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i numeri dell’emergenza

In Calabria si muore ancora per l’amianto. I fondi “transitano” ma i Comuni li ignorano

Ingenti somme sono bloccate ma il numero dei decessi continua a preoccupare. E la Regione è costretta a prorogare la scadenza del bando

Pubblicato il: 12/05/2021 – 7:24
di Giorgio Curcio
In Calabria si muore ancora per l’amianto. I fondi “transitano” ma i Comuni li ignorano

LAMEZIA TERME L’emergenza Covid-19, come un’ombra, sovrasta ancora il Paese e la Calabria, oscurando numeri e cifre legate ad altre emergenze che, da più tempo, attanagliano senza tregua la nostra regione. Come quella legata ai rischi della diffusione dell’amianto in Calabria che, nel silenzio assordante delle istituzioni e nella quasi indifferenza generale, continua a mietere vittime e a lasciare segni indelebili.

I rischi e i numeri drammatici

L’amianto, infatti, si trasforma con il tempo in fibre di fatto invisibili e che vengono di conseguenza inalate e anche ingerite, con effetti dannosi e pericolosi per le persone esposte.
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Ona, l’Osservatorio nazionale amianto presieduto dall’avvocato Ezio Bonanni, in Calabria – nel solo 2020 – sono stati registrati 150 nuovi casi di mesotelioma e 100 decessi per tumore al polmone causato dall’amianto e altri 30 per malattie asbesto correlate (NE ABBIAMO SCRITTO QUI). Numeri inquietanti che mettono a nudo una situazione drammatica e del tutto fuori controllo mentre le amministrazioni comunali non muovono un passo, nonostante gli input inviati dalla Regione Calabria attraverso un bando ad hoc.

Il bando regionale e l’ennesima proroga

Il primo risale al 2020: scadenza naturale il 2 aprile, 60 giorni dopo la pubblicazione del 31 gennaio il successivo Dec. Dir. (n°3460 del 18.03.2020) ne ha prorogato la scadenza all’1 giugno 2020. L’ulteriore successivo decreto (il n° 5712 del 22.05.2020) prorogava definitivamente la scadenza del bando alle ore 12:00 del 3 agosto 2020. Stesso iter che si ripete anche quest’anno. Dalla Regione, infatti, è arrivata una nuova proroga per la consegna della domanda di partecipazione all’avviso pubblico approvato lo scorso 1 aprile 2021 per la campagna di censimento degli immobili di proprietà pubblica «contenenti amianto», e alla «pre-adesione alla procedura per la concessione di contributi finanziari per la rimozione e lo smaltimento dei manufatti contenenti amianto». La nuova data è il 3 giugno 2021 per un bando di estrema importanza per una regione come la Calabria dove la presenza di manufatti, edifici o tetti in amianto, è ancora massiccia e, soprattutto, molto preoccupante per i rischi legati alla salute.

Troppo poco

Un passo da lumaca che non tiene conto, evidentemente, di un’emergenza che dura ormai da troppo tempo. La politica calabrese continua, infatti, a fare troppo poco e le misure messe in campo sono davvero insufficienti. C’è l’articolo 20 della legge del 23 marzo del 2001 n.93 e il D.M. n. 101 del 18 marzo 2003 che stabilisce come Regioni e Province autonome debbano provvedere «ad effettuare la mappatura completa della presenza di amianto sul territorio nazionale e definiscono la procedura per la determinazione degli interventi di bonifica urgenti». Priorità di intervento da definire attraverso una sorta di “punteggio”, a partire dalla classe di priorità di appartenenza di un sito sulla base di quattro indicatori ovvero tipologia di materiale contenente amianto; presenza di confinamento; accessibilità e tipologia di attività. L’ultimo piano della Regione Calabria, però, risale al dicembre del 2016 (pubblicato a maggio del 2017). Si tratta del P.R.A.C. che si rifà alla legge del 27 marzo del 1992 circa la «l’estrazione, l’importazione, la lavorazione, l’utilizzazione, la commercializzazione, il trattamento e lo smaltimento, nel territorio nazionale (…) dell’amianto». La delibera, inoltre, prevede che «tutti gli organi che hanno un ruolo nella bonifica dei siti con amianto devono adoperarsi affinché l’amianto, sotto qualsiasi forma, venga eliminato dal territorio calabrese entro 10 anni dall’entrata in vigore del PRAC».

I fondi a disposizione

Fondi che “transitano” ma che, in larga parte, non vengono affatto sfruttati. Le risorse finanziarie previste, infatti, erano ingenti: 305mila euro erano destinate alla “Georeferenziazione coperture con amianto”; 250mila euro per il personale dell’Asp e la gestione dei dati del censimento, più altri 640mila per la stima e la conservazione. E poi 120mila euro da destinare all’Arpacal, 45mila per i materiali di consumo delle Asp, 100mila per la strumentazione e, infine, 140mila euro da destinare agli sportelli dedicati e alle campagne di sensibilizzazione. Queste sono solo una parte delle cifre messe in conto dalla Regione sebbene sia difficile (se non impossibile) capire quanto di queste somme siano state realmente spese.

Il nuovo bando

L’ultima speranza è riposta, dunque, nel nuovo bando. Potranno partecipare la Amministrazioni pubbliche presenti sul territorio regionale. Il Dipartimento regionale Tutela dell’Ambiente – il responsabile del procedimento è il funzionario Luigi Gugliuzzi – effettuerà l’istruttoria, «verificando la sussistenza dei requisiti e la completezza della documentazione allegata, ammettendo alla fase di pre-adesione alla procedura regionale di concessione di finanziamento». Nel 2018 parteciparono solo 45 Comuni calabresi. La speranza è che questa volta il numero sia molto più alto ma le sensazioni non sono affatto positive.

«Le amministrazioni non avranno più scuse»

Un interesse da parte delle Amministrazioni locali davvero insufficiente. Eppure la “mancata rimozione di lastre di eternit” configura anche il reato di omissione di atti d’ufficio, sancito dalla sentenza di Cassazione n.1657 del 16 gennaio 2020 che ha sottolineato il comportamento del sindaco pro tempore, per avere, a fronte di reiterate denunce di organi pubblici e privati cittadini, “omesso di assumere qualunque iniziativa atta ad imporre a quest’ultimo lo smaltimento di lastre di eternit”. «Quel che è certo – dice al Corriere della Calabria Massimo Alampi, coordinatore regionale dell’ONA – è che tutte le amministrazioni calabresi, una volta scaduto il bando, non avranno più alcuna scusa e non potranno più attaccarsi a nulla per giustificare la loro negligenza e il loro disinteresse per la bonifica dall’amianto. È una vergogna che dopo tutti questi anni e dopo le continue proroghe sia stato fatto pochissimo o quasi nulla». Massimo Alampi, tra l’altro, è il figlio di Letterio Alampi, dipendente di AnsaldoBreda, impegnato nello stabilimento dell’ex Omeca di Reggio Calabria, morto per mesotelioma in seguito alla sua prolungata esposizione all’amianto.

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