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Legalità, formazione e controlli: il “patto” chiesto dai sindacati. «Morire sul lavoro è inaccettabile» – VIDEO

Una “patente a punti” per le imprese ma anche maggiori verifiche degli ispettori e attenzione alla catena di appalti e subappalti

Pubblicato il: 17/05/2021 – 12:29
di Giorgio Curcio
Legalità, formazione e controlli: il “patto” chiesto dai sindacati. «Morire sul lavoro è inaccettabile» – VIDEO

LAMEZIA TERME «Dovremmo arrivare a zero morti sul lavoro perché in un Paese civile come il nostro è inaccettabile». Il tema della sicurezza sui posti di lavoro, numeri alla mano, continua ad essere un tema cruciale in Italia e anche in Calabria: 1.200 morti nel 2020, già 190 quest’anno, nonostante nell’ultimo anno ci sia stata una riduzione di 5 miliardi di ore di lavoro a causa dell’emergenza pandemia da Covid-19.

L’incontro

E quando l’indignazione per l’ennesima vittima lascia spazio al dialogo, emergono inesorabilmente tutte le criticità, messe a nudo questa mattina nel corso di un incontro organizzato a Lamezia dall’associazione regionale SLC Calabria con le Federazioni regionali Fillea Cgil, Filca Cisl e FenealUil e che ha visto anche il prezioso contributo dei segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil Calabria, Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo. A preoccupare maggiormente, dunque, è la mancanza di dialogo tra le istituzioni, ma anche la scarsa considerazione degli enti bilaterali, i pochissimi controlli e l’incapacità di contrastare in modo efficace e risolutivo la presenza della criminalità organizzata nelle imprese.

«Le istituzioni facciano la loro parte»

«Iniziamo l’ennesima battaglia con il Governo e le Regioni per pretendere un protocollo nazionale sui posti di lavoro che parta da cose concrete – ha detto il segretario regionale della Uil, Santo Biondo – come dal maggior numero di assunzioni di ispettori per controllare che sui luoghi del lavoro vengano applicati i criteri di sicurezza. Un maggior numero di medici del lavoro all’interno della Asp ma chiediamo che gli enti bilaterali si rafforzino attraverso la contrattazione e la presenza delle RLST all’interno dei territori, a partire dal settore edile per poi passare all’artigianato e manifatturiero». «Abbiamo chiesto, inoltre, alla Regione Calabria che si istituisca la commissione regionale per la sicurezza del lavoro, ferma da tanti anni». 

Santo Biondo – Uil Calabria

«Un patto per la sicurezza»

Per il segretario regionale della Cisl, Tonino Russo, invece, i dati calabresi sono allarmanti anche perché «qui i rapporti di lavoro sono pressoché precari, con un maggiore affidamento alla subordinazione e manca, soprattutto, la formazione. Serve un patto per la sicurezza, ancor di più in Calabria, coinvolgendo la parte imprenditoriale. Attraverso la formazione, imprese e lavoratori possono conoscere meglio l’argomento. Per questo abbiamo chiesto che parte del Recovery venga destinato per acquisire una migliore sicurezza e nel settore scolastico affinché si intervenga già a livello culturale». «La costituzione di questa associazione è importante ma saranno di supporto e non di sostituzione. Servono più ispettori e maggiori controlli, anche sulle catene degli appalti e subappalti». 

L’illegalità e la criminalità organizzata

Sicurezza e controlli, dunque, ma non solo. Ad incidere spesso è anche la presenza “silenziosa” delle organizzazioni criminali, in grado di mettere le mani sui fondi UE e nazionali, sacrificando buona parte degli investimenti nella sicurezza e nella formazione del personale. Ma è evidente che gli sforzi maggiori vadano fatti sui controlli: in molti casi, ad esempio, gli imprenditori sono già a conoscenza del giorni in cui avverranno le ispezioni nelle aziende. 

Angelo Sposato – Cgil Calabria

«Una patente a punti per le imprese»

«La catena degli appalti e dei subappalti è molto coincidente con la presenza della criminalità organizzata in Calabria», ricorda infine Angelo Sposato, segretario regionale della Cgil. «Sappiamo – ricorda – quanto sia invasiva anche nella fornitura dei servizi, nei lavori pubblici, nella forestazione e nell’agricoltura. In questo momento i protocolli di sicurezza servono a conoscere maggiormente il fenomeno anche da un punto di vista della legalità, a cominciare dalla tracciabilità dei fondi pubblici ed europei. Abbiamo chiesto l’istituzione di una sorta di patente a punti per le imprese, così quelle che non hanno le regolarità dal punto di vista salariale e della sicurezza non possono partecipare agli appalti». 

La mobilitazione

Intanto, annuncia Sposato, «nei prossimi giorni siamo pronti alla mobilitazione regionale, poi quella nazionale per chiedere piani di sicurezza anche nelle imprese in cui non siamo rappresentati». 

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