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Palamara: «Gratteri a Milano? C’è un nuovo Csm, spero prevalga il merito e non l’appartenenza»

L’ex presidente dell’Anm racconta il “sistema”: «La Calabria è stata un doppio battesimo. E Reggio è una Procura molto quotata e ambita» – VIDEO

Pubblicato il: 16/05/2021 – 14:07
Palamara: «Gratteri a Milano? C’è un nuovo Csm, spero prevalga il merito e non l’appartenenza»

LAMEZIA TERME «Io, studente di giurisprudenza di allora, avrei voluto sapere come funziona il sistema? Mi sono reso conto che dovevo raccontare tutto».
Ospite dell’“edizione straordinaria” del talk 20.20 condotto da Danilo Monteleone e Ugo Floro, nell’episodio andato in onda il 15 maggio su L’altro Corriere Tv in streaming e sul canale 211 del digitale terrestre, è Luca Palamara. L’ex magistrato, presidente di Anm e membro togato del Csm non si risparmia di fronte alle articolate domande dei conduttori, insieme ai quali ripercorre la sua carriera, dagli esordi fino al declino.
Non ancora del tutto “fuori”, Palamara aveva deciso di raccontare il “sistema” nell’omonimo libro-intervista scritto col giornalista Alessandro Sallusti, edito da Rizzoli e tra i più venduti e discussi di questo 2021.
«Ho fatto un’operazione verità ancora da dentro, con un ricorso pendente». Palamara rimane in attesa di conoscere gli esiti dell’iter giudiziario che trasversalmente decreteranno se dovrà definitivamente o meno dismettere la toga. «Se non ci fosse stato il festival dell’ipocrisia o il tentativo di scaricare tutto su una persona sola, sarei stato ben lieto di far parlare gli altri».

Il sistema delle correnti

È quello delle “correnti” all’interno della magistratura. «Il racconto – dice Palamara – riguarda un altro aspetto, ben noto all’interno della magistratura e che poco o nulla aveva a che fare con quei magistrati che quotidianamente si sono battuti per la ricostruzione dei fatti in ambiti criminali feroci e in epoche particolari per il nostro paese». L’aspetto cardine è infatti quello della «rappresentanza dei magistrati» che li scaraventa in un vero e proprio «agone politico».
«E su questo tema ho sentito la necessità di fare un’operazione di verità – ripete – anche per rispondere ai colleghi che non facevano parte del meccanismo correntizio e volevano sapere».
Un fenomeno, quello delle “correnti”, che «nasce con i più nobili ideali, ma poi si trasforma, perché anche la magistratura vive le dinamiche della politica. La magistratura è una comunità che in qualche modo è lo specchio del nostro paese». Dato apprezzabile soprattutto all’indomani della riforma dell’ordinamento giudiziario del 2007, che secondo Palamara scatenò la corsa all’accaparramento di ruoli come Procuratore della Repubblica o Presidente del Tribunale «che si pensava potessero dare maggiore prestigio a chi li rivestiva».

«La Calabria è il tema ricorrente della mia vita»

Rocco Palamara, il padre, è nativo di Santa Cristina d’Aspromonte. Sarà proprio lui a trasmettergli la passione per la regione che diventerà la sede del suo primo incarico da magistrato e lo porterà ad entrare nelle “correnti”.
«La Calabria è il tema ricorrente della mia vita. – dice – In senso metaforico è stato un doppio battesimo. I casi della vita hanno fatto sì che, dopo la morte di mio padre, scegliessi come sede Reggio Calabria. Nel 1997 era considerata una sede disagiata e sempre per ironia della sorte, il mio battesimo lavorativo avvenne in concomitanza alla nomina a Procuratore delle Repubblica di Catanese, anche se al tempo, tra i magistrati più quotati c’era sicuramente Boemi».
Da allora, gli uffici giudiziari calabresi, «spesso considerati una sede di passaggio», hanno visto un’evoluzione che passa dai professionisti quali magistrati, dirigenti e forze dell’ordine destinati alle sedi della regione. Secondo Palamara questo percorso era iniziato già da fine anni 90 ed è diventato evidente dai primi 2000. «Reggio Calabria, oggi, è diventata una procura molto quotata ed ambita».

Gratteri e la procura di Milano

Nel libro, Palamara rievoca alcune vicende che interessarono il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri. Nello specifico, il noto episodio in cui era stato indicato come papabile ministro della Giustizia. «Ho raccontato le difficoltà e gli impedimenti che caratterizzarono quella nomina perché ebbi modo di viverla indirettamente nei racconti dei diretti interessati».
Questione diversa rispetto all’odierna discussione su una possibile nomina di Gratteri alla procura di Milano. «Oggi c’è un altro Csm. – dice Palamara – La Procura di Milano è uno degli uffici giudiziari più ambiti al pari di quella di Roma. Inutile dire che ci sarà una forte concorrenza, ci saranno schieramenti nell’ambito dei gruppi politico-associativi. Il mio auspicio è che possano prevalere le migliori figure sotto il profilo politico professionale mettendo da parte il discorso dell’appartenenza, dando la possibilità a chi se lo merita di poter ambire a quell’ufficio».

Le pressioni della politica

«Un magistrato deve saper resistere alle pressioni, soprattutto negli uffici giudiziari più esposti e saper decidere secondo coscienza». Palamara tocca anche gli aspetti più di molti altri rischiano di far vacillare la terzietà del potere giudiziario. Tra questi, i rapporti con la politica, sia a livello locale, conscio della sua esperienza calabrese, che a livello nazionale. «La forza di un magistrato – aggiunge – è saper resistere anche alle pressioni che possono provenire alla politica. Non dimentichiamo che nel 2008, a seguito di un’iniziativa giudiziaria cadde il governo di centrosinistra e venne data la fiducia a Berlusconi. Proprio in quella circostanza l’Anm diventa l’avamposto che impedisce quelle riforme che all’epoca venivano considerate punitive perché messe in relazione con alcuni processi della magistratura nei confronti di Berlusconi».

Passato, presente e futuro

«Se avessi pensato in quei momenti di fare qualcosa di illecito, posso assicurare che non l’avrei mai fatto. Anche nel ricordo degli insegnamenti ricevuti da chi – come mio padre – ha dato la vita per la magistratura». Palamara si guarda indietro, con un occhio rivolto necessariamente anche a domani. «Il meccanismo che intendevo perseguire con la modalità degli accordi non lo vedevo come illecito, ma come un fisiologico tentativo di trovare accordi che coniugassero da un lato il merito e dall’altro l’appartenenza alle correnti, che è un altro tema ricorrente nella magistratura».
Oggi è in attesa delle risultanze che proverranno dall’iter giudiziario che lo vede interessato. «Una volte che verranno definite queste situazioni – dice – come fatto fin dall’inizio, ritengo di dover mettere a disposizione il mio impegno sui temi della politica giudiziaria a disposizione di tutti affinché possa continuare a manifestarsi nel nostro paese il principio di una giustizia giusta ed amministrata nel rispetto delle regole».

Palamara e “Il sistema”, la puntata integrale

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