CATANZARO Il cataclisma economico innescato dall’emergenza pandemica ha devastato fin dalle fondamenta il sistema produttivo turistico calabrese. Producendo una sorta di anno zero per uno dei settori fondamentali dell’economia calabrese. Un solco profondo che ha messo a dura prova la stessa sopravvivenza di molte strutture che caratterizzano l’intera filiera. Si tratta di una miriade di realtà – per lo più medio-piccole – che rappresentano non soltanto il mondo della ricettività, ma i variegati settori che vanno dalla ristorazione, alle agenzie viaggio, agli operatori turistici a cui si sommano le figure specializzate nel settore e l’enorme l’indotto generato dalla presenza di visitatori sul territorio. Un mondo dunque che si è fermato e che attende di ripartire approfittando dalle riaperture scaglionate previste dall’esecutivo Draghi. Sfruttando al massimo la finestra estiva. Quella che rappresenta da sempre quasi la totalità del movimento turistico nella nostra regione. La Calabria è tra le regioni in Italia con la percentuale massima di stagionalità
Le aspettative sono tantissime tra gli operatori turistici calabresi e che si sono registrate anche nel corso dell’edizione – quest’anno eccezionalmente in formato digital – della Borsa italiana del turismo (Bit) di Milano che si è appena conclusa in cui la Calabria era presente con un’ampia offerta di location diversificata soprattutto sull’asset naturalistico.
Ma sono ancora tante, troppe le variabili che peseranno sulla buona ripartenza del turismo calabrese e tutte legate all’andamento della pandemia.
In particolare nella capacità di immunizzare più rapidamente possibile quante più persone e dal decollo del green pass, lo strumento ideato per facilitare lo spostamento di turisti già anticipato dal Governo italiano ma che entrerà a regime in tutta Europa – come ha annunciato il commissario Ue Thierry Breton proprio all’apertura della Bit Digital Edition – entro giugno. E poi ci sono le risorse ingenti previste per il settore turistico dal Piano di ripresa e resilienza che l’esecutivo Draghi ha mandato a Bruxelles e che dovrebbero garantire somme aggiuntive da destinare alla ripartenza del settore fin da subito. Lo stesso premier nell’ultimo question time dedicato alle riaperture delle attività economiche ha sottolineato, a questo proposito, il peso degli interventi previsti: «Il Pnrr include fondi integrati per circa 9 miliardi per sostenere la competitività delle imprese turistiche, è previsto inoltre lo stanziamento di 500 milioni di euro per aprire cento nuovi siti culturali. Ed è previsto lo stanziamento di 14 milioni di euro per costituire un digital hub del turismo».
I numeri della devastazione in Italia
Elementi che fanno sperare chi opera in un comparto che è stato annichilito dall’esplosione della pandemia. I numeri della devastazione che la diffusione del virus ha prodotto sul comparto in Italia nel corso del 2020 sono contenuti nel “XXIV Rapporto sul Turismo in Italia” presentato il 9 maggio in occasione della Bit digitale di Milano: -76,3% per le attività delle agenzie di viaggio, -60,5% per il Trasporto aereo e -42,5% per le Attività dei servizi di alloggio e ristorazione.
Nel periodo marzo-maggio ed in quello novembre-dicembre 2020, in particolare, circa il 90% degli esercizi ricettivi ha addirittura chiuso i battenti.
Secondo le stime, la ripresa dei flussi turistici si è avuta solo nei mesi estivi a partire da giugno del 2020, quando sono state allentate le restrizioni e si sono aperti gli spostamenti.
Ma è stata una ripresa timida: soltanto il 21% di quelle registrate a giugno 2019. Flussi che sono saliti solo nel trimestre estivo, ma sempre una ripresa “azzoppata” dalla pandemia: le presenze sono infatti diminuite del 36% pari ad una perdita di 74,2 milioni rispetto al 2019. A luglio le presenze si sono quasi dimezzate (-49%) mentre ad agosto la flessione è stata pari ad oltre un quarto (-26,1%). A settembre poi con la ripresa dei contagi, il divario con il 2019 è ritornato a crescere. Le nuove misure per contenere la diffusione della pandemia hanno infine portato alla chiusura delle strutture e ad un nuovo azzeramento dei flussi turistici.
Da qui le aspettative per l’estate alle porte che, a differenza della stagione scorsa, ha in attivo la campagna vaccinale. Sarà proprio quella a segnare la differenza, appunto, anche in Calabria. Secondo uno studio realizzato da Euler Hermes, società del gruppo Allianz, in collaborazione con Format Research, indica che se la campagna vaccinale procederà speditamente, si potrebbe recuperare una buona fetta di italiani che decideranno di viaggiare (70%) contro il 50% dello scorso anno.
