MONTALTO UFFUGO L’iscrizione nel registro degli indagati di Maurizio Mirko Abate, ex poliziotto di 51 anni, ha dato il via ad una nuova fase delle indagini sulla morte di Lisa Gabriele, 22enne originaria di Rose, uccisa nel 2005 nelle campagne di Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza. Ieri, in Procura, si è svolto un accertamento tecnico irripetibile sul cellulare appartenuto alla giovane e che si pensa possa custodire verità importanti relative al suo rapporto con Abate, con il quale aveva una relazione sentimentale. All’esame hanno parte anche i familiari della giovane vittima difesi dagli avvocati Annunziata Paese e Gianluca Bilotta. I tecnici a lavoro necessitano di tempo per poter recuperare quanto contenuto nel vecchio apparecchio telefonico. Non si tratta, infatti, di uno smartphone di ultima generazione bensì di un telefono cellulare privo – tra l’altro – di sim. Ecco perché, si è reso necessario un aggiornamento delle parti previsto il prossimo 20 maggio quando continueranno gli esami procedurali.
Il corpo di Lisa Gabriele venne ritrovato a breve distanza dall’auto della vittima e, intorno, erano state disseminate alcune finte prove: due scatole di psicofarmaci, una bottiglia di whisky e un biglietto di addio. Una messa in scena per simulare un suicidio. Tutto falso. L’autopsia rivelò subito che la ragazza era morta per soffocamento ma, nonostante tutto, il caso fu archiviato. E riaperto nel 2019 anno grazie a una lettera anonima che racconta del coinvolgimento di un uomo delle forze dell’ordine nell’assassinio mascherato da suicidio. «Abate è totalmente estraneo ai fatti contestati – aveva sostenuto al Corriere della Calabria l’avvocato Marco Facciolla – come dichiarato nel corso dell’interrogatorio fornito agli investigatori». (f.b.)
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