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l’indagine

Dall’edilizia popolare allo stadio di Praia a Mare. Le gare finite nell’inchiesta “Amici in Comune”

Nove le gare d’appalto nel mirino degli investigatori. I Finanzieri coordinati dalla procura di Paola, hanno segnalato «plurime condotte collusive»

Pubblicato il: 14/05/2021 – 10:27
di Fabio Benincasa
Dall’edilizia popolare allo stadio di Praia a Mare. Le gare finite nell’inchiesta “Amici in Comune”

PRAIA A MARE Due anni di indagini, dal 2019 al 2021, per disvelare il «sistema» degli “Amici in Comune” a Praia a Mare. I finanzieri della Tenenza di Scalea coordinati dalla procura di Paola, guidata da Pierpaolo Bruni, hanno lavorato alacremente per accertare tutta una serie di reati riscontrati anche grazie all’utilizzo delle intercettazioni grazie alle quali è stato possibile acclarare «plurime condotte collusive» per truccare l’esito di gare di appalto ma anche di procedimenti amministrativi. Tra i nove affidamenti finiti nel mirino di chi indaga, anche quello riguardante la realizzazione di un edificio di edilizia economica e sociale del Comune. Nella vicenda vengono coinvolti, Giovanni Antonio Argirò (ai domiciliari insieme al sindaco Antonio Praticò), dirigente comunale che compare in diversi episodi finiti nelle carte dell’inchiesta e l’architetto Ernesto Lupinacci (per il quale è stata disposta l’interdizione per 12 mesi dai pubblici uffici), interessato all’affidamento.

Il bando per le case popolari

Come emerge dalle intercettazioni, quando in ballo c’è una gara importante, è il dirigente comunale Argirò a ricevere nel suo ufficio gli interlocutori per discutere dei termini e dei dettagli dei vari bandi. Succede anche con Lupinacci che viene convocato in merito «ai punteggi da attribuire all’offerta economica di una gara» dedicata ai lavori di ristrutturazione dell’impianto sportivo in località Santo Stefano. In occasione dell’incontro però, «Argirò riferisce a Lupinacci che sta preparando un bando per le case popolari». «Si ne parliamo bene un attimo io e te» – dice l’architetto, «vidimu chiru chia mi fari (vediamo quello che dobbiamo fare)» risponde il dirigente. La discussione continua e Argirò arriva subito al punto: «le case popolari, mi porti… dei nomi tu e chi deve invitare ma io non lo vorrei fare a nome tuo, mettici qualcuno» e Lupinacci: «si si Giovà facciamo come dici tu». Le chiamate tra i due continuano anche nei giorni successivi, i contatti sono fitti e Argirò comunica all’architetto i passi in avanti: «sto facendo quell’incarico» e nel frattempo rende edotti altri dirigenti del bando: «devi dare l’incarico a Lupinacci per la direzione dei lavori…hai capito». Secondo l’accusa, l’ipotesi di reato è sorretta «dall’accordo collusivo intercorso tra Argirò e Lupinacci che prima si accordano per manipolare il bando attraverso l’individuazione di professionisti compiacenti e successivamente decidono di raggiungere lo stesso obiettivo facendo un affidamento diretto per un importo inferiore ai 40mila euro».

L’impianto sportivo “Mario Tedesco”

In una delle gare attenzionate dagli uomini della Guardia di Finanza finisce anche la concessione dell’impianto sportivo “Mario Tedesco”, uno stadio recentemente oggetto di un lavoro di ristrutturazione e ammodernamento finanziato con il Credito sportivo per un importo di 1milione e 400mila euro. Nel caso in questione, «l’accordo clandestino» vede protagonisti Giovanni Antonio Argirò, in qualità di presidente della Cuc di Praia a Mare, Belvedere e Diamante e presidente della Commissione esaminatrice, di concerto con gli imprenditori Stefano De Rosa, vice presidente della Digiesse Praia e Giorgio De Rosa, presidente della stessa società. Secondo gli investigatori, nel marzo del 2019 (prima della pubblicazione in Albo pretorio della gara avvenuta il primo ottobre dello stesso anno) Stefano De Rosa viene informato da Argirò del bando. E questo emerge da una intercettazione: «Ho saputo che stai facendo il bando», dice De Rosa rivolgendosi al suo interlocutore, «mi sono messo a farlo», risponde Argirò.
Qualche giorno prima della pubblicazione del bando, Giorgio De Rosa opererà «il cambio della compagine amministrativa dell’associazione, nominando presidente sua moglie». La decisione arriva dopo aver appreso della presenza di una clausola nel bando «in base alla quale non poteva partecipare chi avesse avuto debiti o pendenze con il comune, come del resto i fratelli De Rosa». Al termine della procedura, il servizio sarà affidato agli interessati e Argirò avviserà Giorgio De Rosa: «Non ti ho abbandonato, abbiamo fatto quella cosa, siete stai ammessi, poi dopo vengo e ti spiego». (redazione@corrierecal.it)

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