria effettua un sopralluogo, rinviandolo poi al 28 dicembre. Poco prima del sopralluogo, però, il Comune di Falerna sottoscrive la convenzione con la “Calabria Turismo”, rilasciando il permesso di costruire, nonostante il sopralluogo effettuato lo stesso giorno nel cantiere dell’Hotel dei Fiori avesse permesso di riscontrare vari abusi edilizi e potenzialmente ostativi, e soprattutto che molte delle opere erano già in corso di realizzazione o quasi addirittura terminate. 

Le imposizioni di Bagalà 

Nel corso dell’inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro, è emerso anche il ruolo dell’azienda “Megarredi” di Rosa Mendicino e Davide Ammendola, entrambi in strettissimi rapporti con il boss Carmelo Bagalà. In seguito all’acquisizione dell’Hotel dei Fiori, infatti, era stato stipulato un contratto per la ristrutturazione dal valore di 700mila euro. Sin da subito però Bagalà aveva assunto la direzione del cantiere in modo del tutto unilaterale, indicando anche alla “Megarredi” quali operai avrebbe dovuto assumere per lo svolgimento dei lavori. Inoltre, così come denunciato, Bagalà avrebbe assunto gli operai direttamente in nero, causando alla società diversi problemi legali. Bagalà, inoltre, – è scritto nell’ordinanza – aveva negoziato anche direttamente con le sue ditte di “fiducia” le forniture di materiale e solo formalmente ordinate dalla “Magarredi”, emettendo assegni scoperti e postdatati, ricevendo i pagamenti solo in corrispondenza dei vari stati di avanzamento dei lavori. Le complicazioni arrivano però in seguito all’interdizione antimafia nei confronti della “Calabria Turismo”. La società, dunque, si rivolge a Bagalà il quale invece cerca di convincerli ad emettere ancora assegni postdatati per evitare l’interruzione dei lavori. Al rifiuto della Mendicino e del figlio Ammendola, sarà poi Alessandro Gallo, uomo di fiducia del boss e finito in carcere, ad intimidirli, per conto di Bagalà.  «Ti manda a dire mu ti imbulli a vucca» è uno dei messaggi di Bagalà recapitati da Gallo nel corso di una discussione. 

Dal fallimento al contenzioso 

L’esposizione debitoria della Megarredi spingerà Mendicino e Ammendola a chiudere il cantiere dell’Hotel dei Fiori, diffidando la Calabria Turismo a pagare il saldo per i lavori e le forniture, restituendo anche i beni di proprietà della società. I due però, una volta giunti sul cantiere, sono stati minacciati da Alessandro Gallo, che di fatto gli ha impedito l’accesso. I due, dopo il fallimento della Megarredi, si rivolgeranno alla Polizia solo a dicembre 2017, ricostruendo tutte le pretese estorsive di Bagalà nei loro confronti, oltre all’invito a consegnargli denaro in contanti e assegni in bianco per pagare i fornitori. Una volta arrivata la diffida alla “Calabria Turismo”, Antonio Gedeone informa subito Maria Rita Bagalà, nonostante non ricoprisse alcun ruolo nella società. Tutti si adoperano a recuperare gli incartamenti necessari per effettuare la stima dei materiali ancora in giacenza nel cantiere. Carmelo e Mariarita Bagalà prendono contatti con un commerciante di Nocera, chiedendogli di sottostimare il valore dei mobili fornito dalla Megarredi, nascondendo in luogo sicuro anche alcuni frigoriferi presenti nell’albergo. (redazione@corrierecal.it)

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