Passando in rassegna i numeri dell’andamento dei flussi turistici calabresi registrati dall’Osservatorio turistico regionale, si delineano i contorni delle ferite subite dal comparto dalla diffusione della pandemia in Calabria. Numeri da vero e proprio tsunami. Si è passato dagli oltre 9,5 milioni di presenze registrate nel corso del 2019 (esattamente 9.517.061) a 4.529.382 dello scorso anno. Dunque cinque milioni di presenze azzerate in 12 mesi che tradotti in termini percentuali indicano una flessione di oltre 52 punti (-52,4%). Una devastazione segnalata anche dal crollo degli arrivi di turisti in Calabria passati da 1.897.627 del 2019 a 957.697 del 2020 pari a -49,5% in un anno, dunque.
La flessione più consistente si è registrato nel movimento dei turisti stranieri diretti in Calabria. Qui le percentuali sono devastanti. Con un 83,7% di arrivi in meno nel confronto con l’anno precedente e una flessione di presenze pari all’86,1%. Ma a crollare sono stati anche i dati relativi ai flussi di connazionali. Stando ai dati dell’Osservatorio, ci sono stati il 41,4% in meno di arrivi di italiani e una flessione di 42,1 punti percentuali di presenze di concittadini. Flessioni che hanno portato, secondo una stima di Demoskopika, a mandare letteralmente in fumo 284 milioni di euro di spesa turistica in Calabria.
Dati che hanno ovviamente comportato contraccolpi pesantissimi al sistema delle imprese della filiera calabrese. Ad iniziare da quelle che gestiscono strutture ricettive. Il comparto, stando ai numeri dell’Osservatorio, conta in Calabria su 3.482 esercizi di cui 830 costituiti da alberghi e residenze turistiche alberghiere e la restante parte (2.652) da quella miriade di strutture ricettive che vanno dai campeggi e villaggi turistici fino agli agriturismi passando per ostelli per la gioventù, bed and breakfast. Un sistema di ricezione che garantisce ben 130.515 posti letto spalmati in tutti gli angoli della regione. Gran parte proveniente dalle strutture extra-alberghiere (69%).
«Il dato complessivo della Calabria – commenta Mariza Righetti, coordinatrice dell’Osservatorio turistico regionale – rispecchia quanto di negativo è accaduto nel resto d’Italia, con una percentuale inferiore per il turismo domestico -41,4% e superiore per gli arrivi turistici internazionali -83,7% (oltre alla chiusura rispetto agli spostamenti tra Paesi, i turisti hanno preferito un turismo di prossimità anche per paura di rimanere bloccati nelle destinazioni turistiche)».
Secondo Righetti, a causa dell’emergenza Covid-19, «bisognerà reinventare politiche e strategie turistiche e rielaborarle insieme ad analisi statistiche ufficiali che dovranno essere esaminate a partire da un “anno zero”». L’anno appunto zero segnato dall’azzeramento dei movimenti turistica avvenuto nel 2020. Nell’immediato futuro la coordinatrice dell’Osservatorio regionale è comunque moderatamente ottimista: «La sensazione – afferma – è quella di una ripresa anche grazie alle risorse economiche che sono state e saranno messe a disposizione dalle amministrazioni, per l’intero comparto». Anche se avverte nulla sarà come prima. «Il modo di fare turismo d’ora in avanti – spiega Righetti – tuttavia, sarà più consapevole, con una maggiore attenzione all’ambiente, un miglioramento generalizzato dell’accessibilità, una più accurata ricerca dell’autenticità ed una crescente presa d’atto che la bellezza di una destinazione o di un prodotto non siano più sufficienti per generare valore per i turisti consumatori».
Dunque un quadro decisamente «delicatoper il futuro di chi opera da anni nella filiera calabrese», come sottolinea Danilo Parentela, delegato regionale Fto Calabria (Federazione del turismo organizzato).
Quali danni lascia sulla pelle degli imprenditori calabresi questo 2020?
«I danni provocati dalla pandemia sul comparto del turismo sono ingenti: crollo dei fatturati fino al 90% e della domanda turistica sia nell’incoming che nell’outgoing, ma anche una profonda incertezza per il futuro delle imprese che operano nel settore, le quali faticano a mantenere i livelli occupazionali e a programmare una ripartenza delle attività».
E le misure di ristoro messe in piedi dal Governo sono state sufficienti a “sanare” quelle ferite in Calabria?
«Quelle messe in campo dal Governo sono delle misure di sostegno che hanno rappresentato una modesta boccata di ossigeno per le aziende, ma che risultano ancora insufficienti ad affrontare la grave crisi del settore. Non si tratta solo di sostentamento, fondamentale per guardare al nostro futuro, ma di predisporre anche il reinserimento nel tessuto lavorativo dei nostri collaboratori, altamente specializzati, in modo da attivare la ripartenza attraverso analisi, progettualità e creazione di programmi in linea con il turismo post covid e secondo le necessità di tutta la filiera del turismo organizzato».
