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La Consulta inguaia 200 Comuni calabresi. «Rischiano il dissesto»

Dopo la sentenza cambiano i tempi per ripianare i passivi: passano da 30 a tre anni. Il sindaco Manna: «Serve un intervento del governo»

Pubblicato il: 06/05/2021 – 16:06
La Consulta inguaia 200 Comuni calabresi. «Rischiano il dissesto»

CATANZARO L’allarme arriva da Rende ma riguarda decine di amministrazioni comunali in Italia. E si è materializzato dopo la sentenza della Corte Costituzionale numero 80 del 29 aprile che ha dichiarato incostituzionale l’articolo 39-ter, commi 2 e 3, del decreto-legge 30 dicembre 2019, numero 162. Fuori dai tecnicismi: la consulta ha bocciato il ripiano trentennale dei debiti. Adesso i Comuni per ripianare i passivi hanno tempi ridotti a un triennio o comunque alla durata del mandato di un sindaco. La bocciatura si traduce in un disastro che rischia di travolgere le casse di oltre 200 comuni, a meno che non arrivi una norma in soccorso. 

Dissesto dei Comuni, «fulmine a ciel sereno»

A parlare di «fulmine a ciel sereno» è il sindaco di Rende Marcello Manna. Il primo cittadino spiega che la scure si è abbattuta sugli enti locali, «proprio mentre la nostra amministrazione era in procinto di licenziare in Giunta lo schema del bilancio di previsione 2021-2023, il cui termine di approvazione era stato da poco rinviato al prossimo 31 maggio». «La decisione – continua Manna – mette a rischio i conti di migliaia di comuni italiani e soprattutto quelli degli enti che come Rende stanno gestendo da anni una difficile crisi finanziaria. Le ripercussioni di questa decisione, per un mero tecnicismo contabile ritenuto incostituzionale, saranno terribili per i conti locali. Il Comune di Rende dovrà trovare risorse per quasi 1.800.000 euro per finanziare con le entrate proprie il rimborso delle anticipazioni di liquidità, prima garantite dall’utilizzo dello stesso accantonamento di bilancio. Fortunatamente non ci accolleremo il contemporaneo recupero dei disavanzi pregressi, grazie all’intervento correttivo deliberato lo scorso anno Consiglio Comunale che attenuato, ma non risolto per tutto, l’impatto di questa pronuncia».

Effetto devastante sui debiti per 200 Comuni

«Per 200 comuni in Calabria – dice ancora il sindaco –, invece, la dichiarazione di illegittimità costituzionale determinerà un effetto devastante dovendo recuperare il deficit in tre anni anziché in trenta e dovendo gravare sul bilancio l’intero importo del rimborso delle anticipazioni di liquidità. Senza un immediato intervento da parte del Governo e del Parlamento assisteremo a una serie di dissesti a catena, peraltro difficilmente gestibili, e con un impatto socialmente destabilizzante sulla nostra fragile economia locale, già duramente provata dalla pandemia e da mesi di chiusura delle attività economiche». 

La richiesta al governo

«Come Amministrazione Comunale – prosegue la nota – ci siamo fatti promotori non solo di una richiesta di aiuto ma anche di una proposta concreta per superare l’emergenza, considerata anche l’urgenza alla luce delle ripercussioni che la citata sentenza avrà su migliaia di enti locali in tutta Italia e nella nostra regione, in particolare. In queste ore abbiamo trasmesso le nostre valutazioni all’Anci, al Ministro dell’Economia delle Finanze, al Ministro dell’Interno e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, perché non basta solo chiedere un’azione immediata ma bisogna anche far presente che un anno di blocco della riscossione locale ha ulteriormente aggravato le condizioni finanziarie dei comuni italiani, che oggi non hanno alcuna leva a disposizione per poter risanare concretamente i loro conti, se non quella di tagliare sui servizi pubblici fondamentali essenziali o peggio dichiarare il dissesto finanziario».

«Comuni del Sud lasciati nel guado»

Manna ha una proposta: «Riteniamo che vadano sospese, almeno fino al 2022, le assurde regole, ancora vigenti, sul pareggio di bilancio che imbrigliano i comuni obbligandoli ad accantonare quote crescenti di entrate nei loro bilanci senza una reale motivazione e senza tener conto delle specificità dei singoli contesti territoriali. Senza un intervento legislativo immediato, che rappresenta l’unica soluzione, per noi la strada obbligata sarà quella di tagliare quasi 2 milioni di spesa corrente che vuol dire ridurre, se non eliminare, importanti servizi pubblici essenziali o far gravare sulle famiglie, in piena emergenza sanitaria,  l’intero peso finanziario per la loro fruizione attraverso un aumento esponenziale delle tariffe. Noi speriamo che il governo si faccia immediatamente carico di questa emergenza e che trovi soluzioni che non siano, come sempre, nella direzione di aiutare sono pochi grandi enti locali lasciando nel guado tutti gli altri, specialmente nel sud Italia». 

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