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Congiure «della massoneria deviata» e privati che «sguazzano». La sanità nei colloqui di “Sistema Cosenza”

Nuove intercettazioni illuminano il quadro del “pianeta salute”. Il complotto ipotizzato da Cotticelli. «La Calabria uno scrigno di dobloni per le altre Regioni». E all’Asp bruzia «abbiamo pagato c…

Pubblicato il: 15/05/2021 – 7:18
di Pablo Petrasso
Congiure «della massoneria deviata» e privati che «sguazzano». La sanità nei colloqui di “Sistema Cosenza”

COSENZA Quando Scura «ha fatto il passaggio di consegne con Cotticelli e Schael, gli ha fatto vedere tutti i file e le cartelle delle attività “in divenire”, le cose “quotidiane”, le cose “finite che di tanto in tanto vanno riprese” e “quello che sta nel mobile chiuso, quelle sono diciamo quasi sepolte”». Le intercettazioni disposte dalla Procura di Cosenza ed effettuate dalla guardia di finanza nella prosecuzione dell’inchiesta “Sistema Cosenza” aiutano a ricostruire il quadro del “pianeta salute” in Calabria. Al di là delle considerazioni degli indagati sulle evoluzioni dei propri guai giudiziari, dai brogliacci emergono atteggiamenti e convinzioni sulla propria attività e quella dei manager che si sono succeduti alla guida del settore. 

«I privati sguazzano e per le altre Regioni la Calabria è uno scrigno di dobloni»

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Scura è, al solito, uno dei più prodighi di particolari. E spiega – così appuntano i finanzieri – «che, quando, dopo mesi, è tornato a Palazzo Alemanni a riprendere alcune cose personali ha trovato “tutto lì, lui (Cotticelli) non ha messo più piede dentro Palazzo Alemanni“». Dall’altro capo del telefono c’è Vincenzo Ferrari, uno dei manager della Regione indagati dalla Procura di Cosenza. Ferrari non si aspettava di finire nel mirino di un’indagine, parla di «esperienza indicibile» e di quanto il «giustizialismo popolare» possa frenare iniziative che potrebbero far risparmiare milioni alle casse pubbliche, come le verifiche sui registri dei fondi impiegati per le cure fuori regione. «Le altre Regioni – dice riferendosi all’emigrazione sanitaria – la Calabria la vedono come lo scrigno pieno di dobloni». E non soltanto le altre Regioni; quei «dobloni» fanno gola a molti. Ferrari individua la pietra d’inciampo del sistema: «Finché non fai i bilanci delle Asp di Reggio e Cosenza… i privati sguazzano, gli aggressori delle casse sanno gli uffici legali non li fai, non li strutturi, questi scialacquano in questa situazione e sono situazioni miliardarie». È questa la base del ragionamento tra i due, quello che spinge Scura a pensare al proprio ritorno in Calabria (ve lo abbiamo raccontato qui). 

Cotticelli: «Contro di me una congiura della massoneria deviata»

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Massimo Scura e Saverio Cotticelli

Per un ex commissario che si propone (indirettamente) ce n’è un altro che tuona spesso contro il trattamento che gli è stato riservato in regione. Saverio Cotticelli, mandato via dopo l’intervista cult a “Titolo V”, non ha dubbi: «Mi hanno incriminato per un reato che non ho commesso», si difende. E in una conversazione dell’8 marzo scorso sottolinea che «il nemico vero ero io… il nemico da abbattere in tutti i modi… hai visto, è tutto fermo… non acquistano più niente… non fanno più contratti. Adesso aspetto il Tribunale del Riesame e poi facciamo la guerra mondiale». Il generale dei carabinieri non pare avere dubbi sulle “attenzioni” riservate ai commissari in Calabria: «Il discorso lo sai qual è? Far fuori tutti i commissari per riportare la sanità alla politica e quindi continuare a fare le porcate che hanno fatto in tanti anni, è semplice». Il generale si dice certo che nei suoi confronti ci sia stato «un complotto». «Praticamente – spiega in una intercettazione dell’11 marzo – quella famosa, maledetta intervista nasce a seguito della richiesta di provvedimento fatta a luglio ed evidentemente nota a chi di dovere… questo illumina con un faro tutto l’evento di novembre… e illumina con un faro anche il Tavolo Adduce di ottobre, perché evidentemente sapevano». Ancora più pesante un’affermazione captata il 6 aprile: «È tutta una manovra della massoneria… la massoneria deviata che io ho combattuto e che ho danneggiato in maniera pesante, si è vendicata».

«Abbiamo pagato cose che non dovevano essere pagate»

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Una recente protesta davanti all’Asp di Cosenza

Congiure massoniche a parte, il cuore dell’inchiesta è l’Asp più grande della Calabria. Un’Azienda nella quale è difficile (se non impossibile) quantificare il debito – che oscilla tra 500 milioni e un miliardo di euro, a seconda delle fonti consultate. Gli uffici di via Alimena sono ingovernabili, e non da oggi. I conti non tornano e neppure i rapporti con privati. I finanzieri ritengono «molto importanti» le frasi di una dirigente non coinvolta nell’inchiesta. «È da un anno che sto dicendo alle varie Direzioni – spiega – che queste strutture non c’hanno i requisiti… tutte… e che tutti se ne stanno fottendo». Non è tutto; parlando della propria Unità operativa, la manager spiega: «Ho trovato un’unità operativa dove ai cassetti ci sono le ragnatele, non è stato fatto niente per anni, abbiamo pagato cose che non dovevano essere pagate, controlli non fatti, certificati (anti,ndr) mafia non richiesti, extra budget… però a questi non è successo niente… perché erano utili al sistema». Non serve molto per capire che “Sistema Cosenza” va avanti. 
(p.petrasso@corrierecal.it)

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