CATANZARO «Ad aprile abbiamo chiesto ai commissari delle aziende di farci pervenire alcuni dati sulle vaccinazioni ma a tutt’oggi alcuni commissari non hanno inteso dare risposta. Tra esse spicca un diniego reciso comunicato dal dirigente dell’azione sanitaria ospedaliera di Cosenza, e di questo diniego reciso si inteso informare il commissario e chiedere che egli metta a parte la commissione dei propri intendimenti e delle eventuali iniziative che intenda compiere, incluso un controllo sostitutivo sulle aziende sanitarie calabresi». Lo ha detto il presidente della Commissione parlamentare antimafia, il senatore Nicola Morra, aprendo la seduta dedicata all’audizione del commissario ad acta della sanità calabrese, Guido Longo.
«Ricordo a tutti i commissari – ha aggiunto Morra – che nel 2006 in Calabria è stato ammazzato il vicepresidente del Consiglio regionale Fortugno per questioni afferenti infiltrazioni nel mondo della sanità e la Dda di Catanzaro ha svolto varie operazioni sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella sanità pubblica e poi mi dvi sentiero dire che la Commissione antimafia non può avere quei dati perché si violerebbe la privacy, fermo restano che non sono mai stati chiesti nomi ma dati aggregati». «Voglio ricordare – ha sostenuto ancora Morra – che tanti elementi della famiglia Mancuso e affiliati sono finiti a svernare non a Capua ma a Villa Verde o Villa degli Oleandri grazie a perizio mediche particolarmente generose con cui si attestavano patologie inesistenti per consentire a questi affiliati di poter vivere serenamente anni che sarebbe stati vissuti in tutt’altro modo».
In Commissione poi ampio spazio alle dichiarazioni di Guido Longo, commissario ad acta della sanità calabrese, nel corso della quale ha indicato quelli che sono i punti più critici del sistema sanitario della nostra regione riscontrati in questi pochi mesi di lavoro. «Non posso che confermare appieno la valutazione del presidente della Commissione parlamentare antimafia – ha detto Longo – sulla constatazione che non da adesso ma da parecchi anni a questa parte nella sanità calabrese la ‘ndrangheta è stata presente e per certi verso lo è ancora oggi, lo dimostrano recenti indagini della Dda di Catanzaro e Reggio Calabria». «Purtroppo – ha proseguito Longo – è successo e sta succedendo che la ‘ndrangheta è presente nella sanità calabrese. Non si può omettere di riferirlo e non si può limitare a casi eccezionali. Da quando sono arrivato a Catanzaro, dall’1 dicembre 2020, ho assistito a depauperamenti di personale delle aziende causate da provvedimenti dell’autorità giudiziari, abbiamo l’Asp di Cosenza falcidiata dalla recente inchiesta della procura di Cosenza, che ha estromesso ex dirigenti e anche personale amministrativo e ha dichiarato falsi tre bilanci, per gli anni 2015-2016-2017. Ho chiesto una proroga ai tavolo del Mef e del ministero della Salute per questi bilanci, non so se me la concedono, in caso contrario la decadenza dell’attuale commissario straordinario avviene per legge, non sarebbe giusto perché non ha responsabilità pere quello che è successo ma la legge è questa. Per l’Asp di Reggio Calabria, sciolta per mafia, c’è stata un’inchiesta della Dda non da poco che ha coinvolto dirigenti».
