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«L’Italia (ancora) dai due pesi e dalle due misure»

Ma se il Sud deruba il Nord da un secolo e mezzo, come mai il ladro è sempre più povero e il derubato è sempre più ricco? Se lo chiede Pino Aprile, giornalista, di origini meridionali, molto noto …

Pubblicato il: 03/05/2021 – 10:25
di Franco Scrima*
«L’Italia (ancora) dai due pesi e dalle due misure»

Ma se il Sud deruba il Nord da un secolo e mezzo, come mai il ladro è sempre più povero e il derubato è sempre più ricco? Se lo chiede Pino Aprile, giornalista, di origini meridionali, molto noto e apprezzato, in uno dei suoi libri.
Sostiene Aprile: la questione meridionale nasce con l’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno di Sardegna, frutto di una guerra non dichiarata, per unificare l’Italia. E furono stragi, deportazioni per centinaia di migliaia di persone finite in  carcere e la chiusura delle più grandi fabbriche d’Italia che allora erano tutte al Sud. Cominciò l’emigrazione che non era mai esistita in queste terre e il Sud divenne colonia del Nord.
Aprile ricorda che il 76 per cento del denaro degli italiani, era nel Regno delle due Sicilie. Ecco perché le banche che lo detenevano furono trasferite al Nord per finanziare opere pubbliche e le industrie appena nate. Nonostante i beni sottratti ci vollero comunque ben ottanta anni perché le zone del Sud divenissero più povere di quelle del Centro-nord.
Con queste premesse Aprile tratta dei tempi attuali. Secondo lui chi parla di residuo fiscale prende in giro i meridionali, perché lo Stato italiano, a parità di popolazione, dà al Sud 85 miliardi di euro in meno rispetto ai cittadini del Nord.  Spende all’anno per gli investimenti al Sud sei miliardi e mezzo in meno e sono da considerare in questa somma anche i fondi europei; il che significa che l’Italia di suo non ci mette quasi niente.
Questo, secondo Aprile, spiega anche come il cento per cento degli alunni di Monza hanno la mensa scolastica e in Calabria ce l’ha solo lo 0,07 per cento. E si capisce anche il perché una famiglia del Nord spende 400 euro pro capite, mentre a Vibo Valentia se ne “dilapidano” meno di dieci. A Matera aspettano da un secolo e mezzo il treno; e in Sicilia, per percorrere trecento chilometri, ci vogliono quattordici ore e mezza di treno. In compenso, tra Torino e Milano c’è una linea di alta velocità progettata per quattrocento treni al giorno (neanche Pechino-Shanghai) su cui corrono solo 40 treni. Ed è costata, a chilometro, sette volte in più di quello che costa in Francia.
Per quanto riguarda l’olio italiano, grazie all’allora ministro dell’Agricoltura Luca Zaia e ai suoi successori, in Canada può essere venduto solo olio veneto. (Sic!).
Per accordi tra i due Paesi, in Cina ci sono 13 vini italiani tutelati e sono tutti prodotti nel Nord Italia. E, ancora, le navi della “via della seta” possono toccare solo i porti di Genova e di Trieste, passando, senza fare scalo, davanti a quelli meridionali. Così da Torino a Pechino correrà un treno che congiungerà le due città in 26 ore, esattamente il tempo necessario per raggiungere Agrigento da Torino.
Il Nord vende al Sud ogni anno merci per 70 miliardi, il triplo dell’esportazione dal Nord in tutto il resto del continente europeo.
E se il Sud smettesse di comprare? Nella famiglia dell’erede di un beneventano scappato per disperazione nell’800 dalla sua città negli Stati Uniti – conclude Pino Aprile – da quattro generazioni, si ha in mente solo una frase: «Tu non sai quanto è ingiusto questo Paese!». 
*giornalista

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