CORIGLIANO ROSSANO A cadenza quasi semestrale la centrale Enel di Corigliano Rossano finisce nell’occhio del ciclone. E nel mentre sono in fase di lavorazione lo smantellamento e la bonifica dei luoghi, che sembrano proseguire con lentezza pachidermica, questa mattina nove lavoratori dell’indotto e dipendenti Sait, hanno inscenato un sit-in di protesta davanti ai cancelli d’ingresso del sito. Con loro Cgil, Cisl e Uil.
Ai lavoratori che si occupano proprio di smantellamento, demolizioni, bonifica dell’amianto, è scaduto il contratto ad aprile e non gli è stato rinnovato. Peraltro, anche da una riunione tenutasi ieri alla presenza dei confederali, del sindaco Flavio Stasi e di alcuni manager del colosso energetico, convocata per capire e quantificare un cronoprogramma relativo ai lavori di smantellamento della centrale, sempre più a rilento, non è emersa alcuna certezza.
Dopo il flop del progetto “Futur-E”, un bando internazionale pensato da Enel per liberarsi dai siti in dismissione in Italia, come quello di contrada Cutura, non rimane che veder cadere – simbolicamente – le ciminiere alte 200 metri, emblema di un’area industriale che di energia non ne produce più e che va a cozzare fortemente con la vocazione turistica del territorio. Nemmeno i quattro turbogas costruiti in seguito, negli anni ’90, producono e nonostante non siano in dismissione, rientrano ancora nel piano industriale come paracadute per Enel nel caso in cui dovesse servire un aumento di produzione di energia elettrica.
Tutto questo mentre la forza lavoro si assottiglia sempre più, le ricadute occupazionali sul territorio sono sempre più rare e problematiche. Come la protesta sfociata dal malessere dei lavoratori dell’indotto – quindi non assunti direttamente da Enel – rimasti senza contratto.
«La protesta – ha spiegato al Corriere della Calabria il segretario della Cgil comprensoriale Sibaritide-Pollino-Tirreno, Giuseppe Guido – si allarga a temi più complessivi. Nel corso della riunione di ieri con Enel abbiamo chiesto ancora una volta lumi sul futuro dell’impianto, un cronoprogramma di smantellamento. La vicenda di oggi si lega a quella di un anno fa, dei due lavoratori saliti sulle ciminiere dei turbogas che ancora oggi rivendicano un contratto a tempo indeterminato».
Guido sottolinea che «su nessuno dei temi posti sul tavolo l’Enel ha fornito risposte esaustive. Ci è stato comunicato che l’azienda sta lavorando ad un progetto che presenterà al momento opportuno al territorio. La Sait invece ci ha risposto, relativamente ai lavoratori, che non ha attività tali da giustificare l’impiego dei nove lavoratori mentre i due saliti sulle ciminiere hanno presentato una diffida perché secondo loro e secondo noi, sono stati sottoscritti più contratti a termine».
Ciò che preoccupano maggiormente, però, sono le mancate risposte di Enel. «A noi ed al sindaco, come sottolineato nel corso della riunione, non interessa più perdere tempo. Concludano lo smantellamento e la bonifica velocemente e con l’impiego di manodopera adeguato alle esigenze, ma senza parcellizzare quella stessa manodopera come avviene da dieci anni a questa parte. Ed allora dopo non aver ricevuto risposte sul rinnovo dei contratti, abbiamo deciso di forzare la mano perché i lavoratori non possono più vivere in queste condizioni».
Il sit-in rimarrà in attesa di notizie. Un dirigente della centrale ha chiesto tempo fino a domani per la ricerca di soluzioni alla vertenza. «Se le risposte non saranno esasutive – conclude Giuseppe Guido – la mobilitazione si fermerà, altrimenti proseguirà ad oltranza e potrebbe anche inasprirsi». (l.latella@corrierecal.it)
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