LAMEZIA TERME Si avvicina l’anniversario del più triste eccidio che Lamezia Terme abbia conosciuto. Il 24 maggio 1991 due netturbini Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte vennero barbaramente trucidati, mentre lavoravano, nel quartiere Miraglia di Lamezia Terme. Le famiglie chiedono ancora giustizia. Sono trascorsi 30 anni e nessuno ha mai parlato. Sullo sfondo dell’omicidio di due innocenti c’è l’affare della privatizzazione della raccolta dei rifiuti solidi urbani. Due amministrazioni comunali coinvolte. Una è quella in carica dal 1988 al 1990. È l’amministrazione che ha dato il via alla privatizzazione della raccolta dei rifiuti solidi urbani. Poi c’è l’amministrazione sciolta per mafia a settembre 1991, eletta durante le votazioni del 12 e 13 maggio precedente, dieci giorni prima del duplice omicidio. Secondo la relazione del ministro dell’Interno il consiglio presentava fenomeni di condizionamento e infiltrazioni di tipo mafioso. Sette le persone individuate con collegamenti con le famiglie Giampà e Torcasio.
Una breve premessa per la memoria per introdurre la riflessione del testimone di giustizia Rocco Mangiardi che da sempre è vicino alle famiglie Tramonte e Cristiano.
«A una manciata di giorni dalla triste commemorazione del trentennale della barbara esecuzione , dei lavoratori lametini, Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano, e del ferimento del loro collega, Eugenio Bonaddio, tutto sembra ancora tacere. Il silenzio politico e istituzionale è assordante più che mai. Sì, certamente quest’anno essendo il trentennale e con le elezioni Regionali in vista, fissate per l’autunno prossimo, qualche presenza in più certamente ci sarà. Accorreranno tutti, in contrada Miraglia, perché questa per loro sarà l’occasione, un giorno di visibilità da sfruttare e da non perdere e, chissà , mi chiedo io, se a presenziare ci sarà anche qualche ex amministratore che nel 1991 sedeva tra gli scranni di quel consiglio comunale, poi sciolto per infiltrazioni mafiose. Nulla si sa sui mandanti di quell’orribile eccidio, perpetrato in quell’alba di quel 24 maggio, sei lustri or sono, che per qualche volontà occulta, o assurda negligenza, sono caduti nell’oblio. Eppure gli appalti per la raccolta dei rifiuti solidi urbani erano appetibili e non poco se, per ottenerli le “belve umane” sono arrivate a “commissionare” quella terribile strage».
«Qualcuno dietro quegli scranni, se onesto, avrebbe potuto dare una mano per far si che venisse fatta luce, sul perché è su chi ha armato la mano dell’assassino che ha sparato nel buio di quel mattino. Era iniziato un processo tanti anni fa , gli inquirenti avevano individuato un presunto colpevole (poi deceduto), ma quel processo non arrivò mai in appello poiché il pubblico ministero, come se si trattasse di un ladro di polli, presentò il ricorso con notevole ritardo e non fu accolto dal giudice. Episodio questi alquanto incredibile e sconcertante che tuttavia ai più passò inosservato. Ad oggi per quella strage nessuna Verità è stata accertata, quei corpi martoriati e i loro familiari chiedono ancora Giustizia. Per Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano, due Poveri Cristi, cittadini esemplari e onesti che, come dice Il regista Francesco Pileggi in un suo monologo, «si erano alzati in quell’alba per farci vedere più pulito un pezzo di mondo», non ci sarebbe bisogno di “passerelle” istituzionali ma di cittadini onesti e attivi che uniti chiedano a gran voce e senza mai stancarsi con voce univoca Verità. Verità sì, Verità poiché è questo l’unico modo che abbiamo per far scaturire quel grande barlume che noi chiamiamo Giustizia».
Rocco Mangiardi
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