COSENZA Quando si parla di sanità in Calabria, il pensiero corre veloce alla continua emergenza di un settore commissariato da anni e colpito dalle recenti inchieste della magistratura. Ecco perché, discutere di edilizia sanitaria in Calabria è evidentemente necessario e doveroso: il territorio registra bassi standard qualitativi, strutturali, tecnologici, di efficienza e umanizzazione delle cure nelle strutture ospedaliere e territoriali. Motivi che hanno spinto Ance Calabria ad incontrare i vertici di Comunità Competente che raggruppa 50 associazioni e comitati, per affrontare il delicato tema dell’edilizia sanitaria: “un diritto dei calabresi, un’opportunità per la Calabria”. Nella sede di Ance Confindustria Cosenza, il presidente di Ance Calabria, Giovan Battista Perciaccante ha avuto modo di sottolineare lo straordinario «impatto sociale e le possibili ricadute economiche ed occupazionali legati agli investimenti sull’edilizia». Accanto alla necessità di ammodernare, attrezzare e manutenere le strutture esistenti e realizzare i nuovi ospedali finanziati è necessario creare e condizioni per avviare i tanti cantieri ancora fermi, contribuendo in maniera importante alla crescita dell’economia regionale. «Sono 16 anni che si discute di edilizia sanitaria in Calabria – aggiunge Perciaccante – da quando venivano individuati i quattro nuovi ospedali: Sibaritide, Vibo Valentia, Piana di Gioia Tauro, Catanzaro». «Questi investimenti – continua – avrebbero dovuto far uscire dall’emergenza sanitaria la nostra regione ma la mancata realizzazione ha finito con rendere acuta la stessa crisi sanitaria». Altro tema assai spinoso riguarda l’edilizia scolastica e secondo Perciaccante: «in Calabria si registra la maggiore concentrazione di scuole a rischio sismico. Per questo motivo, attraverso il programma 2018/2020 la Regione ha predisposto un ampio programma di interventi per la sicurezza scolastica. Si tratta di interventi significativi che incidono sulla quotidianità di 280mila alunni, 32mila docenti e 10mila addetti». «Identico ragionamento – aggiunge – può essere svolto intorno agli interventi individuati con il progetto di respiro strategico denominato “Calabria Sicura” destinato a mettere in sicurezza un territorio particolarmente fragile come quello calabrese. Ad oggi è stato realizzato appena il 30% dei quasi 500 milioni di euro di investimenti previsti».
Il portavoce di Comunità competente Rubens Curia, insieme al componente del coordinamento Francesco Costantino ha chiesto al commissario ad acta Guido Longo di sollecitare Invitalia e le aziende sanitarie a completare le procedure necessarie per la realizzazione delle opere finanziate. «I fondi ci sono – dice Curia – ma vanno spesi». «Abbiamo due case della salute in provincia di Cosenza, finanziate ma ancora ferme. Gli 86 milioni di euro per gli acquisiti dei macchinari sanitari sono fondi che ti trasciniamo da anni, dobbiamo comprare le Tac, i mammografi, gli angiografi». Ma perché questi fondi non sono stati spesi? Sul punto il dottore Rubens Curia non ha dubbi: «riteniamo che l’incompetenza l’abbia fatta da padrona, c’è stata una evidente mancanza di coraggio», il danno è irreparabile e si traduce nell’assenza di strutture sanitarie a norma, nella desertificazione della medicina del territorio e si riflette sull’economia del territorio «con un impatto devastante». «Immaginate – sottolinea Curia – quanto sarebbe importante investire i 9 milioni di euro previsti per la realizzazione della Casa della salute a San Marco Argentano. Un piccolo centro che godrebbe di un indotto incredibile, e di un servizio sanitario efficace ed efficiente».
I fondi destinati alla nostra regione e da investire nel settore sanitario, con l’approvazione del Decreto Calabria sono gestiti dalla struttura commissariale, oggi guidata da Guido Longo. «Questi danari – continua Curia – oggi sono in mano al commissario ma qui c’è un convitato di pietra ed è Invitalia». L’ex commissario alla sanità calabrese, Saverio Cotticelli, nel mese di marzo 2020 approvò un Dca affidando ad Invitalia la gestione delle opere di edilizia sanitaria sempre in collaborazione con le Aziende sanitarie territoriali. «Vorremmo capire in questi 13 mesi cosa ha fatto Invitalia – conclude Curia – i calabresi pagano circa 100 milioni di euro in più ogni anno di tasse per via del commissariamento, abbiamo diritto a delle risposte».
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