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«Fare rete e comunità, rialzarsi e camminare insieme»

Leggendo ieri la riflessione di Francesco Bevilacqua sul corrieredellacalabria.it (“Le montagne sono dentro di me. Per favore non chiamatelo sport”), ho pensato a quanta verità e profondità ci sia…

Pubblicato il: 11/05/2021 – 11:58
di Michele Sapia*
«Fare rete e comunità, rialzarsi e camminare insieme»

Leggendo ieri la riflessione di Francesco Bevilacqua sul corrieredellacalabria.it (“Le montagne sono dentro di me. Per favore non chiamatelo sport”), ho pensato a quanta verità e profondità ci sia dietro quelle parole. Ho pensato al lavoro svolto dai forestali in montagna, al valore del bosco, a chi vive di agricoltura anche nelle aree interne, a chi cura un piccolo appezzamento di terra o di bosco, a chi lavora per dare servizi in agricoltura; ho pensato a chi in silenzio contribuisce a tutelare l’ambiente sia nell’entroterra che in mare, come i nostri pescatori che purtroppo trovano tanta plastica sui fondali.

Ho ripensato poi a quanto sia bella la Calabria e a quanto bisogno ci sia di più presidio umano e lavoro, ho riflettuto sulle varie proposte sindacali e a cosa ognuno di noi potrebbe fare per custodire la nostra regione. Un territorio affascinante, fatto di una moltitudine di colori e sapori, montagne e boschi, torrenti e mare, pini e querce, agrumeti e uliveti e tanto altro ancora. Una terra “fragile” dal punto idrogeologico e sociale con tanti cervelli in fuga e tante braccia che si allontanano dalla Calabria, tanti uomini e donne che faranno famiglia lontano da questa terra spinti dalla necessità. Il Rapporto “Italiani nel mondo” 2020 della Fondazione Migrantes (Conferenza Episcopale Italiana), presentato il 27 ottobre scorso, prendeva in considerazione gli iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero: nel 2020 (e il 2020 non era ancora concluso) sono andate via dalla Calabria 6.383 persone registrate all’AIRE, 762 in più rispetto al 2019. Nel triennio 2017-2020 c’è stata una crescita di emigrazione del 22,3% rispetto agli anni precedenti.

Ma, qui in Calabria, pur in un momento di pandemia in cui lo scoraggiamento rischia di peggiorare tutto, ci sono ancora donne e uomini “caparbi” che credono nel futuro vivendo il presente e il territorio. Sicuramente è un compito arduo che richiede tempo, tanto impegno e ottimismo. Questa terra che ha dato nome all’Italia non può rassegnarsi anche se il tasso di disoccupazione giovanile è elevatissimo e cresce la demotivazione nei giovani, come confermano i dati della Regione pubblicati oggi sulla stampa.

Questa terra non può arrendersi anche se esposta per molta parte a rischio frane a causa del dissesto idrogeologico, con aree emarginate per carenza di lavoro e sicurezza o abbandonate per limitata manutenzione. Consapevoli che con le sole parole non si cambia il percorso in salita di un territorio regionale complesso come quello calabrese, un percorso che sembra già definito e quasi destinato a un declino socio-economico inevitabile, dovremmo credere di più nel valore del confronto sociale che può contribuire ad uscire da una situazione stagnante. È indispensabile stare insieme, sostenere il confronto per affrontare il presente e pianificare e programmare il futuro. In questa terra del Sud c’è bisogno di fare rete e comunità senza perdere altro tempo, c’è bisogno di un importante progetto regionale che tenga in ulteriore considerazione il valore del presidio umano e del sistema agro-ambientale.

La pandemia ci ha insegnato che nulla è impossibile se si hanno obiettivi chiari e se si agisce insieme per il bene comune. Ecco, allora, l’urgenza di un approccio che metta da parte egoismi, superficialità, per isolare il malaffare, porre al centro responsabilità, confronto, programmazione e investimenti a favore del presidio umano. Insieme si possono raggiungere obiettivi che appaiono inimmaginabili: lo dobbiamo ai nostri figli, alle future generazioni che meritano di farsi una famiglia e una storia lavorativa qui in Calabria, dove sono nati.

È necessario, perciò, stabilire priorità e riscrivere una nuova stagione per un territorio come quello calabrese ricco di eccellenze agroalimentari e bellezze ambientali e paesaggistiche, di importanti risorse idriche; per una regione che potrebbe non essere più “cenerentola” in tutte le statistiche, ma “bella addormentata nel bosco” che attende ingessata un nuovo risveglio e che può contare su un eccezionale sistema agro-ambientale fatto di bosco, produzioni agricole di qualità, tradizioni e cultura, montagna e mare, ricchezza idrica e un importante paniere di eccellenze dell’agroalimentare.

Serve, però, quel “principe azzurro” che si chiama “buonsenso”. Servono confronto, programmazione, pianificazione e cooperazione per condividere strategie e azioni. La Calabria ha bisogno di quel principe per rialzarsi, vivere, crescere. La Calabria si può rialzare, e non è una fiaba, se si cambia e si avvia un immediato cambio di passo cogliendo anche le opportunità del Next Generation EU. Questa pandemia ci sta insegnando ciò che i nostri nonni ci hanno detto tante volte anche seduti davanti a un caminetto: nulla è impossibile, anche partendo dalle esperienze negative si possono creare nuove opportunità. Oggi più di ieri, parti sindacali, datoriali e istituzioni potranno, grazie al confronto sociale, contribuire a risollevare lo spirito delle comunità di questa terra, investendo e facendo leva sul valore del presidio umano nelle aree interne, a valle e sul mare. Siamo seduti su una miniera d’oro. Dobbiamo solo avere la volontà di rialzarci e camminare insieme.

*Segretario generale Fai Cisl Calabria

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