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‘ndrangheta al nord

Milano, i rifiuti dei cantieri edilizi finivano nella cava Bonilauri grazie al clan Molluso

Arrestato Giuseppe Molluso, figlio del boss 71enne di Platì, e un imprenditore. Gli scarti venivano classificati bypassando le analisi chimiche

Pubblicato il: 07/05/2021 – 10:28
Milano, i rifiuti dei cantieri edilizi finivano nella cava Bonilauri grazie al clan Molluso

MILANO Un’inchiesta della Dda di Milano e dei Forestali di Milano e Lodi aggancia la gestione illecita dei rifiuti edilizi a imprenditori di spicco e alla criminalità organizzata che fa capo alla ‘ndrangheta. Due le persone coinvolte e che finiscono ai domiciliari – come riporta il Corriere della Sera – Gianarnaldo Bonilauri, 72 anni e titolare della cava di Zibido San Giacomo, che porta il suo nome, e Giuseppe Molluso, 42 anni e figlio del boss Giosofatto (detto Gesù) di Platì, capo clan 71enne già arrestato e condannato a 9 anni e tre mesi nella maxi inchiesta Infinito-Crimine. Gli scarti edilizi, potenzialmente pericolosi, dei cantieri del centro di Milano venivano trasportati nella cava Bonilauri di Zibido San Giacomo con il benestare delle ‘ndrine secondo l’indagine, nata dalla precedente operazione «mensa dei poveri». Nel maggio 2019, infatti, era finito in carcere un altro imprenditore Daniele D’Alfonso, di Corsico, perché considerato dagli inquirenti strettamente legato ai Molluso. Nelle indagini i carabinieri avevano registrato il rapporto commerciale tra Molluso e Bonilauri, titolare della cava di Zibido. Qui secondo le accuse mosse dalla Dda nei confronti dei due imprenditori, sarebbero state smaltite illegalmente migliaia di tonnellate di macerie edilizie, equiparate a rifiuto, che anziché essere analizzate e trattate, venivano fatte passare per materiali privi di rischi e venivano rivenduti e riutilizzati nei cantieri. «Secondo i carabinieri forestali del Nipaaf , guidati dal capitano Alessandro De Vivo – scrive il Corriere della Sera – il giro d’affari solo nei primi mesi dell’anno è stato superiore ai 350mila euro. Somma sequestrata (per equivalente) dal gip del Tribunale di Milano insieme alle quote delle due società e all’intera area della cava. Altre tre persone sono indagate. Durante le perquisizioni, eseguite durante la mattinata di giovedì 5 maggio, i carabinieri hanno trovato un libro mastro dei rifiuti dove Bonilauri aveva annotato tutti i conferimenti in nero avvenuti dai primi anni Duemila. I due imprenditori sono accusati di traffico illecito di rifiuti con l’aggravante dell’articolo 7, ossia di aver agevolato l’associazione mafiosa».

Il sistema della truffa

Lo schema utilizzato era semplice. I rifiuti, materiali di scarto di demolizioni di palazzi in centro a Milano o di altri cantieri, venivano classificati come cemento, con il relativo codice, così da evitare le analisi chimiche necessarie per il loro corretto smaltimento. Uno stratagemma che portava a notevoli risparmi in termini economici. A quel punto, gli inerti venivano mescolati tra loro per ottenere l’aggregato miscelato, un prodotto che viene poi reinserito nel mercato per altri cantieri, con evidenti potenziali rischi per l’ambiente.

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