REGGIO CALABRIA «Chi sono gli “intoccabili”? Alcune dichiarazioni spontanee hanno di certo reso il senso della dialettica processuale». Il pubblico ministero Stefano Musolino dà inizio alla sua requisitoria nel processo “Gotha” focalizzando l’attenzione sull’ex parlamentare Psdi, Paolo Romeo e sull’avvocato Antonio Marra, «“cerniere” tra diversi mondi». Da sinistra a destra del collegio presieduto dal giudice Silvia Capone, il corridoio separa le panche di accusa e difesa. L’avvocato Paolo Romeo, tra i principali imputati, è rivolto ad ascoltare il magistrato che descrive le similitudini di alcuni affreschi letterari di Leonardo Sciascia «di disarmante attualità».
«Ognuno di noi potrà cambiare i personaggi, qualche dato geografico, ma leggerà un dato caratteristico emerso in questo processo: “Si chiama Laurana ed è un delinquente. Uno di quei delinquenti incensurati, rispettati, intoccabili. Ed è ancora oggi intoccabile?”»
La storia «si ripete col carattere di farsa, mentre nel primo verificarsi è tragedia». Il pubblico ministero ripercorre, nella parte odierna, anni di dibattimento distinti tra i rapporti ‘ndrangheta-massoneria e il ruolo delle associazioni segrete. «Fenomeni diversi che spesso, anche nelle misure cautelari, si è teso confondere».
La ‘ndrangheta è cresciuta nel tempo «coltivando e modificando volta per volta i rapporti istituzionali che l’hanno resa la pericolosissima organizzazione che conosciamo».
Era già emerso nei lunghi anni del dibattimento. Nel frattempo, «sono cambiate le regole del gioco» e così, alla fine della requisitoria, arriveranno anche richieste di assoluzioni legate a recenti assesti della Suprema Corte sull’utilizzo delle intercettazioni.
«La ‘ndrangheta ormai fa parte della massoneria». Il pm ricorda le dichiarazioni divenute “celebri” pronunciate il 7 ottobre 2011 da Pantaleone Mancuso. «Ora – continuava – è rimasta la massoneria e quei quattro “storti” che ancora credono alla ‘ndrangheta».
Un assunto che al magistrato evoca diverse assonanze con alcuni passaggi chiave delle spontanee dichiarazioni Paolo Romeo. Ancor più, «il suo modo di relazionarsi con la ‘ndrangheta militare».
Gli “storti”, per il pm, hanno ad esempio il nome di Domenico Marcianò che sconta oggi una condanna al “fine pena mai”. «Era convinto di contare qualcosa – dice Musolino – ma Paolo Romeo lo tratta come un niente. Lo evita, perché c’era necessità di tenere distanti i loro mondi».
“Gotha” si rivolge proprio ad accertare l’esistenza di una componente occulta, una “mente pensante” della ‘ndrangheta che avrebbe sfruttato il braccio armato dell’associazione, ripudiando qualsiasi collegamento diretto. Così gli “invisibili” sarebbero rimasti tali, «indossando ora la maschera dell’affabile conversatore, ora quella del truce vertice dell’associazione».
«C’è un filo rosso che lega la narrazione di un sistema di potere ambiguo, trasversale che ha oggettivamente condizionato le sorti della città, della provincia e non solo». Ne viene fuori un sistema, la cui esistenza è confermata nelle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che si sono avvicendati tra questo ed altri processi. «Virgilio ha parlato di alcuni rappresentanti della classe forense che avevano un ruolo di “cerniera” e intessevano rapporti diretti con e tra la ‘ndrangheta, le Istituzioni, addirittura pezzi della magistratura». Un sistema «garantito dai servizi segreti» all’interno di «un contesto dove questi soggetti si muovevano con una straordinaria libertà».
Il pubblico ministero richiama intercettazioni, aneddoti, testimonianze che si intrecciano intorno alle figure di Romeo e Marra.
«Ricorre il tentativo – dice Musolino – di ridare credibilità istituzionale a uno Stato che oggettivamente è stato opaco. Marra faceva il “confidente” alla luce del sole considerandosi tutelato all’interno di un sistema radicalmente opaco. Un sistema che decide chi aggredire e chi lasciare stare».
«Io – aggiunge – che in questo momento rappresento lo Stato, provo una sensazione di autentica compassione nei confronti dei miei concittadini. Perché quello che emerge è che ci sono sistemi criminali drammaticamente potenti e che hanno attraversato trasversalmente la classe dirigente cittadina. Sistemi criminali in cui parti che non si devono parlare si sono trovate a un certo punto tutte da uno stesso lato. Solo avendo presente il passato siamo capaci di leggere cosa succede dopo. Siamo capaci di capire la pavidità di una popolazione che fa fatica a capire da che parte sta il bene e il male».
«Sovrapporre la questione con quella dell’appartenenza massonica – dice Musolino – porterebbe a sovrapporre fenomeni e dinamiche fattuali diverse».
Questo perché «l’appartenenza massonica è un tema che passa dalla prova della componente riservata della ‘ndrangheta perché funzionale a quegli scopi» mentre il tema dell’associazione segreta si sviluppa su un binario diverso che porta ancora una volta a Paolo Romeo.
«Verrà spiegata nel dettaglio l’esistenza di soggetti, appartenenti a diversi ambiti e contesti, che permettevano a Romeo di poter intervenire nell’ambito della gestione dei consensi elettorali, promettendo in cambio una serie di favori». Alla base sarebbe quindi un sinallagma, un “do ut des” «funzionale a garantire a Paolo Romeo di continuare a gestire non solo i flussi elettorali ma anche la governance degli Enti pubblici in posizione dominante». In tal senso, «la lungimiranza» dell’ex deputato viene estratta dal pm dai suoi interventi «già nella fase di strutturazione della Città Metropolitana, tale da permettergli di governare anche la fase politica successiva» grazie a soggetti interni ed esterni a una serie di associazioni create appunto per lo scopo, «da azionare al momento debito».
Quel fenomeno viene “ingabbiato” dalla Cassazione come «vero e proprio contropotere occulto in grado di sostituirsi alle decisioni pubbliche» o, addirittura, di arrivare a plasmare la classe politica di una lunghissima stagione. «Cesarino Giglio mi disse di votare per Romeo perché al contrario di Matacena, che aggiustava solo i processi, sarebbe stato funzionale a garantirmi l’infiltrazione nella pubblica amministrazione», dichiarava in dibattimento il pentito Liuzzo.
La requisitoria continuerà il 13 maggio quando il pubblico ministero proseguirà nell’analisi di una serie di “reati satellite” «per poi progredire nella verifica delle modalità con cui Romeo ha condotto l’imprenditore Giuseppe Chirico alla conquista dei suoi spazi all’interno della perla dello Stretto».
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