CATANZARO Che il covid19 stesse mettendo in seria difficoltà non solo le persone ma anche l’economia italiana è cosa evidente sotto gli occhi di tutti. Chiusure, limitazioni, coprifuoco stanno sgretolando in tanti piccoli pezzi l’unico settore che negli anni era riuscito a mantenere una certa stabilità: il terziario.
In uno studio condotto da Confcommercio emerge infatti che per la prima volta, dopo venticinque anni di crescita ininterrotta, la quota di valore aggiunto generata dal terziario si sta inesorabilmente riducendo (-9,6% rispetto al 2019). Al suo interno i settori del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti arrivano a perdere complessivamente il 13,2%; a subire il calo più pesante la filiera turistica (-40,1% per i servizi di alloggio e ristorazione), seguita dal settore delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento (-27%) e dai trasporti (-17,1%). Altro dato allarmante quello dei consumi con quasi 130 miliardi di spesa persa di cui l’83%, pari a circa 107 miliardi di euro, in soli quattro macro-settori: abbigliamento e calzature, trasporti, ricreazione, spettacoli e cultura, alberghi e pubblici esercizi. Cifre che si traducono in una perdita di un milione e mezzo di occupati.
Una crisi senza precedenti che nonostante i vari “ristori” e “sostegni” non accenna a fermarsi, segno forse che la strada intrapresa non è quella giusta per cercare di salvare il salvabile.
E si perché se da un lato c’è chi resiste con le unghie e con i denti, facendo della speranza di tempi migliori la sua unica forza, dall’altro molti hanno abbandonato la nave. Ne è la dimostrazione l’infinità di saracinesche abbassate nelle vie delle nostre città, che in molti casi cominciano ad assomigliare a delle vere e proprie città fantasma.
Tornerà il terziario a crescere? Si spera proprio di si, perché il nostro Paese vive delle piccole e medie imprese del commercio, del turismo, dell’intrattenimento, della ristorazione. D’altronde si sa di grande industria ce n’è ben poca e se non ripartono le Pmi del terziario difficilmente l’intera economia potrà ripartire.
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