LAMEZIA TERME «Morra dice cose fantasiose, non gli ho fatto vedere nessun verbale». A dirlo è Piercamillo Davigo a “diMartedì”, nella puntata andata in onda ieri sera su La7. La vicenda è legata alle accuse sulla presunta loggia massonica in Ungheria e i presunti verbali resi alla Procura di Milano e che riporterebbero le dichiarazioni dell’avvocato dell’Eni, Piero Amara.
Già perché nei giorni scorsi il senatore calabrese del Movimento 5 Stelle e presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, aveva raccontato la sua versione dei fatti, mettendo al centro proprio l’ex pm di “Mani pulite”, così come ricostruito su ilfattoquotidiano.it: «Davigo mi mostrò le carte e mi disse che mi parlava in qualità di presidente della commissione antimafia – tanto è che io ho mantenuto il riserbo finora anche perché attendevo che si facessero i riscontri doverosi». «Ricordo – ha detto ancora Nicola Morra – che mi fece andare sulla tromba delle scale come se ci fossero problemi a mostrarle nel suo studio. Se non ricordo male lui aprì un armadio con un’anta a vetri e li prese. Ci allontanammo dalla stanza e mi raccontò che c’era un collaboratore di giustizia che stava rendendo delle dichiarazioni a una Procura del nord. Non mi disse né la città, né il nome dei pm, né il nome del collaboratore. Non parlò di un dissidio tra sostituto e procuratore capo. Mi mostrò le carte ma io non sono uno specialista e non so se un consigliere del Csm avesse diritto ad averle. Questo collaboratore – mi disse Davigo – stava rendendo dichiarazioni sull’esistenza di una loggia massonica». Nicola Morra – così come ricostruito da ilfattoquotidiano.it, avrebbe inviato ai pm di Roma una nota scritta nella quale ricostruisce quel che sa sulla questione dei verbali consegnati in copia informale dal pm Paolo Storari nell’aprile del 2020 a Davigo nella sua qualità di componente del Csm. Ricostruzione, però, smentita da Davigo.
Intanto sulla vicenda sta già indagando la Procura di Roma che ha iscritto fra gli indagati anche il pm di Milano, Paolo Storari. «La regola – ha detto a diMartedì Davigo – è informare il Csm, le modalità sono un’altra cosa, possono essere derogate. Ho fatto di tutto per mantenere segreti questi verbali. È folle pensare che possa c’entrare con la loro divulgazione. Non ho divulgato un bel niente. Sono rimasto basito per i fatti che sono accaduti: se è stata la mia segreteria, non me ne capacito».
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