LAMEZIA TERME Elemento di spicco del clan omonimo, uomo di riferimento della cosca lametina Iannazzo-Cannizzaro-Daponte. Il boss ottantenne, Carmelo Bagalà, finito in carcere nel blitz della Dda di Catanzaro “Alibante”, è una figura criminale di spessore, tanto da poter ottenere – secondo gli inquirenti – prestazioni e servizi da numerosi commercianti, senza pagare, oppure usufruendo di sconti e “privilegi”.
Per gli inquirenti si tratta, evidentemente, di una tipica forma di estorsione “ambientale”, portata avanti da quelle persone che notoriamente appartengono a potenti e pericolosi gruppi criminali. Uomini che, secondo gli investigatori, anche nel caso di Carmelo Bagalà, controllano il territorio di riferimento, suscitando fra gli abitanti della zona una minaccia anche implicita, attraverso atteggiamenti, allusioni e gesti molto spesso di apparente cortesia. Circostanze documentate anche in più di un’occasione dagli investigatori che per anni hanno intercettato le conversazioni del boss Bagalà, attivo nelle zone costiere tirreniche della provincia di Catanzaro.
«Ti volevo dire che sulla poltrona ti abbiamo lasciato la busta con le cose da restituire (…) e ho lasciato i soldi.. vacci tu perché..» dice Maria Rita Bagalà al padre, Carmelo, parlando di un noto negozio di abbigliamento nei pressi del lungomare di Falerna. Una volta arrivato in negozio, il boss, alla presenza del titolare, contatta telefonicamente la figlia, chiedendole di riepilogargli il prezzo, pari a 300 euro. Il padre allora corrisponde al negoziante 120 euro.
«Vabbè.. allora gliene porto altri cento..» dice ancora la figlia a Carmelo Bagalà, con il boss che risponde: «Vai a cacare.. vai o baccalara (…) mi pare che in tutto 120 gli ho dato, più due camicie mi ha regalato! Maiu pigliate! (…) ma davvero pensavi che ne voleva di più?».
Un’altra vicenda estorsiva ricostruita dagli inquirenti riguarda, ancora una volta, Carmelo Bagalà e la figlia Maria Rita, quest’ultima invitata a recarsi in una farmacia per ritirare un flacone di collirio. «Ah solo però che non ho contante» dice lei, con il padre che le risponde: «No no, non devi pagare niente che quelle non si pagano!».
Vestiti e farmaci, dunque, ma non solo. Il boss Carmelo Bagalà non pagava – secondo le risultanze investigative – neanche il pellet per i riscaldamenti. Sono proprio gli inquirenti a captare una conversazione tra il boss e Mario Gallo, nel corso della quale il primo si lamentava per la pessima qualità del materiale fornito da una nota azienda di San Mango d’Aquino.
«Io non capisco quest’anno che caz*o.. con questo caz*o di pellet, mi ha mandato un pellet che fa schifo (e cita il nome dell’azienda) ma proprio schifo… prima la tenevo a due la stufa e dopo un’ora andava in modulazione». Bagalà, nel corso della conversazione, abbassando anche il tono di voce: «No e che gli dico Mario, non se lo paga da me… non è.. io non l’ho mai pagato! Che gli vado a dire? (…) giustamente lo devi solo ringraziare e basta Mario».
In un’altra conversazione telefonica captata dagli inquirenti, Carmelo Bagalà informa la figlia Maria Rita, il 6 maggio 2018, che il giorno dopo avrebbe sostenuto un accertamento diagnostico da uno studio radiologico di Lamezia Terme. «Ecodopler… qua ci vuole la mano di Dio per farlo e allora ho chiamato (fa nome del medico) e me la fa domani mattina… non me ne frega niente». Il boss, effettivamente, il giorno dopo fa la visita medica e alla figlia racconta di come il medico si sia rifiutato di essere pagato.
«(…) non ha voluto né pagato né lasciato l’impegnativa assolutamente… ha detto “per l’amor di Dio ma scusate ma non di dovete permettere! Per carità!” mi ha detto “ci conosciamo da una vita!” e non ha voluto neanche pagato».
Medicine, vestiti, visite mediche, dunque, ma anche le riparazioni della propria auto. Già perché il boss Carmelo Bagalà, secondo quanto emerso dalle indagini, sistematicamente non pagava nulla o comunque godeva di forti sconti in una nota officina di Falerna. E lo racconta lui stesso nel corso di una telefonata con la figlia Francesca, captata dagli inquirenti.
«Non si paga (…) nessuno dei due. Sia i lavori che fa *** sia i lavori che mi fa ***». «Il cornuto di *** mi fa lo sconto ma si paga!», riferendosi ad un altro meccanico della zona». (redazione@corrierecal.it)
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