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il pericolo

Covid e alcol, dallo smart drinking all’esercito dei binge drinkers

Intervista a Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale Alcol Iss. «Dobbiamo proteggere dal consumo i più giovani»

Pubblicato il: 16/05/2021 – 7:30
di Fabio Benincasa
Covid e alcol, dallo smart drinking all’esercito dei binge drinkers

COSENZA Sulla pericolosa connessione tra consumo di alcolici e Covid è stato l’Istituto Superiore di Sanità a fornire alcune precisazioni per fare chiarezza sulla disinformazione diffusa attraverso i social media. Il consumo di alcol in nessun caso e in nessun modo protegge dal rischio di contrarre il virus, al contrario, chi fa un consumo dannoso di bevande alcoliche aumenta il rischio di infezione. L’argomento è stato oggetto di un’ampia riflessione avvenuta nel corso di un incontro in videoconferenza con gli studenti del biennio dell’Iss di Castrolibero, “Il Coronavirus e l’alcol”. Tra fake news e smart drinking, i relatori: la professoressa Angela Costabile, docente di Psicologia dello Sviluppo all’Unical, Maria Francesca Amendola, psicologa e responsabile dell’Uos Alcologia dell’Asp di Cosenza ed Emanuele Scafato, direttore del Centro dell’Oms per la ricerca e la promozione della Salute sull’Alcol e direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol Iss, hanno sottolineato gli effetti dannosi provocati dal consumo di alcol che mina tutti i componenti del sistema immunitario. «Non è necessario parlare di abuso di alcol, ma anche solo di consumo in relazione ai potenziali fattori di rischio per la polmonite virale», sostiene il dottore Scafato.

Il dottore Emanuele Scafato

Il consumo di alcol e le fake news

«Quando sono uscite le prime fake news sul ruolo dell’alcol addirittura inteso come disinfettante per il cavo orale – dice il dottore Scafato – abbiamo collaborato con l’Oms per informare i cittadini degli effetti dannosi provocati dal consumo di bevande alcoliche». «Mentre sui social circolavano articoli completamente falsi – aggiunge Scafato – abbiamo lanciato una serie di campagne di comunicazione per convincere tutti dell’opportunità di ridurre o eliminare il consumo di alcol, visto il pericolo costante legato alla diffusione del Covid». L’aumento del consumo di bevande ad alto tasso alcolico è sorretto dai dati snocciolati dal dottore Scafato: «circa il15% degli uomini e l’8% delle donne sopra gli 11 anni ha ecceduto quotidianamente nel consumo di bevande alcoliche negli ultimi 12 mesi». Hanno cioè superato abitualmente i limiti di consumo a basso rischio. «Oltre 8,2 milioni sono i consumatori a rischio e 670.000 i consumatori “high risk” che richiederebbero la gestione clinica dei disturbi da uso di alcol ma che non vengono intercettati dalle strutture del sistema sanitario nazionale». Sono molti, i soggetti affetti da dipendenza che il sistema disconosce, ma sono anche molte le persone non al corrente deli servizi attivi a cui rivolgersi e chiedere aiuto e sostegno.

Smart drinking

«Accanto allo smart working si è sviluppato lo “smart drinking” – continua Scafato – favorito anche dall’incremento di circa il 200% delle vendite online, con le limitazioni era più facile ricorrere all’e-commerce per ricevere a casa le bevande alcoliche». Tra le categorie più a rischio, i minori «soggetti a scarso controllo sul web e che hanno recuperato alcolici senza problemi e riuscendo in molti casi ad eludere anche i controlli dei genitori». «La pressione psicologica e le problematiche sociali legate all’isolamento e anche alla disoccupazione hanno minato – secondo il direttore del Centro dell’Oms per la ricerca e la promozione della Salute sull’Alcol – le poche certezze delle persone già vulnerabili».

L’esercito dei binge drinkers

Secondo il report dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto Superiore di Sanità, circa il 66% degli italiani sopra gli 11 anni ha consumato bevande alcoliche. Si tratta di 36 milioni di persone e di questi, più di 11 milioni hanno bevuto alcolici ogni giorno (e più di 8 milioni con modalità definite a rischio). Sono quasi 4 milioni i binge-drinkers, giovani abituati a bere grandi quantità di alcol in pochi minuti. Sempre secondo il report, le percentuali di binge drinkers aumentano nell’adolescenza e raggiungono i valori massimi tra i 18-24 anni (20,6% uomini e 11% delle donne) per poi diminuire nelle fasce di età più adulte. «Nei luoghi di aggregazione – aggiunge Scafato – si è diffuso il concetto che l’alcol sia cool. Nessuno però pensa alle conseguenze e ogni quantità di alcol assunta sotto i 25 anni interferisce con la maturazione del cervello ed espone all’intossicazione». «Bisogna rafforzare il personale e rafforzare le strutture – conclude Scafato – garantendo ad esempio corsi online di formazione. Dobbiamo proteggere e assicurare un futuro certo alle nuove generazioni».

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