Ora le aspettative sono tante a partire ovviamente dal ritorno ad una sorta di normalità. Secondo lei ci sono le condizioni per riprendere a far camminare il settore in Calabria?
«Per consentire alle aziende calabresi di ripartire occorre che la campagna vaccinale vada avanti velocemente e dimostri di essere efficace nel contenere la diffusione del virus e delle sue varianti, al fine di arrivare ad inizio della stagione estiva con un congruo numero di persone vaccinate. Oltre a ciò occorre che le restrizioni alla mobilità, in ingresso ed in uscita, siano gradualmente ridotte e accompagnate da misure di prevenzione e di controllo sul territorio, unitamente alla messa in campo in tempi urgentissimi di Hub regionali adibiti all’effettuazione dei tamponi ed al tracciamento presso i principali siti (aeroporti e stazioni) e garantire un protocollo/regolamento certo per arrivi e partenze dei turisti».
Bit rimodulata in era di pandemia: c’è stata attenzione da parte degli operatori per le mete turistiche calabresi?
«Considerate le sue peculiarità, la Calabria rappresenta una meta ideale per le nuove forme di turismo sostenibile, che la pandemia ha contribuito a rilanciare. Ciò ha avuto un riflesso anche alla Bit dove sembra sia cresciuta l’attenzione verso la nostra regione e le sue risorse turistiche, questo grazie anche alle numerose imprese del turismo organizzato presenti, nonostante il momento difficile, sempre pronte ad investire e a rappresentare la nostra bellissima Calabria».
Al di là della Bit, come si prevede questa stagione per la Calabria?
«Vedrà una fortissima flessione per gli arrivi internazionali con perdite di presenze che si attestano intorno all’80%, la ripartenza sarà lenta e orientata verso un turismo di prossimità, e saranno privilegiate quelle attività, all’aria aperta ed esperienziali, che regalano emozioni ed un contatto autentico con il territorio. Da questo punto di vista la Calabria ha tutte le carte in regola per soddisfare i palati più esigenti».
Il Governo è in animo di avviare da subito il green pass, come giudica questa misura per evitare qualche leggerezza dello scorso anno?
«È assolutamente necessaria una maggiore cautela ed attenzione rispetto allo scorso anno. Una nuova impennata delle curve pandemiche rappresenterebbe un duro e fatale contraccolpo per il sistema sanitario e turistico nazionale. Per scongiurare ciò l’adozione del green pass diventa una misura necessaria ed auspicabile».
Pandemia a parte, la Calabria soffre da sempre un’elevata stagionalità. Nonostante le tante destinazioni attraenti. Cosa andrebbe fatto per rilanciarla?
«Per destagionalizzare l’attività turistica in Calabria occorre, a mio avviso, una campagna promozionale più incisiva e diffusa che intercetti soprattutto i mercati con propensione verso la nostra regione, particolarmente sensibili ai climi miti del Mediterraneo, e le nuove forme di domanda che si affacciano sul mercato turistico. Auspichiamo che si intensifichino gli sforzi comuni tra gli operatori del turismo e la Regione Calabria, al fine di una buona programmazione turistica nel quinquennio prossimo, con la realizzazione di una task force che possa rappresentare la sinergia tra pubblico e privato e l’obiettivo comune di un’efficace e funzionale azione a sostegno dell’internazionalizzazione della destinazione».
Secondo lei c’è da fare anche un’autocritica tra gli imprenditori?
«Per rilanciare il prodotto “Calabria” occorre la partecipazione e la condivisione di tutti gli “attori” della filiera turistica al fine di realizzare finalmente una rete efficace ed evoluta di “sistema turismo”, superando le logiche di campanile e le ataviche difficoltà di cooperazione che da sempre hanno impedito un salto di qualità nell’offerta turistica calabrese. In questo anche gli imprenditori hanno le loro responsabilità».
A breve la Calabria avrà un nuovo governo, quali dovranno essere le priorità per il settore?
«Un tavolo di confronto costante e costruttivo con tutta la filiera turistica, un programma centrato sullo sviluppo dell’accoglienza turistica a 360° che affronti le criticità tuttora evidenti e che rendono la Calabria meno appetibile di altre destinazioni, un progetto serio di valorizzazione e promozione del territorio che sprigioni emozioni ed energie e metta in risalto le meravigliose peculiarità della nostra regione insieme alle imprese del turismo organizzato. Diventa sempre più urgente ed importante far conoscere la nostra destinazione all’estero attraverso operazioni di marketing e co-marketing con campagne promozionali mirate all’aumento dei flussi turistici, organizzazione e supporto dei Fam Trip per le forze vendita, aiuto nella realizzazione di materiale promozionale e pubblicitario e delle fiere». (r.desanto@corrierecal.it)
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