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Pale eoliche a Cirò, i vignaioli: «Chiediamo l’applicazione delle leggi dello Stato»

L’appello dei produttori contro il progetto “Timpe Muzzunetti” nel cuore della zona classica Doc Cirò nella pianura vitata del Fego

Pubblicato il: 19/05/2021 – 16:16
Pale eoliche a Cirò, i vignaioli: «Chiediamo l’applicazione delle leggi dello Stato»

CIRÒ MARINA Il Quadro Territoriale Paesaggistico Regionale, che è Legge della Regione Calabria ed è stato approvato nel 2016, definisce «la produzione agricola di pregio» come la «parte più significativa della risorsa agraria perchè alla presenza di produzioni tipiche si accompagna il valore paesaggistico ed identitario delle aree, in quanto espressione delle tradizioni e della cultura del territorio». Tra queste aree di pregio c’è anche quella della produzione della vite, nei territori dei Comuni di Cirò – Cirò Marina, Melissa, Carfizzi, Bianco. 
Colture e relativi paesaggi rurali che contengono «tutti gli elementi aventi carattere permanente e di insostituibilità, strutturati e durevolmente relazionati con l’ambiente, il territorio e il paesaggio nonché con la comunità che in essi si riconosce e si identifica». Da queste definizioni contenute nella legge regionale sul paesaggio partono i produttori cirotani per chiedere «la reale applicazione di questi principi, anche attraverso l’adozione di provvedimenti legislativi urgenti e straordinari se necessari, per evitare qualsiasi intervento che porti allo svilimento di una risorsa unica e inimitabile quale il paesaggio viticolo del Cirotano».
L’appello dei produttori dell’area cirotana che Wine Spectator prestigiosissima testata americana, definisce come «la nuova grande sorpresa nell’Italia del vino» si muove da questo principio e anche dalle linee guida nazionali sulle energie rinnovabili per contrastare il progetto denominato “Timpe Muzzunetti” che vedrebbe delle pale eoliche di 200m di altezza nel cuore della zona classica della DOC Cirò, a pochi passi dal mare, che inevitabilmente porterebbe ad una svalutazione di tutto il territorio.
«Mostri tecnologici» che dominerebbero la pianura vitata del Fego (circa 500ettari di vigneto) e la valle del Lipuda dove la bellezza del paesaggio viticolo è ormai da anni meta degli appassionati enoturisti.

«La Costituzione “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”»

«Nell’ultimo decennio – scrivono i produttori cirotani – il cirotano è caratterizzato da una vitalità sinora sconosciuta, decine di aziende vitivinicole condotte da giovani sono nate per valorizzare adeguatamente le uve prodotte dalle proprie famiglie. Sono circa 50 le cantine presenti oggi ma il fenomeno continua, e ogni anno vede la nascita di una o più cantine. Di questo fermento ormai ne dà conto la stampa nazionale ed internazionale. Alla produzione del vino si sta affiancando l’attività enoturistica con l’arrivo di appassionati del vino a visitare vigne e cantine in tutti i periodi dell’anno, così insieme alle nuove cantine, molte attività di accoglienza e ristorazione di alto livello hanno visto la luce negli ultimi anni, tanto da far definire Cirò come “oasi del gusto” tappa obbligata per gli appassionati del mangiare e bere bene. In questo nuovo contesto oltre alla qualità organolettica dei vini, la qualità del paesaggio si configura come elemento fondamentale per la redditività delle aziende e di tutto il territorio visto che muove un indotto cospicuo».
Per questo chiedono che «vengano applicate le leggi dello Stato Italiano: l’articolo 9 della Costituzione ai sensi del quale la Repubblica Italiana “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”, il codice dei Beni Culturali, le leggi nazionali e regionali che regolamentano l’energia eolica in contesti riconosciuti di “agricoltura di pregio”, di “paesaggi agrari consolidati” e “produzioni agro-alimentari di qualità”. In un territorio che vede ancora oggi tanti giovani emigrare, chiediamo che venga riconosciuto questo slancio di fiducia nel futuro da parte di una generazione che sta investendo molto in energie materiali e risorse economiche, non solo nel comparto agricolo ma anche in quello dell’accoglienza. Chiediamo che questo “fermento” fatto di passione, sacrifici e amore per la propria terra, non venga umiliato da interessi che oltre alla devastazione, nulla lasceranno sul territorio».

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