«Sono episodi – ha proseguito il commissario ad acta della sanità calabrese – che la dicono assai lunga sulla situazione della sanità in Calabria». Longo ha poi aggiunto: «Con la presenza dei due subcommissari stiamo cercando di redigere un programma operativo nuovo che sostituisca quello precedente e ci porti negli anni a venire, stiamo valutando la possibilità di effettuare controlli più serrati alle aziende. Faccio briefing con i commissari delle aziende tre quattro volte alla settimana ma mi stupisce e mi rincresce che si risponda in questo modo quando una Commissione antimafia a richieda dei dati, forse si disconosce la normativa, alla Commissione antimafia si deve rispondere, non c’è privacy che tenga. Provvederemo anche a questo. Ho letto la risposta di Reggio Calabria, mi lascia perplesso, viene detto che oltre 1200 vaccinazioni iscritte nella lista ‘altro’ sono state iscritte per errore, ma in quel caso si prende tutto l’elenco con il responsabile del centro vaccinale e si deferisce all’autorità giudiziaria». «Non vogliamo colpevolizzare nessuno – ha detto ancora Longo – ma sono provvedimenti che vanno presi. Si sono verificati casi di vaccinazioni farlocche, a San Fili e Cariati, contravvenendo alle disposizioni del commissario Figliuolo. Comunque si è proceduto a deferire all’autorità giudiziaria. Questo per eliminare il dubbio che non ci siano infiltrazioni ‘ndranghetiste. Prenderemo le opportune cautele, comunque con l’intervento della struttura commissariale del generale Figliuolo abbiamo avuto un notevole supporto anche sul piano dei controlli».
«Ho trovato – ha detto ancora Longo – una sanità in ginocchio, e anche una percezione da parte del cittadino di mancanza di prestazioni sanitarie. In usta situazione si va a inserire il privato, che si è sostituito al pubblico, creando delle vere e proprie concentrazioni di natura economica e quindi poi anche politica. La provincia di Cosenza ha la massima concentrazione di case di cura e quant’altro. Quando mi sono insediato al Dipartimento sanità, il settore accreditamenti e autorizzazioni, che è il più delicato, era dato chiuso per anni. L e certificazioni avvenivano con autocertificazioni. Abbiamo iniziato ad avviare questo percosso con l’allora direttore generale Francesco Bevere, ma è un percorso che ha sei mesi di vita, quindi bisogna un po’ aspettare perché si deve rimodellare tutto il meccanismo amministrativo. Il sistema in Italia è misto e bisogna riuscire a mantenere un giusto equilibrio sempre a favore del cittadino. E questo lo s timo mettendo a punto con il programma operativo 2022-24 che stiamo redigendo. Ovviamente a qualcuno non piace ma la legge è legge, dura lex sed lex, la legge va applicata. Bisognerà applicare norme e regolamenti, mi dispiace, questo anche a tutela dei pazienti, perché quando rilasciamo autorizzazioni farlocche noi danneggiamo il paziente, quindi ci prendiamo una grossa responsabilità e dobbiamo stare attenti. Questo purtroppo non piace a chi era stato abituato ad altro». Per Guido Longo, «il difetto di autorizzazione e accreditamento genera contenzioso e con il contenzioso si verificano i famosi buchi dei bilanci. Abbiamo iniziato a digitalizzare e accentrate il contenzioso di tutte le aziende sanitari, quindi lo controlleremo dal centro. Stop. Avremo la possibilità di valutare in termini reali la situazione finanziaria, Ma c’è bisogno di tempo, dobbiamo ripercorrere sette-otto anni. Anche questo non piacerà a qualcuno. Perché si inizia con il ritardo nei pagamenti, al contenzioso, alla non gestione del contenzioso, all’aumento degli interessi, alle società milanesi che acquistano i crediti e alle società estere quotate in borsa. Ho parlato con i procuratori distrettuali di Catanzaro e Reggio Calabria e ho detto loro che sarebbe il caso di fare un’indagine sistemica. Mi sembra un sistema ben collaudato, che riguarda in misura diversa tutte le aziende, non solo calabresi. La stessa cosa è successa nel Lazio, poi l’hanno risolta con una bad company che quantificò il debito e hanno ripianato tutto». «Attenzione, – ha detto ancora Longo – questo stiamo facendo e sarà inserito nel Programma operativo: riorganizzazione del Dipartimento, gestione e bilancio delle aziende, perché quando si rifondono con le risorse le aziende va fatto con il reale fabbisogno delle aziende altrimenti si falsano i bilanci, un po’ quello che è successo a Cosenza. Io e i sub commissari stiamo facendo questo, per fortuna sono arrivati, e lo stiamo facendo con personale Agenas che per fortuna ci ha dato personale qualificato».
