SALERNO Espressioni offensive e calunniose. Il giudice Marco Petrini, attualmente fuori ruolo per sospensione cautelare, ha presentato una denuncia-querela nei confronti del collaboratore di giustizia Andrea Mantella. Lo scorso 11 maggio, nel corso di un processo davanti al gup del Tribunale di Salerno, Petrini ha appreso dell’esistenza di un verbale di dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Andrea Mantella il 4 aprile 2019 alla Procura di Salerno, competente per i reati che riguardano i magistrati del distretto di Catanzaro.
«Mi consta – ha dichiarato Mantella – che l’avvocato Giancarlo Pittelli, onorevole, massone deviato, vanta delle amicizie con il presidente Marco Petrini della Corte d’Appello di Catanzaro. Anche per il presidente Petrini, negli ambienti della criminalità organizzata e in particolare da Domenico Bonavota, da Ernesto Grande Aracri, dallo stesso Giovanni Abramo e anche da Nicolino Grande Aracri ho appreso che era a sua volta un massone deviato, chiamato in gergo il bolognese. Sempre Domenico Bonavota ed Ernesto Grande Aracri e anche Giovanni Abramo mi hanno riferito che vi erano rapporti di amicizia fra l’avvocato Staiano e il dottore Petrini e che quest’ultimo gradiva avere qualche regalo in cambio di ammazzare sentenze, preferibilmente denaro, orologi, comunque beni che non lasciavano traccia».
Le dichiarazioni di Mantella proseguono: «Nell’ambiente che ho frequentato lo chiamavano il bolognese, quello con la gonnella, o il porco. In merito a quest’ultimo soprannome riferisco che il riferimento e anche in riferimento alle donne. Ribadisci che Marco Petrini fa parte della congrega sopra descritta e che mangia come un porco, accetta soldi cash, auto a noleggio, soggiorni turistici, orologi e piaceri sessuali in genere. I canali privilegiati per accedere al dottor Petrini sono Salvatore Staiano, Giancarlo Pittelli, Anselmo Torchia, Nicola Cantafora, Francesco Gambardella, i quali tutti svolgono attività di avvocato».
Marco Petrini, difeso dall’avvocato Francesco Calderaro, si difende. Affrema che le le dichiarazioni di Mantella sono «palesemente non corrispondenti a verità e gravemente offensive della persona del sottoscritto». Smetisce, Petrini, di avere mai fatto parte di alcuna loggia massonica, deviata o meno, né di alcuna congrega.
«Gli avvocati menzionati da Mantella – scrive nelle querela Petrini – non hanno mai costituito alcun canale privilegiato tramite il quale accettare soldi cash, auto a noleggio, soggiorni turistici, orologi e piaceri sessuali in genere». Secondo il querelante nelle dichiarazioni di Mantella si ravvisano più ipotesi di reato ai danni di Petrini.
«Mantella ha profferito circostanze assolutamente false e gratuitamente diffamatorie, atte a integrare una chiara violazione del decoro, dell’immagine e dell’onore del sottoscritto», scrive Petrini il quale segnala di non essere di origini bolognesi e «il soprannome di “porco” assegnatogli dal collaboratore è tanto volgare quanto irriguardoso». (ale. tru.)
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