ROMA Durante il periodo della pandemia nel 2020 è cresciuto del 9,7% il numero delle società colpite dai provvedimenti interdittivi antimafia rispetto all’anno precedente. Registrato, inoltre, un incremento del 7% delle segnalazioni per operazioni sospette.
Lo rileva il report dell’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazioni nell’economia da parte della criminalità di tipo mafioso, insediato nella primavera dello scorso anno dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.
Nelle società colpite da interdittiva il settore maggiormente interessato è quello delle costruzioni. Il report ha anche valutato le variazioni societarie – come il turn-over di cariche a livello aziendale, il turn-over di partecipazioni, i trasferimenti di quote, i trasferimenti di aziende, i trasferimenti di sede, le variazioni di natura giuridica e/o del capitale sociale – registrate in Italia da marzo 2020 a febbraio 2021 (confrontate con quelle dell’anno prima), come possibile campanello d’allarme per ulteriori approfondimenti investigativi. Le percentuali più alte di variazioni societarie sono state registrate in Calabria, Sicilia e Campania, con una flessione per la Lombardia nel periodo Covid e con l’ingresso del Piemonte e della Puglia al posto dell’Emilia Romagna.
Secondo il rapporto le variazioni societarie «costituiscano uno strumento di cui le organizzazioni criminali spesso si avvalgono al fine di inquinare il tessuto economico produttivo, mentre l’aumento dei provvedimenti interdittivi è il segnale positivo di un sistema che possiede gli anticorpi per intercettare gli indizi di anomalia e bloccare per tempo l’operatività delle società infiltrate».
«Il Viminale – ha spiegato il ministro Lamorgese – sta lavorando da più di un anno per rafforzare il cordone di sicurezza intorno alle aziende e alle attività economiche che, proprio in questa fase di riaperture ma anche di persistente vulnerabilità finanziaria dovuta a una crisi senza precedenti, sono insidiate su più fronti dalla strategia di espansione delle mafie». «Gli elementi emersi – ha spiegato da parte sua il prefetto Vittorio Rizzi, vicedirettore generale della Pubblica Sicurezza e direttore dell’Organismo – possono costituire il preludio di ciò che potrebbe verificarsi nell’immediato futuro e sono indizi utili per adottare le conseguenti contromisure a tutela della sicurezza e dell’economia».
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