«È assolutamente disdicevole pensare che si possa vaccinare una persona perché amica o perché è affiliata a una ‘ndrina di ‘ndrangheta». Così il commissario d acta della sanità calabrese, Guido Longo, nel corso della sua audizione davanti la Commissione parlamentare antimafia, audizione più volte secretata. Longo ha fatto il punto sull’andamento della campagna vaccinale in Calabria, rispondendo in particolare ai quesiti dei commissari sulla presenza dì eventuali “furbetti” che avrebbero scavalcato le categorie prioritarie. «Il piano vaccinale – ha spiegato il commissario – è stato organizzato da me con tre decreti e con tre piani vaccinali. Il primo fatto a gennaio per l’organizzazione del sistema, un secondo per gli over 80 e le categorie fragili e un terzo per la vaccinazione di massa che si sta attuando, ormai si va verso la vaccinazione di gregge. In questi tre piani vaccinali che ho fatto ho dettagliatamente indicato cosa e come fare. Ovviamente l’organizzazione di qualsiasi evento prevede un’organizzazione, un’esecuzione un controllo. Le prime due fasi sono deputate al commissario straordinario». «Penso – ha sostenuto il commissario ad acta della sanità calabrese – che in nessuna parte del Paese si è verificata una situazione ottimale, forse in Calabria un po’ di più, ma dobbiamo dare atto che tantissimi medici, tantissimo personale sanitario e di supporto si è sacrificato e si sacrifica. Sarebbe ingiustificata un’accusa a tutto l’apparato. Ovviamente l’apparato è fatto da soggetti, e in Calabria, come la storia ci ha dimostrato, abbiamo soggetti un po’ particolari, che appartengono alla sanità, che appartengono anche a fette di politica, appartengono anche alle istituzioni, e purtroppo la loro presenza determina senz’altro situazioni che definire incomprensibili è molto generoso. I controlli adesso sono effettuati dal personale della Protezione civile, e dall’Esercito. Il mio augurio è che certi episodi non si verifichino più: per gli episodi che si sono verificati sono state interessate le Procure. Le disposizioni sono state tassative e precise». Longo ha poi proseguito: «Tante indagini sono in corso da parte delle Procure distrettuali di Catanzaro e Reggio e mi auguro che si faccia luce su qualche altro episodio, perché è assolutamente disdicevole pensare che si possa vaccinare una persona perché amica o perché è affiliata a una ‘ndrina di ‘ndrangheta. È veramente odioso e non lo tollero assolutamente». Longo ha quindi concluso: «Non conoscevo le risposte date dalle Asp, su alcune interverrò pesantemente perché non si possono accettare, è irriguardoso nei confronti del presidente della commissione antimafia e della commissione e sul piano giuridico».
«Per quanto riguarda i provvedimenti verso soggetti che si sono resi responsabili di gravissimi reati – conclude Longo – esiste una normativa regionale che sovrintende alla loro gestione. Tanta gente arrestata e scarcerata è ritornata nel posto di lavoro, purtroppo. Ho pregato i responsabili delle aziende di collocarli quantomeno in posti in cui non è possibile assolutamente avere alcuna leva di comando. Alludo soprattutto all’amministrativo-contabile. Quando si viene scarcerati il processo pende, ma per la normativa esistente purtroppo non si possono prendere provvedimenti nelle aziende, ahimè. Quindi, l’unica possibilità che abbiamo, è collocarli in una posizione assolutamente marginale e secondaria. È successo proprio questa mattina a Reggio Calabria: uno che era stato arrestato è stato scarcerato ed è ritornato una azienda ma ovviamente è stato messo in posizione defilata, non si occuperà più delle cose di cui si occupava prima».
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