TREBISACCE Nell’ambito dei lavori per la costruzione di linee elettriche in cavo interrato, in corso di realizzazione tra i comuni di Trebisacce, Villapiana e Francavilla Marina, la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la provincia di Cosenza sta conducendo dei saggi richiesti alla società e-distribuzione in virtù della presenza, lungo il tracciato di progetto, di aree dichiarate di notevole interesse archeologico. Lo rende noto un comunicato.
«Risale infatti a metà degli anni ’80 del secolo scorso – aggiunge la nota – l’individuazione, in maniera casuale, di un’importante area produttiva di età romana, databile al I sec. d.C. circa, che fu poi oggetto di indagini sistematiche condotte, tra il 1986 e il 1987, dall’allora Soprintendenza archeologica della Calabria. Il sito, di proprietà privata, in località Chiusa, ha restituito importanti strutture e un deposito di anfore connesse, almeno in parte, alla commercializzazione della famosa pix bruttia (pece bruzia)». Da qui la sottoposizione della aree a vincolo indiretto.
«Il progetto di e-distribuzione – prosegue il comunicato -, pervenuto nel 2020, che prevedeva il passaggio del cavo interrato nell’area sottoposta a vincolo indiretto lungo la SP 253, è stato approvato dalla Soprintendenza a condizione che tutti i lavori di scavo e movimento terra fossero sorvegliati da professionisti archeologi e che venissero realizzati 3 saggi archeologici in corrispondenza delle aree vincolate di località Chiusa per valutare preventivamente la consistenza dei resti archeologici».
«Allo stato attuale delle indagini, ancora in corso – aggiunge la nota – , risulta prematuro suffragare in modo scientificamente corretto qualsiasi ipotesi di datazione circa la strada individuata. La zona, situata a poca distanza dalla costa ionica, era sicuramente percorsa da una strada durante l’epoca romana, come testimoniato dalle fonti itinerarie antiche (Tabula Peutingeriana, Itinerarium Antonini, itinerario dell’anonimo ravennate). Inoltre ricerche di archivio hanno permesso di verificare che la località oggi nota come Chiusa era attraversata da un importante asse viario anche agli inizi del XIX secolo, per come testimonia una carta realizzata da ufficiali austriaci nel 1824 e che l’attuale SP 253 è stata realizzata durante il ventennio fascista».
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